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Evangelii gaudium. Il Vangelo porta la gioia

by | 13 Mar 2023 | Teologia

Evangelii gaudium è la prima Esortazione Apostolica uscita dalla penna di papa Francesco, promulgata il 24 novembre 2013, che possiamo ritenere come il suo primo vero documento direttivo per la Chiesa universale. Infatti il Sommo Pontefice scrisse nelle primissime righe dello stesso: «In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni» (EG 1).

Il corposo testo, suddiviso in cinque capitoli, può essere letto come il contenitore di altrettante aree tematiche: “i sogni di papa Francesco”, la lettura dell’attuale contesto storico ed ecclesiale, la chiamata universale al Vangelo e il suo annuncio, il Vangelo e la società, “dallo Spirito nasce la missione”.

Una caratteristica importante dell’Esortazione – che balza subito alla vista del lettore – è la sua universalità: Francesco prende a modello situazioni pastorali, e le cita, di ogni parte del mondo: si passa dall’Oceania all’America, all’Asia, all’Africa, all’Europa. L’altro aspetto – non minore per importanza – è il suo stile molto pastorale, “vicino” al popolo. Il Papa tiene ben uniti: Rivelazione e storia mondana, vicende umane e mistero divino.

Nel primo capitolo Francesco esprime i suoi desideri, quelli di un pastore che condivide in pienezza il cammino del proprio gregge: egli scrive di una Chiesa animata da un «dinamismo di “uscita”» (EG 20); e questo poiché il suo Signore «Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina» (EG 11). Il Papa auspica per la Chiesa tutta una profonda «conversione pastorale e missionaria» (EG 25), a partire dai suggerimenti conciliari (cfr. Unitatis redintegratio 6), e affinché tutto diventi «un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione» (EG 27). Francesco chiede all’intera comunità credente di custodire un cuore aperto; poiché «la Chiesa “in uscita” è una Chiesa con le porte aperte» (EG 46): essa «è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre […] la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (EG 47). È rimasta nel cuore dei lettori l’espressione dell’Esortazione: «preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze» (EG 49): al Papa sta a cuore che ogni persona umana venga raggiunta dal Vangelo ed entri in amicizia con Gesù Cristo, per ricevere da Lui forza, luce, consolazione, senso e vita.

Il secondo capitolo prende in esame l’attuale scenario storico e cristiano, fatto – troppo spesso – di timore e disperazione, patologie e «una quotidiana precarietà» (EG 52). Il Papa denuncia fortemente il dramma dell’esclusione sociale e dell’iniquità, parlando di quella che ritiene la «cultura dello “scarto”» (EG 53), che porta con sé gli sfruttati, i rifiuti e gli avanzi; accanto alla «globalizzazione dell’indifferenza» (EG 54) e alla «nuova idolatria del denaro» (EG 55). Si tratta – secondo Francesco – di una «esasperazione del consumo» (EG 60); a questa egli invita a rispondere con: l’evangelizzazione della cultura, la formazione dei fedeli e la promozione sociale. In merito alla pastorale, il Papa si sofferma sui rischi dell’individualismo, della crisi d’identità e del calo del fervore (cfr. EG 78); così come dell’accidia egoista (cfr. EG 81-83), di uno sterile pessimismo (cfr. EG 84-86) e della «mondanità spirituale» (EG 93-97).

Nel capitolo terzo l’Esortazione si sofferma sull’annuncio del Vangelo: missione che investe l’intero popolo di Dio, «pellegrino ed evangelizzatore» (EG 111); e che chiama alla cura delle relazioni interpersonali. «La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo» (EG 114); ogni battezzato è un discepolo missionario ed «essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada» (EG 127). I carismi personali, necessari all’evangelizzazione, vanno maturati nella comunione ed ecclesialità. L’omelia e la predicazione rimangono canali privilegiati che veicolano l’incontro con la Parola e lo Spirito; esse esprimono il volto materno della Chiesa (cfr. EG 139-141). L’evangelizzazione è chiamata sempre a puntare all’approfondimento del kerygma e alla sua traduzione per il contesto attuale (cfr. EG 160-175).

Il quarto capitolo di Evangelii gaudium invita a interrogarsi sulla ricaduta della testimonianza evangelica nella società: «Dal cuore del Vangelo riconosciamo l’intima connessione tra evangelizzazione e promozione umana, che deve necessariamente esprimersi e svilupparsi in tutta l’azione evangelizzatrice» (EG 178). Dalla Chiesa, che riceve e incarna il Vangelo, sgorgano «la carità effettiva per il prossimo, la compassione che comprende, assiste e promuove» (EG 179); come anche la fraternità, la giustizia, la pace e la dignità per tutti. Il Papa sottolinea che la fede non è mai una acquisizione individualista e comoda: essa genera sempre «un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra» (EG 183); e chiama tutti alla «inclusione sociale dei poveri» (EG 186-192) e a una maggior cura verso le fragilità (cfr. EG 209-216). Gli ultimi paragrafi pongono al centro il bene comune (cfr. EG 217-237) e il dialogo (cfr. EG 238-258).

Il capitolo conclusivo del documento sottolinea come l’evangelizzazione e la missione nascano sempre da un personale e privilegiato rapporto con la Trinità; pertanto, «occorre sempre coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività.Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne. La Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera» (EG 262). L’evangelizzazione – ci ricorda papa Francesco – è l’incontro personale con l’amore di Gesù che ci salva (cfr. EG 264-267); si gioca nella vita relazionale e nella condivisione. La fede nel Signore risorto e nell’azione dello Spirito fondano – e fecondano – l’evangelizzazione (cfr. EG 275-280); la preghiera per gli altri, inoltre, «l’intercessione è come “lievito” nel seno della Trinità» (EG 283).

A conclusione di queste nostre riflessioni riproponiamo le parole-chiave dell’Esortazione di papa Francesco: uscita, decentralizzazione, universalità, umanità, pastorale, missionarietà, discernimento, inclusione, dialogo, bene comune, testimonianza, relazioni, carità, popolo, preghiera.

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