Nel naufragio del 26 febbraio sulla spiaggia di Cutro, soprannominata dai giornalisti “la spiaggia del dolore”, sono stati recuperati 70 corpi, si presume che i dispersi siano oltre una quarantina, forse incagliati negli scogli nel lato opposto al naufragio. Il brutto tempo sta ostacolando il lavoro di sommozzatori e protezione civile.
Il video del pescatore Vincenzo Luciani che racconta a un giornalista il momento in cui ha recuperato dall’acqua il bambino che sembrava vivo, ma non lo era, strazia l’anima. L’uomo non riesce più a dormire, dopo aver strenuamente tirato fuori dal mare tanti corpi, la sua vita è cambiata per sempre. E la nostra?
La Fondazione internazionale Oasis fondata dall’arcivescovo emerito di Milano, il card. Angelo Scola, ha esortato cristiani e musulmani a un’assunzione di responsabilità sul tema delle migrazioni. L’appello è stato firmato da numerose autorità cristiane e musulmane. Si legge nell’appello: “Cristiani e musulmani dovrebbero sentirsi particolarmente toccati da questa realtà. Infatti, la maggior parte degli emigranti che cercano di raggiungere l’Europa sono persone di fede cristiana o musulmana, i territori nei quali transitano hanno una significativa presenza cristiana o musulmana e i luoghi da cui s’imbarcano sono perlopiù Paesi a maggioranza musulmana”
“Cristiani e musulmani – sottolineano – sono chiamati a dare il proprio contributo in ognuno di questi ambiti, impegnandosi contro le ingiustizie e l’oppressione che sono spesso alla base della decisione di partire, contrastando le chiusure nazionalistiche ed egoistiche che impediscono l’accoglienza e condannando l’azione senza scrupoli di trafficanti di uomini e scafisti che si arricchiscono sulla pelle dei migranti”.
Tutti noi, cristiani, musulmani, e tutti i religiosi del mondo, tracciamo il nostro cammino, le nostre giornate, passando accanto a quei corpi ogni giorno, su internet, al telegiornale, persino alla radio. “E per la barca che è volata in cielo che i bimbi ancora stavano a giocare che gli avrei regalato il mare intero pur di vedermeli arrivare”. La canzone di Vecchioni ci consuma la carne, come l’acqua salata fa con la pelle dei migranti. Preghiamo per loro la sera, quando mettiamo a letto i nostri figli e quasi ci sentiamo in colpa, per quel lettino accogliente e caldo, la lucina notturna per farli sentir al sicuro, mentre ad altri è riservato il freddo mare in tempesta e il buio della notte.
E come dice Vecchioni: “questa maledetta notte dovrà pur finire”.