Periodico di informazione religiosa

Venerdì della VI settimana di Pasqua. Il Tempo di Pasqua con Gregorio Magno

by | 10 Mag 2024 | Monasteria

Venerdì della VI settimana di Pasqua

Negli Atti non ci sono molti riferimenti all’interiorità di Paolo, come pochi sono gli accenni nei vangeli agli stati d’animo di Gesù. Ma la visione di Gesù ci informa su quello che Paolo stava vivendo, perché Paolo viene incoraggiato nella sua opera; forse lo stesso Paolo si domandava che senso avesse la sua opera, se potesse sperare in qualche frutto dai Corinzi, se non stesse buttando via il suo tempo. “…continua a non temere, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te”. “Io sono ” è un richiamo all’Esodo, “con te” a Maria. Il Signore è colui che è con Paolo e con ciascuno di noi.

Qui troviamo menzionato per tre volte Gallione, il rappresentante in Grecia del potere romano. Tra l’altro è il fratello maggiore del filosofo Seneca e questo ha aiutato non poco nello stabilire la cronologia dei viaggi e delle lettere di Paolo. Di fronte ai giudei che accusano Paolo, Gallione dà prova di un bel rispetto delle diversità, una sorta di immagine laica di Gamaliele. Se ha fatto qualcosa di male, allora à giusto punirlo, di qualunque religione sia, ma se non ha fatto niente, perché far qualcosa contro di lui? E Gallione libera Paolo. Ancor prima che Paolo possa parlare, poi, Gallione prende la parola: “Voi dite: contro la legge, costui induce a venerare Dio. Contro quale legge? Cosa fa?”. Gli accusatori tentavano di estirpare il cristianesimo, che consideravano una pericolosa eresia e cercano di ricorrere al braccio secolare. Ma in fondo agli occhi di Gallione è tutta una questione più di parole che di leggi, una questione che non merita un suo intervento. Forse, però, il romano non aveva capito una cosa: se è vero che il cristianesimo non fa rivoluzioni e lotte armate, è pur vero che intimamente sovverte il rapporto schiavo-padrone. Dio è il Signore che è venuto a servire, che si è fatto schiavo e servo di tutti. Il potere di Dio è quello di dare la vita, ciò che cercano dai romani è il potere di dare la morte. Alla lunga questo atteggiamento di Paolo intacca in modo molto più efficace il potere, perché lo intacca nelle sue radici. Forse i cristiani sono dei rivoluzionari ancora più pericolosi dei sovversivi, perché vogliono raddrizzare il mondo secondo il modello delle beatitudini: beati i miti, beati gli affamati, beati gli assetati: questa è la vera rivoluzione del mondo.

Gregorio Magno, Omelie su Ezechiele I, 9, 17-19

Ma la cosa richiede un attento esame, per vedere se, quando ci manteniamo sulla retta via, dobbiamo sempre disprezzare le parole degli accusatori, o almeno qualche volta farle tacere. Come non dobbiamo provocare intenzionalmente le lingue dei detrattori, perché non abbiano a perdersi, così dobbiamo tranquillamente tollerare le lingue provocate dalla loro malizia, perché cresca il nostro merito; qualche volta però dobbiamo anche farle tacere, perché, mentre seminano li male contro di noi, non corrompano il cuore di quegli innocenti che avrebbero potuto essere guidati al bene da noi [..] Ma in tal caso è necessario che uno esamini se stesso con attenta cura, a vedere se per caso non cerca la gloria del proprio nome sotto il pretesto di cercare il bene delle anime. Spesso infatti uno si pasce della gloria del proprio nome e si rallegra quando si dice bene di lui sotto il pretesto di vantaggi spirituali. E spesso si adire nel difendere la sua gloria contro i calunniatori e si illude di essere mosso da zelo per coloro che, nel loro cuore, sono turbati dalla parola del cạlunniatore e sviati dal retto sentiero. Debbono pertanto adoprarsi in ogni modo perché non prevalgano le parole dei calunniatori contro al loro fama, coloro che esaminando onestamente la propria coscienza si accorgono di non avere alcun attaccamento ala gloria personale.

Qualche volta uomini giusti e perfetti predicano le loro virtù e raccontano i doni ricevuti da Dio, non per farsi belli davanti agli uomini, ma per attrarre con il loro esempio alla vita coloro ai quali predicano. Così l’apostolo Paolo racconta ai Corinzi quante volte fu battuto con le verghe, quante volte fu lapidato, quante volte naufragò, quanti guai affrontò per la verità, che fu rapito fino al terzo cielo, che fu condotto in paradiso, per sottrarli al fascino dei falsi predicatori, affinché mentre esitava a conoscere per quello che era, fossero ridimensionati i loro occhi quelli che si sopravvalutano. Quando gli uomini perfetti fanno questo, quando parlano cioè delle proprie virtù, anche in questo caso sono imitatori di Dio onnipotente, che racconta le sue lodi agli uomini affinché le conoscono .. E così gli uomini giusti e perfetti, non solo quando respingono le parole che suonano biasimo per loro, ma anche quando parlano delle loro virtù ai deboli, non sono da biasimare, perché attraverso la loro esperienza che comunicano, cercano di attrarre le anime degli altri alla vita.

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