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Sabato della V settimana di Pasqua. Il Tempo di Pasqua con Gregorio Magno

by | 4 Mag 2024 | Monasteria

Sabato della V settimana di Pasqua

Luca passa a narrare le vicende missionarie di Paolo: sarà l’Apostolo delle genti ora il protagonista della terza parte degli Atti. Oggi siamo al secondo viaggio missionario, già avanzato. