Periodico di informazione religiosa

Vito Angiuli, Grazie don Tonino

da | 27 Ott 2025 | Recensioni

Vito Angiuli, Grazie don Tonino. Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2025, pp. 160

Premessa: Grazie, don Tonino, 7; Introduzione: Antonio Bello, Voglio morire a Molfetta ed essere sepolto ad Alessano, 11; Capitolo primo: Testimonianze di vescovi, sacerdoti e laici, 23; Giuseppe Ruotolo, Ti ringrazio per gli aiuti che mi hai dato, 24; Nicola Riezzo, Per tuo merito, frutti consolanti al nostro seminario, 24; Antonio de Vitis, Ricordi su don Tonino Bello, 25; Giuseppe Martella, Quanti anni vissuti insieme a don Tonino!, 39; Tito Oggioni Macagnino, Don Tonino Bello, una personalità polivalente, 49; Salvatore Palese, Per don Tonino Bello, 53; Leopoldo De Giorgi, Don Tonino uomo credibile, vescovo della Chiesa del grembiule, profeta, nei nostri giorni, di speranza e di pace, 56; Leopoldo De Giorgi, Don Tonino, educatore e formatore di coscienze, 57; Domenico De Giorgi, Riflessioni su don Tonino Bello, 59; Carmelo Cazzato, Don Tonino Bello (ricordi vicini e lontani), 66; Gigi Ciardo, Padre mio, mi abbandono a te, 69; Donato Bleve, Un’amicizia che non si è mai interrotta, 73; Eugenio Licchetta, Grazie, Tonino!, 85; Marcello Bello, Don Tonino Bello, uomo della nostra terra, 89; Marcello Bello, Per l’inaugurazione dell’Auditorium di Alessano, 8 dicembre 1993; Trifone Bello, Tonino, uomo tenace, uomo pacifico, 96; Capitolo secondo: Cittadinanze onorarie, 107; Consiglio comunale di Tricase, Conferimento della cittadinanza onoraria di Tricase a monsignor Tonino Bello (1993), 107; Antonio Bello, Accettazione della cittadinanza onoraria, 127; Consiglio comunale di Ugento, Delibera del 30 aprile 1993, 128; Consiglio comunale di Ugento, Delibera del 30 aprile 1993, 128; Consiglio comunale di Ugento, Conferimento della cittadinanza onoraria di Ugento a monsignor Tonino Bello (1993), 130.

Sua Eccellenza Reverendissima, Monsignor Vito Angiuli, Vescovo nella diocesi salentina di Ugento-Santa Maria di Leuca, ci dona l’ultima pubblicazione dedicata al defunto Tonino Bello, Vescovo di Molfetta-Ruvo di Puglia-Giovinazzo-Terlizzi, e, oggi, Servo di Dio. Essa nasce con il vivo desiderio di festeggiare il novantesimo anniversario della nascita terrena di Antonio Bello: 18 marzo 1935; ringraziare la Provvidenza per il dono della sua persona, e accogliere i copiosi frutti della propria testimonianza evangelica.

Ed è proprio quello che – fattivamente – Angiuli ha voluto portare avanti: una raccolta di testimonianze di tanti salentini che lo hanno conosciuto: da amico nella giovinezza, da sacerdote e parroco, infine da vescovo; aggiungendo le ultime pagine dedicate a ciò che i due germani del defunto vescovo hanno voluto raccontare (Marcello e Trifone). Il libro si chiude – poi – con il conferimento della cittadinanza onoraria ad Antonio Bello nei Comuni leccesi di Tricase (1993) e Ugento (1993).

Emergono i tratti umani e lo spessore spirituale di don Tonino, del quale le pagine del libro riportano: «Iniziò così un periodo breve ma indimenticabile, per lui e per la gente, perché pieno di iniziative di ogni genere. […] L’ideale che gli ardeva in cuore sempre e per tutti, specialmente, per natura, verso i poveri e i bisognosi» (30); accompagnati da «umiltà che è anche cristiana disponibilità» (32). Del Santo uomo di Dio viene testimoniato: «Momento di grande commozione che concludeva l’esistenza di un vescovo che ha fortemente creduto, incessantemente sperato e ardentemente amato» (37); come anche: «Nel ricordare la persona e l’opera di don Tonino spiegò come egli avesse gestito e non subìto la morte» (38).

