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Le tante vite di mister B.

by | 14 Giu 2023 | Cronaca

Le tante vite di mister B., dove, naturalmente, B. sta per Silvio Berlusconi, si sono condensate in questi ultimi tre giorni. Se avesse avuto il seguito che gli italiani hanno dimostrato nei suoi confronti, nelle ultime settantadue ore, avrebbe governato l’Italia fino a quando le forze lo avrebbero retto. Invece, negli ultimi tempi era stato abbandonato da chi stava salendo sul carro di un altro vincitore.

E in molti lo avevano lasciato al suo destino, tanto che è stato indotto a scegliere alleanze politiche forzate. Ma non siamo qui per giudicare il Berlusconi politico. Anzi, non vogliamo proprio esprimere giudizi, né sul politico, né sulla sua non certo noiosa vita privata.

Neppure vogliamo raccontare le sue gesta: ci ha pensato abbondantemente chi aveva rispetto per lui e lo ammirava e osannava, e chi invece ne aveva meno, di rispetto. Come Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per stranieri di Siena, che ieri ha spiegato per quale motivo non ha esposto e non esporrà, nel suo ateneo, la bandiera a mezz’asta in segno di lutto nazionale per la morte di Berlusconi. Vogliamo ricordare l’uomo, e unirci alle condoglianze inviate da Papa Francesco alla famiglia.

Una folla oceanica ai funerali, e questo dovrebbe comunque porre un interrogativo: perché mezza Italia ha onorato l’uomo più controverso, si può dire dalle tante vite, della storia italiana dal dopoguerra a oggi? Azzardo un’ipotesi: nel bene o nel male, dipende dalle prospettive da cui si osserva, ha segnato più di vent’anni della storia italiana, sotto l’aspetto politico, imprenditoriale, della comunicazione, sportivo e umano (non in questo stretto ordine). Anche per Berlusconi, come la storia insegna, c’è stata un’ascesa – anzi, più di una -, un apice e un declino. Di quest’ultimo, a dire il vero, a guardare e sentire come l’Italia l’ha omaggiato, in questi ultimi tre giorni, non se n’è avvertita la presenza. Non vogliamo parlare delle cose fatte, buone e meno buone: le giudicherà la storia e lo giudicherà Nostro Signore, quando il Cavaliere sarà faccia a faccia con Lui.

Però un paio di cose vanno dette. In primis, il terremoto dell’Aquila, una città capoluogo di regione, ma semi sconosciuta in Italia fino al 5 Aprile 2009, il giorno prima del tragico e devastante sisma. In poco più di sei mesi, il buon Silvio è riuscito a costruire una città “parallela” a quella distrutta dal terremoto, con il Progetto Case e i Map, per la popolazione, e i Musp per le scuole, e a riportare, in un territorio seppur fantasma, dove ancora oggi, a distanza di 14 anni, la vita sociale stenta a riprendere forma, oltre trentamila persone, dando a tutti un alloggio. E quando sono stati inaugurati i complessi residenziali per i terremotati, ad applaudirlo e a tagliare i nastri c’erano tutti: amministratori e parlamentari di destra e amministratori e parlamentari di sinistra. Nessuno ha osato criticare chi non solo ha dato un tetto – vero, non un container – agli aquilani, ma soprattutto è riuscito a riportare le persone nel loro territorio, dove sono nate e cresciute. E in secundis, ha dato il via, in breve tempo, alla ricostruzione della città. Che poi la burocrazia – contro quel “mostro” è riuscito a fare ben poco anche uno come Berlusconi – abbia rallentato di molto le varie fasi dei lavori, è un altro discorso.

Il Cavaliere ha lavorato a stretto contatto anche con la Curia aquilana, al tempo del sisma guidata dall’arcivescovo metropolita dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari. Risultando, Berlusconi, decisivo anche nello snellimento delle pratiche per la ricostruzione di alcune chiese importanti della città, come la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, la Basilica di San Bernardino, la basilica minore di San Giuseppe Artigiano e la chiesa di Santa Maria del Suffragio (Anime Sante).

Ma Berlusconi non ha trascurato neppure l’aiuto – anche personale, con somme elargite dalle sue imprese – a singole famiglie, in grave difficoltà dopo il sisma. E non solo per la città: non ha dimenticato piccolissime frazioni, come quella di Onna, colpita duramente dalla terra che ha tremato, quel 6 aprile alle 3.32, per venti, lunghissimi secondi. E Onna ha pagato un tributo altissimo. Berlusconi lo ha avvertito personalmente e ha portato la sua umanità tra la popolazione. Una presenza fisica, che non si è limitata al finanziamento per il sostentamento post-sisma e alla ricostruzione, ma con le sue innumerevoli visite a L’Aquila, ha fatto sentire lo Stato vicino alle persone. Questo la gente lo ha avvertito e non lo dimentica: nel capoluogo abruzzese, infatti, la città vuole intitolargli una strada. E non sarà certo in un punto anonimo.

Si dice che le persone e gli amici si contano nell’ora del bisogno. E forse per molti questo è stato Berlusconi: un amico e non quel capo del governo o quel politico seduto su un trono irraggiungibile. Leggeva, o comunque gli riferivano – perché così aveva dato ordine al suo staff – le lettere che persone e famiglie inviavano da tutta Italia.

E a L’Aquila ha riconosciuto un bambino che aveva problemi ai denti e gli ha scritto e quando Berlusconi era in visita nel capoluogo abruzzese, il Cavaliere “tu sei quello dei denti…”; segno che aveva letto la lettera. I funerali di Stato una esagerazione? Giudicherà la storia. Neppure Andreotti, sette volte presidente del Consiglio e trentaquattro volte ministro della Repubblica, ha avuto i funerali di Stato. Non ce l’ha fatta a diventare presidente della Repubblica, Berlusconi, per motivi esterni e interni alla politica, che non stiamo qui a precisare, perché in questi giorni e ore ne sono piene le cronache. Forse colpa delle sue tante vite da mister B.

L’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, durante la concisa omelia ai funerali di Silvio Berlusconi, ha affermato che “Quando un uomo è un uomo d’affari, deve fare gli affari, guarda ai numeri, forse si dimentica anche del criterio. Non può fidarsi degli altri perché gli altri non si fidano di lui. Quando un uomo è un uomo politico deve vincere, ha sostenitori e oppositori, c’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre di parte. Quando un uomo è un personaggio è sempre in scena ha chi lo applaude e chi lo detesta. Berlusconi è stato certo un uomo politico, un uomo d’affari, un personaggio. Ma in questo momento di congedo e di preghiera, cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? E’ stato un uomo, un desiderio di vita, di amore e di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento della sua vita. Ecco che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi, è stato un uomo e ora incontra Dio.”

In ogni caso, il Cavaliere, appellativo con il quale veniva anche chiamato, per il titolo assegnatogli dal presidente della Repubblica al merito del Lavoro, nel 1975, viene salutato da una folla immensa, quella folla che, anche se ultimamente l’aveva in parte abbandonato, l’ha portato sempre nel cuore. E anche lui, perché aveva capito, come molti grandi uomini, che senza la gente non sarebbe esistito. Quella gente che, come diceva mia zia – che non sapeva nulla di politica o imprenditoria o magistratura – l’amava perché “aveva un bel sorriso”.

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