Georges Bataille, introducendo il concetto filosofico-antropologico di dispendio, ovvero “la nozione di dépense” nel saggio dallo stesso titolo apparso per la prima volta nel 1933, si oppone fermamente al principio classico dell’utilità. La vita umana per Bataille non può accontentarsi di una logica dell’utile, avendo a suo fondamento un bisogno di perdita e di dono rimosso, però, dall’odierna società borghese. L’utilitarismo, infatti, riduce l’esistenza umana alla logica quantitativa della produzione, acquisizione e consumo di beni causando un radicale impoverimento, in quanto l’esistenza stessa viene privata del suo senso più profondo.
A fondamento della vita dell’uomo, avverte il nostro Autore, non esiste solo la mera legge della necessità, ma anche l’Eros, il movimento sovrabbondante di energia che preme per trovare spazi di espressione. Altrimenti non si spiegherebbero tutti i fenomeni legati dall’idea di consumo improduttivo e di perdita senza contropartita quali il lusso, i culti, la poesia o l’erotismo. Bataille afferma che tutte queste attività sono accomunate dal principio della perdita.
“L’attività umana non è interamente riducibile a processi di produzione e di conservazione, e il consumo deve essere diviso in due parti distinte. La prima, riducibile, è rappresentata dall’uso del minimo necessario, agli individui di una data società, per la conservazione della vita e per la continuazione dell’attività produttiva: si tratta dunque della condizione fondamentale di quest’ultima. La seconda parte è rappresentata dalle spese cosiddette improduttive. Il lusso, i lutti, le guerre, i culti, le costruzioni di monumenti suntuari, i giochi, gli spettacoli, le arti, l’attività sessuale perversa (cioè deviata dalla finalità genitale) rappresentano altrettante attività che, almeno nelle condizioni primitive, hanno il loro fine in sé stesse. Orbene, è necessario riservare il nome di dépense a queste forme improduttive […] esse costituiscono un insieme caratterizzato dal fatto che, in ciascun caso, l’accento viene posto sulla perdita che deve essere la più grande possibile affinché l’attività acquisti il suo vero senso”.
Tutte queste attività richiedono sacrificio, che etimologicamente significa, dice Bataille, “produzione di cose sacre”. A sostegno di questa sua tesi, il Filosofo francese, porta diversi esempi come quello dei gioielli.
“Non è sufficiente che i gioielli siano belli e splendidi, il che renderebbe possibile la loro sostituzione con falsi: il sacrificio di una fortuna alla quale si è preferita una collana di diamanti è necessario alla costituzione del carattere affascinante di tale collana”. La dépense crea per mezzo della perdita, essa “restituisce al mondo sacro ciò che l’uso servile ha degradato, reso profano”. Bataille, quindi oppone il dispendio all’utile, la produzione al consumo e infine il sacro al profano.
Il mondo sacro, per Bataille, è quello che si oppone al mondo del lavoro. Quest’ultimo, essendo caratterizzato da regolarità, ragionevolezza, regole, orari e divieti costringe alla rinuncia, al calcolo, alla posposizione del piacere a causa del dovere e alla rinuncia all’eccesso. Ma il mondo pulsionale violato conserva la sua irriducibile energia che, ulteriormente potenziata dal divieto, torna a scatenarsi in momenti di trasgressione. Divieto e trasgressione, come sacro e profano sono, per Bataille, non solo complementari ma anche indispensabili ai fini del mantenimento dell’equilibrio sociale e individuale.
Un altro studio che conferma come le azioni umane non siano guidate dal mero istinto utilitaristico è stato condotto dall’antropologo Oscar Lewis. Questi svolse un’indagine in uno dei quartieri più poveri di Città del Messico con lo scopo di misurare il tenore di vita delle famiglie del luogo; quello che emerse destò stupore: più una famiglia era povera, più spendeva nell’acquisto di oggetti religiosi.
Ma senza bisogno di andare in Messico, basta osservare le processioni religiose in alcune zone soprattutto del centro-sud italiano: è la gente più povera e disperata a privarsi, a sacrificare quel poco denaro di cui dispone, appuntandolo ad esempio con lo spillo sul vestito della statua del santo di turno, nella speranza di ottenere il miracolo che cambierà la propria vita. Gesti pieni di significato e di speranze, che di sicuro vanno al di là del concetto di utilità.