Periodico di informazione religiosa

Sant’Anselmo e il paradiso del chiostro

by | 21 Apr 2023 | Monasteria

Nell’epistolario di Sant’Anselmo si ritrova un ampio e vario magistero spirituale rivolto ai monaci e alle monache. Un epistolario che continuò a crescere anche quando divenne arcivescovo di Canterbury, venendo strappato dal luogo che più amava, il paradiso del chiostro (claustrale paradisum). Del resto essendo, giunto tardi all’episcopato, Anselmo rimaste sempre interiormente monaco. Come ebbe a dirgli Ugo di Cluny, il suo desiderio sarebbe stato quello di sedere con Maria ai piedi del Signore contemplando il suo volto, piuttosto che essere immerso nelle preoccupazioni, servendo con Marta.

La ricchezza della sua esperienza interiore e la lunga pratica della vita monastica rendevano i consigli di Sant’Anselmo particolarmente ricercati dagli abati e delle badesse o dai singoli monaci, ai quali scriveva con paterna sollecitudine, dispensando la sua guida illuminata. Un punto cardine della spiritualità monastica, che emerge dalle lettere, è la sancta unanimitas dei monaci con l’abate: la convinzione, cioè, che quando contestano il padre della comunità, essi si ribellano contro Dio stesso, il quale li priva perciò del suo aiuto. Dove l’abate viene invece ricevuto con venerazione, come se fosse Cristo, là Cristo stesso provvederà a tutto per l’abate i suoi monaci.

Riportiamo, a titolo d’esempio, una delle ultime lettere di Anselmo, scritta in una data compresa tra il 1106 e quella della sua morte avvenuta nel 1109 e indirizzata al priore Giovanni e ai monaci di St. Peter Bath. In questa monitio raccomanda il valore della pace e dell’amicizia tra i monaci, suggerendone due condizioni: la prima, non imporre il proprio volere agli altri e preferire quello altrui al proprio. La seconda, non dire mai male degli assenti, anzi, se possibile, parlarne bene. Due richiami molto attuali, perché ritornano spesso nei discorsi di Papa Francesco. Dunque non solo un astenersi dal male, ma un operare il bene. Poi raccomanda l’osservanza della Regola fin nei precetti più piccoli, altro avvertimento che Anselmo offre con ricorrenza: ad esempio a Eulalia, badessa di Shaftesbury e alle sue monache, raccomandava di realizzare il proposito della Regola non trascurando il minimo precetto, evitando disobbedienza e negligenza. Solo così la loro sarebbe diventata tempio santo di Dio.

L’arcivescovo Anselmo: al priore Giovanni e all’intera comunità dei servi di Dio in Bath; con la benedizione divina e, se un poco vale, la sua.

Giovanni, latore della presente, mi prega di indirizzare alla vostra comunità un’esortazione in segno di paterna amicizia. Potrei senza dubbio dire in breve quali cose siano da evitare, a quali si debba aspirare, con un semplice: “Respingi il male e fa’ il bene”; ma mi sembra più giusto accendere la vostra devozione con un preciso accenno a qualche virtù. Dunque vi esorto ad ardentemente cercare di mantenervi in pace tra di voi; poiché di Dio si dice: “È nella pace la sua sede”. Dunque sarete davvero dimora e tempio di Dio, se tra di voi serberete sempre intatta la pace. A questo patto la potrete conseguire e serbare intatta: se ognuno non mirerà a imporre ad altri il proprio volere ma, nel pieno rispetto della giustizia e del volere divini, sempre appoggerà il volere altrui. Chi vive nel mondo fa a gara perché il suo personale volere trionfi; sicché ciascuno dice: «Non come tu vuoi, ma come voglio io». Questa invece la gara che si addice ai monaci: «Non in conformità al mio volere, ma al tuo».

Né dovrà alcuno aspettarsi che, allorché si attiene al volere di un altro, questi lo ricambi con analogo comportamento; deve al contrario sforzarsi di giammai rinunziare al suo buon proposito, comunque l’altro si comporti.

Un’altra cosa molto contribuisce a far nascere tra i confratelli sentimenti di pace e di amicizia: il non dire mai a un fratello alcunché, riguardo a un altro fratello, tale che quegli se ne possa in cuor suo dispiacere; se lo può, un fratello si pronunzi anzi sempre, riguardo a un altro, con parole tali da suscitare in chi ascolta un profondo amore per lui. A ciò scambievolmente attenetevi, miei carissimi fratelli e figli.

Pure alla vostra Regola dovrete fare ben attenzione; in maniera da non infrangerla minimamente, indipendentemente dalle circostanze di tempo o di luogo, né quando siete soli, né in presenza di altri. Com’è scritto: “Chi trascura il poco, grado a grado cadrà”. Se dunque desiderate divenire migliori davanti a Dio, badate a giammai trascurare il più insignificante precetto. Come chi trascura il poco grado a grado cadrà così, a proposito di chi il poco non trascura, proclamo che il suo sarà, anziché un graduale, un autentico miglioramento.

Fate in modo, fratelli, da poter dire con il Profeta: “La mia vita è sempre nelle mie mani”. In qualsivoglia genere di impegno dovrete in realtà far conto che sempre sia la vostra vita in mano vostra; poiché ciascuno riceverà quanto sul piano spirituale sarà stato capace di compiere.

Dio onnipotente vi protegga da ogni male e, assoltivi da ogni peccato, vi induca a perseverare nel bene. Amen. Vi supplico di pregare per me.

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