Periodico di informazione religiosa

Papa Leone e l’unità con la Chiesa Assira d’Oriente 

da | 27 Ott 2025 | Europa dello spirito

Nel suo discorso al Patriarca assiro Mar Awa III, il Pontefice invita a proseguire il cammino ecumenico nel segno della sinodalità e dello scambio dei doni tra le Chiese, guardando al 1700° anniversario del Concilio di Nicea come tappa di rinnovata fraternità cristiana.

Con un tono di fraterna solennità, Papa Leone XIV ha accolto oggi 27 ottobre in Vaticano Sua Santità Mar Awa III, Catholicos Patriarca della Chiesa Assira d’Oriente, insieme ai membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira d’Oriente.
Un incontro che, come ha ricordato il Papa, è ormai “una bella consuetudine” e “segno concreto di quel cammino di unità che unisce il dialogo della verità e quello della carità”.

Fin dall’inizio del suo intervento, Leone XIV ha evocato le parole dell’Apostolo Paolo — “Grazia e pace a voi da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” — per esprimere la profonda comunione spirituale che lega le due Chiese, invitando a “camminare insieme” nella fedeltà allo Spirito che “costruisce l’unico Corpo di Cristo”.

Dalla controversia alla comunione

Rievocando i trent’anni di dialogo ufficiale, il Pontefice ha sottolineato “i progressi significativi” compiuti, che hanno permesso di risolvere la secolare controversia cristologica e di giungere al riconoscimento reciproco dei sacramenti, aprendo così la via a una reale communicatio in sacris.

“Il vostro lavoro – ha detto rivolto ai teologi della Commissione – è stato prezioso: senza il vostro impegno condiviso, questi accordi dottrinali e pastorali non sarebbero stati possibili”.

La sfida ecclesiologica del presente

Il Papa ha poi posto l’attenzione sulla costituzione della Chiesa, tema attuale del dialogo. “La sfida principale – ha spiegato – è sviluppare insieme un modello di piena comunione ispirato al primo millennio, ma capace di rispondere ai segni dei tempi”.
Un modello che non deve mai significare “assorbimento o dominio”, bensì uno scambio di doni nello Spirito, “per l’edificazione del Corpo di Cristo”.

Sinodalità ed ecumenismo, due vie convergenti

Ricollegandosi all’eredità di Giovanni Paolo II e Francesco, Leone XIV ha ribadito che “il cammino sinodale della Chiesa cattolica è e deve essere ecumenico, così come il cammino ecumenico è sinodale”.
In vista del 1700° anniversario del Concilio di Nicea (325-2025), il Papa ha auspicato che questo evento “ci spinga a mettere in pratica forme di sinodalità tra i cristiani di tutte le tradizioni”, aprendo nuovi spazi di collaborazione e preghiera comune.

Un cammino sostenuto dai santi

Il Pontefice ha concluso invocando l’intercessione dei santi delle due Chiese, con un riferimento speciale a Sant’Isacco di Ninive, recentemente inserito nel Martirologio Romano, affinché “i cristiani del Medio Oriente siano sempre testimoni fedeli del Cristo risorto”.
Con voce raccolta, Leone XIV ha poi invitato tutti a pregare insieme il Padre Nostro, segno tangibile della comunione che già unisce le Chiese “nella speranza di condividere un giorno lo stesso altare, lo stesso Corpo e Sangue del Salvatore, perché il mondo creda”.

presentiamo ora la traduzione integrale del discorso tenuto dal Papa

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PAPA LEONE XIV

A SUA SANTITÀ MAR AWA III, CATHOLICOS PATRIARCA DELLA CHIESA ASSIRA D’ORIENTE,
E AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE MISTA PER IL DIALOGO TEOLOGICO TRA LA CHIESA CATTOLICA E LA CHIESA ASSIRA D’ORIENTE
Lunedì, 27 ottobre 2025

Santità, cari amici in Cristo,

“Grazia e pace a voi da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Ef 1,2).

