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S di SARTRE 

by | 25 Apr 2024 | Filosofia

Siamo in grado di mentire a noi stessi? Vi è mai capitato? Per il filosofo e scrittore Jean Paul Sartre (Parigi 1905- Parigi 1980), esponente di spicco tra le figure del XX secolo attive in politica ed in filosofia nell’ambito del movimento conosciuto come esistenzialismo, dire una bugia di solito non è così difficile. Le persone che dicono bugie lo fanno per molte ragioni, una delle quali è di scappare di fronte a certe situazioni difficili. Ad ogni modo, se sia davvero sempre appropriato dire una bugia è una questione discussa già da Immanuel Kant (1724-1804). Per il filosofo tedesco, quando mentiamo, stiamo danneggiando la verità. E soprattutto stiamo danneggiando noi stessi. Kant credeva che fosse essenziale fare bene le cose, quindi essere nella giustizia, e per un principio prettamente di uso corretto della ragione. Dal momento che mentire è falsificare intenzionalmente la verità, mentire è sbagliato. Kant ha sostenuto che se noi mentiamo a causa di certe circostanze allora noi stiamo provando a cambiare un’azione sbagliata in una giusta. Ma tentare questo significa confondere la nostra mente e la nostra natura morale. Kant pensava che provare a raggiungere ciò che sembra essere un buon risultato attraverso l’uso di cattivi significati ,è una contraddizione ed è irrazionale. Quindi,se la nostra natura è quella di essere razionali,allora una bugia, un pervertimento della verità e della realtà di ogni cosa, è sempre sbagliato, è un andare contro la nostra natura razionale. Perciò, noi faremmo del male a noi stessi come esseri umani anche se la nostra intenzione più eticamente buona sarebbe potuta essere quella di aiutare gli altri. Per Kant la razionalità è parte di ciò che tutti gli esseri umani condividono e è più importante preservare la nostra natura razionale che mentire per raggiungere certi fini anche se moralmente buoni. Dunque per Kant il fine (salvare una vita umana) non giustifica i mezzi (per esempio dire una bugia per raggiungere un fine). Siamo agli estremi di un pensiero illuminista fedele e interessato più al certificato di garanzia della verità come corretto modo di pensare, che alla verità stessa; per lui infatti in nessuna circostanza noi dovremmo sacrificare la nostra natura umana razionale per raggiungere un qualsiasi fine. Jean Paul Sartre riprenderà la questione del mentire a se stessi, quindi non specificatamente soffermandosi sul valore morale e razionale della bugia, ma con un interesse prettamente esistenzialista di rapporto tra la verità e la mia esistenza, tra la menzogna e la verità, tra me e gli altri. E ci introdurrà alla comprensione del suo pensiero questo esempio di vita reale, forse più adeguato per quella fase della nostra vita denominata adolescenza: 

Esempio A:

Diciamo che i ragazzi più cool nella scuola decidono di fare qualcosa che sostengono piacergli molto: tuttavia non sei interessato. Ad ogni modo potrebbe essere davvero carino appartenere al gruppo più popolare della scuola e così, fingendo che la cosa ti piace, entri a far parte del gruppo auspicando di diventare popolare come loro. Prova a rispondere onestamente alle conseguenze del tuo partecipare a questa attività ricordando che a loro piace mentre a te no. Poi cerca l’esperienza che credi si verificherà nel momento che accetti di partecipare a quell’attività.

1 ho scoperto di essermi divertito nonostante tutto

2 Non mi sono divertito ma posso fingere davanti agli altri di averlo fatto

3 Non mi sono divertito ma posso fingere con me stesso di averlo fatto

Esempio B:

I tuoi amici fumano e chiedono con insistenza che inizi anche tu con loro per amicizia. Porti alla bocca la tua prima sigaretta e fai la prima tirata. A questo punto dovresti avere qualcuna di queste tre reazioni usuali dal primo incontro con il fumo. Indica quali di queste tre potrebbero più probabilmente riguardarti: 

1 Puoi dire a te stesso “sì! mi piace davvero”, mentre stai furiosamente tossendo e sobbalzando.

2 Sinceramente l’esperienza mi ha disgustato ma non ammetterò questa reazione davanti ai ai miei amici che sono dei fumatori.

3 Non mi è piaciuto, ma se mi autoconvinco che dovrebbe piacermi alla fine avverrà davvero.

Il filosofo francese Jean-Paul Sartre fu uno delle più importanti figure del XX secolo nel movimento conosciuto come esistenzialismo. Alcuni filosofi furono chiamati esistenzialisti e spesso differivano tra di loro molto ampiamente su diverse questioni, tuttavia erano concordi sul fatto di credere che la filosofia dovesse riguardare le situazioni concrete e le esperienze ordinarie e l’esistenza quotidiana. Nel suo maggior libro intitolato L’essere e il nulla Sartre analizza un numero di aspetti dell’ordinaria vita umana. Uno di questi aspetti l’ha chiamato la cattiva fede. Noi siamo in “cattiva fede“ ogni volta che mentiamo a noi stessi, ovverosia quando in qualche modo convinciamo noi stessi che qualcosa è vera anche quando sappiamo nel profondo che non lo è. Se hai selezionato l’opzione 3 nell’esempio A, o l’opzione 3 nell’esempio B allora hai iniziato ad intuire il significato dell’espressione cattiva fede di Sartre. Per allontanarci dalla malafede, è fondamentale conoscere noi stessi. Tutto ciò in accordo con la tradizione dell’oracolo delfico che riportava l’iscrizione “conosci te stesso” nell’età degli antichi Greci, ai tempi di Socrate, Platone ed Aristotele. Ma questa auto-conoscenza è di solito difficile da raggiungere. Il problema principale consiste nel fatto che tendiamo a confondere le cose che crediamo di volere con le cose di cui abbiamo realmente bisogno. Lo facciamo a tal punto che le persone che possono dire sinceramente di conoscere se stesse sono rare e devono essere ammirate per il loro impegno e la loro intuizione. Quanto bene possiamo dire di conoscerci? Per ulteriori riflessioni vorrei lasciarvi invece con queste altre due ultime domande. Discutetene tra voi, o in classe, o con gli amici.

1.Ricordi quella volta in cui hai mentito a te stesso, in cui cioè sei stato in malafede secondo la categoria sopra descritta da Sartre? Quale sarebbe stato il modo migliore, col senno del poi, per affrontare quella situazione?

  1. Possibile che gli uomini in qualche modo siano sempre in cattiva fede e che non siano capaci, naturalmente, di essere completamente onesti con se stessi su ciò che sono o che fanno?

Mi piace chiudere con questa frase del filosofo e scaricatore di porto Eric Hoffer: “Noi mentiamo più forte quando mentiamo a noi stessi”.

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