Anche i migliori si addormentano. Potremmo sintetizzare così la pagina del Vangelo della XXXII domenica del tempo ordinario, in cui Gesù racconta la parabola delle dieci vergini. La storia messa in scena da Gesù è molto semplice: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono». Fin qui la storia sembra filare liscia, ma varrebbe la pena riflettere su come sia possibile innestare nel regno dei cieli un manipolo di donne stolte. Cosa può mai avere a che fare la stoltezza con il regno dei cieli? Gesù sembra volerci dire che è troppo poco essere buoni, ma bisogna imparare anche ad essere saggi, perché esiste una bontà stolta e una bontà saggia. La differenza la si vede non dalla capacità di non addormentarsi, cioè di essere sempre all’altezza delle situazioni, ma dal come si reagisce quando nonostante la propria evidente debolezza bisogna prendere sul serio quello che di importante ci capita nella vita. L’arrivo dello Sposo è l’arrivo di ciò che nella vita conta di più. La saggezza non è l’assenza di debolezza (si addormentano tutte!) ma essere preparate a non sprecare l’occasione (l’olio in piccoli vasi). Questa capacità di avere le scorte di olio riguarda un dettaglio importante della vita: alle grandi cose della vita ci si allena attraverso le cose piccole. Chi non è allenato alle piccole cose non regge nemmeno le grandi. Chi non sa amare nelle piccole cose, non riesce a farlo nemmeno nelle grandi circostanze di gioia o di dolore. Chi non è fedele nel rifarsi il letto fa fatica a custodire l’ordine del mondo. Chi non sa perdonare le sciocchezze non riesce a resistere alla tentazione del rancore quando gli capiterà un torto più grande. Insomma ogni giorno è una grande palestra di piccole cose che possono renderci saggi senza cancellare la nostra evidente debolezza.

Anche i migliori si addormentano
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