Con queste parole di san Paolo accolgo la Vostra Santità come amato fratello in Cristo e rinnovo la mia gratitudine per la vostra presenza all’inaugurazione del mio pontificato. Rivolgo anche il mio cordiale saluto ai membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira d’Oriente.

Queste visite congiunte del Catholicos-Patriarca della Chiesa Assira d’Oriente insieme ai membri della Commissione costituiscono una bella consuetudine stabilita negli ultimi anni. Esse testimoniano che l’incontro fraterno e il dialogo teologico sono elementi costitutivi e complementari del cammino verso l’unità.
Il “dialogo della verità” è un’espressione dell’amore che già unisce le nostre Chiese, mentre anche il “dialogo della carità” deve essere inteso in senso teologico.

La vostra ultima visita, nel 2024, ha segnato il trentesimo anniversario del dialogo ufficiale tra le nostre Chiese. I progressi compiuti in questi anni sono significativi, poiché hanno seguito con fedeltà il mandato e la metodologia stabiliti dai nostri predecessori.
Come affermato nella Dichiarazione Comune del 1994 di Sua Santità Giovanni Paolo II e di Sua Santità Mar Dinkha IV, “per essere piena e intera, la comunione presuppone l’unanimità circa il contenuto della fede, i sacramenti e la costituzione della Chiesa”. Questo trittico ha fornito il quadro di riferimento per le fasi successive del nostro dialogo teologico.

Dopo aver raggiunto un accordo sulla fede cristologica – risolvendo così una controversia durata 1.500 anni – il nostro dialogo è progredito con il riconoscimento reciproco dei sacramenti, rendendo possibile una certa communicatio in sacris tra le nostre Chiese.
Desidero esprimere la mia profonda gratitudine a ciascuno di voi, teologi della Commissione mista, per il vostro contributo inestimabile e per gli sforzi condivisi, senza i quali questi accordi dottrinali e pastorali non sarebbero stati possibili.

Per quanto riguarda la costituzione della Chiesa, attuale tema del dialogo, la sfida principale consiste nello sviluppare insieme un modello di piena comunione ispirato al primo millennio, ma capace di rispondere con discernimento alle sfide del nostro tempo.
Come i miei predecessori hanno ripetutamente sottolineato, tale modello non deve implicare assorbimento o dominio; piuttosto, deve promuovere lo scambio di doni tra le nostre Chiese, ricevuti dallo Spirito Santo per l’edificazione del Corpo di Cristo (cfr. Ef 4,12).

Attendo con speranza i frutti del vostro dialogo teologico su questo tema, condotto “insieme, naturalmente”, come desiderava con ardore san Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Ut Unum Sint (n. 95).

Nel cammino verso la piena comunione, la sinodalità si presenta come via promettente. Durante la visita della Vostra Santità nel 2022, Papa Francesco coniò un’espressione poi inserita nel Documento Finale del recente Sinodo sulla Sinodalità della Chiesa Cattolica:

“Il cammino di sinodalità intrapreso dalla Chiesa Cattolica è e deve essere ecumenico, così come il cammino ecumenico è sinodale” (Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione, n. 23).

Nello spirito di quel Sinodo, spero sinceramente che il 1700° anniversario del Concilio di Nicea ci porti a “mettere in pratica forme di sinodalità tra i cristiani di tutte le tradizioni” e ci ispiri nuove “pratiche sinodali ecumeniche” (ibid., nn. 138-139).

Proseguiamo questo pellegrinaggio sostenuti dalle preghiere di tutti i santi delle nostre Chiese, in particolare di Sant’Isacco di Ninive, il cui nome è stato aggiunto lo scorso anno al Martirologio Romano.
Per la loro intercessione, i cristiani del Medio Oriente possano sempre rendere fedele testimonianza a Cristo risorto, e il nostro dialogo possa affrettare il giorno benedetto in cui celebreremo insieme allo stesso altare, condividendo lo stesso Corpo e Sangue del nostro Salvatore, “perché il mondo creda” (Gv 17,21).

Uniti nella preghiera con il nostro Salvatore, vi invito ora a recitare insieme la preghiera del Signore:

Padre nostro…

 

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