Periodico di informazione religiosa

Antifona della solenità del Cristo Re: Dignus est Agnus

by | 25 Nov 2023 | Liturgia

La solennità di Cristo Re fu introdotta nel 1926 da papa Pio XI.

«Dignus est Agnus, qui occísus est, accípere virtútem, et divinitátem, et sapiéntiam, et fortitúdinem, et honórem. Ipsi glória et impérium in sǽcula sæculórum. (L’Agnello che fu ucciso è degno di ricevere valore, divinità, sapienza e forza. A Lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.) – cfr. Ap 5,12;1,6 Vulg».

L’antifona della solenita del Cristo Re odierna  è composta sul modello dell’antica antifona Dum sanctificatus fuero in vobis [quando sarò santificato in voi] nella quale il Signore promette di radunare tutti i popoli effondendo su di essi un’acqua purificante e uno spirito nuovo (cfr. Ez 36,23-26). È il Re stesso che chiama a Sé il suo popolo e «raduna le sue pecore da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine» (Ez 34,14). Le antifone sono composte in terzo modo per riecheggiare il terzo giorno, nel quale «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,20). L’apice melodico è raggiunto sulle parole occisus, divinitatem, gloria, in modo da non lasciare dubbi sulla paradossale regalità di Cristo. Come è difficile credere che forza, divinità, sapienza, fortezza, gloria e regno siano intrinsecamente collegati all’estrema debolezza di un agnello ucciso! Come è difficile riconoscere Gesù nei tanti agnelli uccisi per fame, per sete, per freddo, per abbandono (cf. Mt 25,31-46). Il tritono (fa-si) sulla parola fortitudinem [fortezza] sembra esprimere lo stridore di un simile ossimoro. Eppure, è proprio su quel riconoscimento che costruiamo la nostra eternità. Sì, perché il Signore ci inviterà a proseguire fino in fondo il cammino intrapreso in vita, come ci dicono gli imperativi presenti con i quali Egli si rivolge al suo gregge: dèute [venite] (Mt 25,34) e porèuesthe [andate] (Mt 25,41) indicano lo svolgimento di un’azione intrapresa. Voglia Iddio che i nostri occhi siano sempre più capaci di riconoscerlo. Dall’Incarnazione alla croce.

Raffaele Talmelli e Giovanni Corbelli

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