Lunedì della VII settimana di Pasqua
Paolo si appresta ad andare a Gerusalemme e da Gerusalemme a Roma; anche in questo caso ha programmato il suo viaggio, ma risulterà diverso da quanto progettato perché è lo Spirito, non l’uomo, ad agire in lui e nella Chiesa. Nel precedente capitolo degli Atti abbiamo incontrato la figura di Apollo che conosceva tutto con precisione ed esponeva bene la dottrina, ma parlava senza avere lo Spirito. Parlare senza avere lo Spirito è però pericoloso: uno che possiede bene la sana dottrina ed è tutto zelante nell’annunciarla è disposto a far di tutto per convincere che la sana dottrina è importante. Una conoscenza senza amore, senza Spirito Santo, cioè senza l’amore del Pare e del Figlio, non può portare a Dio, non può renderci davvero cristiani, ma ci lascia aridi, incolti, come era inizialmente Apollo, che pure aveva fatto un buon lavoro. Più bravo di Apollo e persino di tutti i teologi del mondo nel riconoscere Dio è il diavolo, dotato di una conoscenza lucida, ma priva di amore! Per la vera testimonianza è necessario l’amore di Gesù, altrimenti, come spesso ripete Papa Francesco, si fa propaganda, con la sola preoccupazione che le persone si aggreghino a gruppi, movimenti e associazioni. Niente pastorale da grandi eventi: Gesù rifuggì sempre la visibilità e le spettacolarizzazioni. Il primo gesto che ha fatto Gesù è stato quello di mettersi in fila con i peccatori al battesimo di Giovanni per finire poi crocifisso tra due malfattori. Quello che sconvolge molti cristiani è lo stile di Papa Francesco, che accoglie tutti e ha misericordia verso ogni peccatore e, seguendo lo stile di vita di Gesù, si sente arricchito dalla sua povertà, respingendo un’immagine di Chiesa farisaica. Perché il come siamo parla più fortemente di quello che diciamo.
Allo stesso modo di Apollo, i dodici di Efeso osservano tutte le norme e le regole, si convertono, sono giusti ma, alla domanda di Paolo: “Avete ricevuto lo Spirito Santo?”, essi rispondono che non lo hanno. A Paolo non interessa la propaganda: bisogna fare di Gesù la propria vita, la vita che viviamo ogni giorno in questa carne. Anche noi siamo chiamati a esaminare il nostro Spirito e per farlo dobbiamo partire dai fatti. Ogni azione appare subito nello Spirito: si può imbrogliare con le parole, ma qual è lo Spirito che ti muove appare chiaramente da ciò che si fa. Questi efesini hanno ricevuto solo un battesimo nell’acqua. Vivono come in apnea, senza respiro, senza aver avuto lo Spirito; vivono un battesimo asfissiante, dove la porta è così stretta per tutti gli ostacoli posti da precetti, devozioni, atti di pietà, che nessuno riesce a passare. Il battesimo nello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, fedeltà, mitezza, libertà. È scoprire di essere amati di un amore che non fa altro che suscitare altro amore. È così, ci sta dicendo Luca in tutto il corso degli atti, che si diffonde la Chiesa: con l’effusione dello Spirito. C’è un unico dono dello Spirito che conta ed è l’amore: l’amore allarga il cuore e lo apre a tutti.
Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe 5, 50
“A me fu detta una parola nascosta” (Gb 4,12). Questa parola segreta può anche significare la voce dell’ispirazione interiore, della quale parla Giovanni quando dice: “La sua unzione vi istruirà su tutto” (1Gv 2, 27). Questa ispirazione, toccando la mente umana, vi accende desideri di eternità, sicché essa ormai non gusta più se non le cose celesti e disprezza tutto ciò che quaggiù, per effetto della corruzione, fa rumore. Udire la parola segreta è percepire con il cuore la voce dello Spirito Santo. Ma questa parola la conosce soltanto chi l’accoglie. A questa parola segreta si riferisce la Verità quando dice: “Io pregherò il Padre, che vi darà un altro Consolatore, perché resti con voi per sempre, lo Spirito di verità, che il mondo non può ricevere” (Gv 14,16-17). Il Paraclito, l’altro Consolatore del genere umano, che è in se stesso invisibile, dopo l’ascensione del Signore accende il desiderio delle cose invisibili nei cuori ch’egli riempie. E poiché i cuori mondani amano soltanto quel che si vede, il mondo non può ricevere lo Spirito perché è incapace di elevarsi all’amore delle cose invisibili. Quanto più, infatti, la gente del secolo si espande fuori nel desiderio delle cose esteriori, tanto più riduce la capacità del proprio cuore di accogliere lo Spirito. E siccome nel genere umano sono ben pochi quelli che sono puri dalla contaminazione dei desideri temporali e così dilatati da poter riceve lo Spirito, si dice che questa parola è segreta perché ciò che alcuni sperimentano nel loro cuore rimane sconosciuto alla maggior parte degli uomini.
L’ispirazione dello Spirito santo è una parola segreta che può essere percepita, ma è impossibile esprimerla mediante il suono delle parole. Perciò quando l’ispirazione divina senza strepito solleva l’anima, si ode una parola segreta, perché la voce dello Spirito risuona all’orecchio del cuore silenziosamente.