Ecco ciò che riporta l’amico d’infanzia e poi confratello nel sacerdozio Giuseppe Martella: «In lui ho ammirato soprattutto l’umiltà. Pur avendo tante qualità: una spiccata intelligenza, una forte memoria e un fisico atletico, non si è mai sentito superiore agli altri ed era pronto ad aiutare chi si trovava in difficoltà. Aveva sempre la capacità di vedere e di mettere in evidenza i lati positivi degli altri. Ho ammirato il suo spirito di povertà: non accumulava mai e spendeva quel poco denaro che riceveva aiutando i poveri, pagando tutta o in parte la retta ai seminaristi, offrendo sempre qualcosa a chi andava a trovarlo» (44).

Il missionario diocesano Tito Oggioni Macagnino riporta: «Da vescovo, poi, non si rinchiuse nella sua diocesi, ma dilatò il suo cuore e la sua attenzione a dimensioni missionarie» (50).

Leopoldo De Giorgi ne mette in luce il carisma educativo di cui era investito Bello: «Era pieno di energie non solo fisiche; possedeva anche una carica di vita interiore che trascinava chiunque! […] Non aveva capitali in banca, ma era ricco di un più prezioso capitale: l’amore e la generosità fino al rischio!» (56); «Lo ricordo giovane sacerdote, dotato di una spiccata intelligenza e di un intuito particolare, che lo portava ad essere ricco di comunicativa con tutti e, in particolare, con i ragazzi e i giovani» (58).

Risulta commovente quanto narrato da un suo caro amico, monsignor Domenico De Giorgi: «Appena entravi in contatto con lui ti sentivi subito a tuo agio. Nonostante avesse una cultura poliedrica, non soltanto non ti metteva in soggezione, ma si mostrava ed era desideroso di ascoltare, di apprendere. Prima che tu ti adeguassi a lui, si era già adeguato a te: bruciava tutte le distanze scendendo al tuo livello ed entrava subito in comunione con te. Sapeva trovare subito e sempre e in modo mirabile gli aspetti positivi di ogni persona che incontrava. Come uomo, come sacerdote e come vescovo ha intessuto una fitta rete di relazioni che lo hanno rivelato sempre disponibile e disposto, sempre pronto, entusiasta e lieto di una letizia contagiosa» (60); lo stesso sacerdote aggiunge: «Don Tonino non aveva preferenze particolari, sapeva farsi tutto a tutti; era costituzionalmente ed empaticamente disposto e disponibile al dialogo. Lo dimostra il fatto che, una volta avviata la conversazione, egli la alimentava con grande passione valorizzando i carismi altrui. Disponendo di un’alta capacità di ascolto, interloquiva facilmente ed opportunamente al momento giusto e senza dogmatismi» (61).

Dalla presente raccolta di testimonianze, emergono i tratti del buon cristiano della persona del Vescovo salentino: «Non è difficile scorgere in lui una cultura della solidarietà, una cultura della convivialità e una cultura della tenerezza» (63).

Ci riempie di gioia e di un sano stupore scorgere – dalle sue stesse parole – una visione di fede e umana molto vicina a quella di un altro defunto vescovo, il cardinale Carlo Maria Martini: «Vedrete come, fra poco, la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo, perché andiamo verso momenti splendidi della storia. Non andiamo verso la catastrofe. Ricordatevelo» (64).

Gli amici, i confratelli nel sacerdozio, i parenti, i fedeli confermano la centralità delle relazioni, nella vita di don Tonino: «Credeva fortemente nella validità dell’incontro: diveniva l’occasione propizia per ascoltare, comunicare, incoraggiare, sostenere, orientare, condividere con un confratello che era solo in parrocchia» (71); accompagnata da una «carica di amore, di fede, servizio e speranza» (87).

Il fratello di sangue Marcello sottolinea di lui «la sua forte fede e la sua tenacia» (89); l’annuncio non disgiunto dai gesti concreti; «il tuo gridare a voce alta la pace, l’antirazzismo, l’accoglienza delle diversità, la convivialità delle differenze, il riscatto del nostro Sud e di tutti i Sud del mondo ha varcato i confini della tua diocesi e della nazione» (93); «Rimani ancora “il folle di Dio” e “il pastore diverso”» (95). Trifone (Bello) ne ricorda le ripetute raccomandazioni ai familiari: «Essere uniti e solidali» (98); «Le poche cose che ci chiedeva al momento della partenza erano quelle di essere sempre uniti, di saper insegnare ai figli i valori essenziali della vita, quelli che contano: in primo luogo l’amore per il Signore, poi l’amore per la gente, per la pace, la giustizia e il rispetto del diverso» (100).

Non ci resta che benedire Dio per i suoi innumerevoli doni, ringraziare monsignor Vito Angiuli per questo ultimo lavoro, e chiedere la grazia – per mezzo di don Tonino Bello – di saper testimoniare, in semplicità e letizia, il Vangelo del Regno divino.

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