Durante la preghiera del Regina Caeli – in questa domenica dell’Ascensione del Signore – papa Francesco ci indica la via della nostra meta finale: la vita eterna, la piena comunione con Dio Trinità, la bellezza della uova Gerusalemme. «Il ritorno di Gesù al Padre ci appare non come uno staccarsi da noi, ma piuttosto come un precederci alla meta, che è il Cielo. Come quando in montagna si sale verso una cima: si cammina, con fatica, e finalmente, a una svolta del sentiero, l’orizzonte si apre e si vede il panorama. Allora tutto il corpo ritrova forza per affrontare l’ultima salita. Tutto il corpo – braccia, gambe e ogni muscolo – si tende e si concentra per arrivare in vetta».
Il Santo Padre ci ricorda che tutti noi siamo la Chiesa, la vigna scelta e custodita dal Signore, «proprio quel corpo che Gesù, asceso al Cielo, trascina con sé come in una “cordata”. È Lui che ci svela e ci comunica, con la sua Parola e la grazia dei Sacramenti, la bellezza della Patria verso la quale siamo incamminati. Così anche noi, sue membra – noi siamo membra di Gesù –, saliamo con gioia insieme con Lui, nostro capo, sapendo che il passo di uno è un passo per tutti, e che nessuno deve perdersi né restare indietro, perché siamo un corpo solo (cfr Col 1,18; 1 Cor 12,12-27). Ascoltiamo bene: passo dopo passo, gradino dopo gradino, Gesù ci mostra la via».
Nel medesimo tempo, il Vescovo di Roma ci esorta a prendere consapevolezza della nostra comune vocazione alla carità divina; affinché diveniamo sempre più prossimi di tutte e di tutti, nel bene. Egli ha affermato: «Il Vangelo oggi dice: “annunciare il Vangelo, battezzare, scacciare i demòni, affrontare i serpenti, guarire i malati” (cfr Mc 16,16-18); insomma, compiere le opere dell’amore: donare vita, portare speranza, tenersi lontano da ogni cattiveria e meschinità, rispondere al male col bene, farsi vicini a chi soffre. Questo è il “passo dopo passo”. E più noi facciamo così, più ci lasciamo trasformare dallo Spirito, più seguiamo il suo esempio, e più, come in montagna, sentiamo l’aria attorno a noi farsi leggera e pulita, l’orizzonte ampio e la meta vicina, le parole e i gesti diventano buoni, la mente e il cuore si allargano, respirano».
La parola finale di Francesco è all’insegna della conversione; perché ci orientiamo decisamente all’Amore e al disegno universale di salvezza: «Allora possiamo chiederci: è vivo in me il desiderio di Dio, il desiderio del suo amore infinito, della sua vita che è vita eterna? Oppure sono un po’ appiattito e ancorato alle cose che passano, o ai soldi, o ai successi, o ai piaceri? E il mio desiderio del Cielo, mi isola, mi chiude, oppure mi porta ad amare i fratelli con animo grande e disinteressato, a sentirli compagni di cammino verso il Paradiso?».
Facciamo nostre le parole odierne della liturgia eucaristica, la quale ci invita a pregare: «Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria».