«Dio ascolta la supplica di chi si affida totalmente a Lui. Questa è la prima lezione di ogni vescovo: l’umiltà. Non l’umiltà delle parole, ma quella che abita il cuore di chi sa di essere servo, non padrone; pastore, non proprietario del gregge»: papa Leone XIV ha presieduto la santa messa nella Basilica di San Pietro, nel pomeriggio di questa XXX Domenica del tempo Ordinario, per l’Ordinazione episcopale di monsignor Mirosław Stanisław Wachowski, figlio della terra polacca, Arcivescovo titolare eletto di Villamagna di Proconsolare e Nunzio Apostolico presso il popolo dell’Iraq.
«Il motto da lui scelto, “Gloria a Dio”, risuona come il canto natalizio degli angeli a Betlemme: è il programma di una vita: cercare sempre che la gloria di Dio risplenda nella pace tra gli uomini. Questo è il senso profondo di ogni vocazione cristiana e, in modo particolare, di quella episcopale: rendere visibile con la propria vita la lode di Dio e il suo desiderio di riconciliare il mondo a Sé» – proclamava, all’inizio della propria omelia, papa Leone XIV.
Attesa e fedeltà: sono le due dimensioni che il Pontefice indica al vescovo eletto; affermando: «Il vescovo è chiamato a seminare con pazienza, a coltivare con rispetto, ad attendere con speranza. È custode, non proprietario; uomo di preghiera, non di possesso. Il Signore ti affida una missione, perché tu la curi con la stessa dedizione con cui il contadino si prende cura del campo; ogni giorno, con costanza, con fede».
Il vescovo di Roma aggiunge l’atteggiamento dell’Apostolo Paolo, così come emerge dalla Seconda Lettura proposta dalla liturgia del giorno (cfr. 2Tm 4,6-8.16-18): la fede nella grazia divina: «La sua forza non nasce dall’orgoglio, ma dalla gratitudine, perché il Signore lo ha sostenuto nelle fatiche e nelle prove»; affinché il vescovo eletto possa «essere padre, pastore e testimone della speranza» e perseveri nella «fedeltà di chi non cerca se stesso, ma serve con professionalità, con rispetto, con una competenza che illumina e non ostenta».
Il Pontefice ha esortato monsignor Mirosław con le presenti parole: «Oggi tu sei chiamato a proseguire quel cammino: a custodire i germogli della speranza, a incoraggiare la convivenza pacifica, a mostrare che la diplomazia della Santa Sede nasce dal Vangelo e si alimenta della preghiera. Caro Monsignor Mirosław, sii sempre uomo di comunione e di silenzio, di ascolto e di dialogo. Porta nella tua parola la mitezza che edifica e nel tuo sguardo la pace che consola. In Iraq, il popolo ti riconoscerà non per ciò che dirai, ma per come amerai».




