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Papa Leone al Colosseo: “Solo la pace è santa, non la guerra” 

da | 28 Ott 2025 | Vita ecclesiale

Al Colosseo il Pontefice ha guidato l’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Citando San Giovanni Paolo II e lo spirito di Assisi, Papa Francesco e La Pira, ha invocato “una storia nuova senza guerra”, nel sessantesimo anniversario della Nostra aetate.

Roma, 28 ottobre 2025 – Nel tramonto dorato che avvolge il Colosseo, Papa Leone XIV ha rivolto al mondo un accorato appello per la pace, davanti ai leader religiosi riuniti per l’Incontro Internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio.
Un messaggio denso di spiritualità e di realismo evangelico, nel segno della continuità con lo “spirito di Assisi” inaugurato da San Giovanni Paolo II e proseguito dai suoi successori fino a Papa Francesco, da cui Leone XIV ha tratto ispirazione e parole.

“Non è la guerra che risolve i conflitti”

«I conflitti sono presenti ovunque ci sia vita, ma non è la guerra che aiuta ad affrontarli», ha affermato Leone XIV.
La pace, ha spiegato, non è un evento ma un cammino permanente di riconciliazione, una disposizione interiore che nasce dal cuore e dalla preghiera.
Il Pontefice ha insistito su una spiritualità dell’apertura: “Il cuore umano deve disporsi alla pace: nella meditazione si apre, nella preghiera esce da sé”.
La preghiera diventa così forza di conversione, non rifugio intimista ma energia di trasformazione del mondo.

“Il mondo ha sete di pace”

Il Papa ha parlato di un’umanità ferita e disorientata, dominata dalla “prevaricazione, dall’esibizione della forza e dall’indifferenza per il diritto”.
Con voce ferma, ha esclamato: «Basta guerre! Basta morti, distruzioni, esuli!».
Per Leone XIV, la preghiera è la vera arma del credente: “Chi non prega abusa della religione, persino per uccidere”.
Un monito severo contro ogni forma di fondamentalismo e manipolazione del nome di Dio.
“I luoghi di preghiera – ha detto – siano tende d’incontro, santuari di riconciliazione, oasi di pace”.

Dall’eredità di Assisi alla Nostra aetate: sessant’anni di dialogo

Il Papa ha ricordato il 27 ottobre 1986, quando Giovanni Paolo II riunì ad Assisi i leader religiosi del mondo “non più l’uno contro l’altro, ma accanto all’altro”.
«Da quella coscienza – ha detto Leone XIV – ripartiamo oggi, in un mondo che sembra andare in direzione opposta».
Nel suo discorso, il Pontefice ha legato lo “spirito di Assisi” alla Dichiarazione conciliare Nostra aetate, promulgata esattamente sessant’anni fa: un anniversario che diventa fondamento teologico del dialogo interreligioso.
“Tutti i credenti sono fratelli – ha ribadito – e le religioni, da sorelle, devono favorire che i popoli si trattino da fratelli, non da nemici”.

L’eco di Papa Francesco: “Mai la guerra è santa”

Leone XIV ha citato le parole di Papa Francesco, pronunciate in un messaggio all’incontro di Parigi nel 2024:
«Dobbiamo allontanare dalle religioni la tentazione di alimentare nazionalismi ed etnicismi. Guai a chi trascina Dio nelle guerre!».
Facendole proprie, il Papa ha rilanciato con forza:

«Mai la guerra è santa, solo la pace è santa, perché voluta da Dio!».

Un passaggio che ha suscitato commozione tra i presenti, mentre nel Colosseo, simbolo di dolore e risurrezione, si levava il silenzio della preghiera comune.

“Basta!” – Il grido dei poveri e della terra

Con un gesto simbolico, Leone XIV ha alzato le mani al cielo e poi le ha tese verso gli altri, esortando i popoli e i governanti:

“Con la forza della preghiera dobbiamo far sì che tramonti questa stagione segnata dalla guerra e inizi una storia nuova. Basta! È il grido dei poveri e il grido della terra.”
L’immagine del Papa con le mani nude diventa icona di un pontificato che affida alla disarmata potenza dello spirito la speranza di un mondo riconciliato.

La lira di La Pira: la musica della pace

Risuonano poi le parole del Venerabile Giorgio La Pira, che il Papa cita come un “testimone di pace” e come una “lira” che intona la melodia di una storia diversa:

“Ci vuole una storia dell’età negoziale, una storia di un mondo nuovo senza guerra.”
Leone XIV ne fa un programma per l’umanità contemporanea, contrapponendo alla “globalizzazione dell’impotenza” la “cultura della riconciliazione”.

“Mettere fine alla guerra è dovere davanti a Dio”

Il Pontefice ha rivolto un appello diretto ai responsabili politici, ricordando che la pace non è solo un valore spirituale ma un obbligo morale e politico:

“Dio chiederà conto a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni.”
Con tono profetico, Leone XIV ha affermato: “La pace è la priorità di ogni politica”.
Una frase che riecheggia il Magistero sociale della Chiesa e rinnova la responsabilità etica della leadership mondiale.

“Osare la pace”

In conclusione, il Papa ha esortato:

“Facciamo eco al desiderio di pace dei popoli. Ci facciamo voce di chi non ha voce. Bisogna osare la pace!”

E ha affidato al silenzio del Colosseo la certezza della fede: “Se il mondo non ascolta, Dio ascolterà. Egli ci libererà da questo male”. Il Papa, lasciando il Colosseo, ha mostrato che la pace non è utopia, ma vocazione possibile di un’umanità che prega e cammina insieme.

Tra i presenti alla cerimonia figuravano numerosi esponenti della Chiesa cattolica, tra cui i cardinali Matteo Zuppi, Baldassarre Reina, Gualtiero Bassetti, Louis Raphael Sako, Fridolin Ambongo, Antoine Kambanda e Jean-Marc Aveline, insieme all’arcivescovo Vincenzo Paglia e al vescovo latino di Kyiv, Vitalii Kryvytskyi.

Un momento di grande emozione è stato l’incontro con Koko Kondo, oggi ottantenne, sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima quando era ancora una neonata. Toccante anche la testimonianza di un rifugiato sudanese e la preghiera dedicata alle vittime di guerre e atti di terrorismo.

La cerimonia si è conclusa con un gesto dal forte valore simbolico: ventidue rappresentanti religiosi hanno acceso le candele disposte su un grande candelabro. “È la luce della speranza di pace che rischiara le tenebre della guerra”, ha ricordato la voce narrante dal palco. L’atmosfera si è fatta intensa, accompagnata dalla musica e da un mare di cartelli e bandiere con la parola “pace” scritta in diverse lingue. A chiudere l’evento, un gruppo di bambini — tra cui alcuni provenienti da Gaza — ha consegnato l’Appello di Pace, elaborato durante i giorni dell’incontro, agli ambasciatori e ai rappresentanti delle istituzioni nazionali e internazionali.

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