È in corso la celebrazione del Giubileo della Vita Consacrata e papa Leone XIV, questa mattina, ha presieduto la Santa Messa in Piazza San Pietro, con la partecipazione di migliaia di religiose e religiosi.
Il Pontefice, nella sua omelia, ha ricordato la centralità della vita consacrata; nel segno della profezia, della vita evangelica incarnata nelle scelte del “per sempre”, nella fiducia incondizionata nella Provvidenza di Dio Padre, come Gesù suggeriva nella pericope evangelica odierna (cfr. Lc 11,5-13). Il Vescovo di Roma, rivolto ai presenti, ha subito affermato: «Noi ascoltiamo queste parole mentre celebriamo il Giubileo della Vita Consacrata, che vi ha condotti qui numerosi, da tante parti del mondo – religiosi e religiose, monaci e contemplative, membri degli istituti secolari, appartenenti all’Ordo virginum, eremiti e membri di “nuovi istituti” – venuti a Roma per vivere insieme il Pellegrinaggio giubilare, per affidare la vostra vita a quella misericordia di cui, attraverso la professione religiosa, vi siete impegnati ad essere segno profetico, perché vivere i voti è abbandonarsi come bambini tra le braccia del Padre. “Chiedere”, “cercare”, “bussare” – i verbi della preghiera usati dall’evangelista Luca – sono atteggiamenti familiari per voi, abituati dalla pratica dei consigli evangelici a domandare senza pretendere, docili all’azione di Dio. […] “Chiedere”, infatti, è riconoscere, nella povertà, che tutto è dono del Signore e di tutto rendere grazie; “cercare” è aprirsi, nell’obbedienza, a scoprire ogni giorno la via da seguire nel cammino della santità, secondo i disegni di Dio; “bussare” è domandare e offrire ai fratelli i doni ricevuti con cuore casto, sforzandosi di amare tutti con rispetto e gratuità».
A partire dalla Prima Lettura (cfr. Ml 3,13-20a), Prevost ha sottolineato: «Sono espressioni che ci ricordano l’amore con cui il Signore, chiamandoci, ci ha preceduti: un’occasione, in particolare per voi, per fare memoria della gratuità della vostra vocazione, cominciando dalle origini delle congregazioni a cui appartenete fino al momento presente, dai primi passi del vostro percorso personale fino a questo istante. Tutti noi siamo qui prima di tutto perché Lui ci ha voluti ed eletti, da sempre. “Chiedere”, “cercare”, “bussare”, allora, vuol dire anche guardare a ritroso alla propria esistenza, riportando alla mente e al cuore quanto il Signore ha compiuto, negli anni, per moltiplicare i talenti, per accrescere e purificare la fede, per rendere più generosa e libera la carità. A volte ciò è avvenuto in circostanze gioiose, altre volte per vie più difficili da capire, magari attraverso il crogiolo misterioso della sofferenza: sempre, però, nell’abbraccio di quella bontà paterna che caratterizza il suo agire in noi e attraverso di noi, per il bene della Chiesa».
Il Santo Padre ci consegna ulteriori e profonde riflessioni, nel segno della lode e della conversione quotidiana: «E questo ci porta ad una seconda riflessione, su Dio come pienezza e senso della nostra vita: per voi, per noi, il Signore è tutto. Lo è in vari modi: come Creatore e fonte dell’esistenza, come amore che chiama e interpella, come forza che spinge e anima al dono. Senza Lui nulla esiste, nulla ha senso, nulla vale, e il vostro “chiedere”, “cercare” e “bussare”, nella preghiera come nella vita, riguarda pure questa verità».
Il suo insegnamento invita a volgere lo sguardo del cuore verso la vita e la gioia eterne: «C’è però un’ultima dimensione della vostra missione su cui vorrei soffermarmi. Abbiamo sentito il Signore dire agli abitanti di Gerusalemme: “sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia” (Ml 3,20): invitarli cioè a sperare in un compimento del loro destino che va oltre il presente. Ciò richiama la dimensione escatologica della vita cristiana, che ci vuole impegnati nel mondo, ma al tempo stesso costantemente protesi verso l’eternità. È un invito per voi ad allargare il “chiedere”, il “cercare” e il “bussare” della preghiera e della vita all’orizzonte eterno che trascende le realtà di questo mondo, per orientarle alla domenica senza tramonto».




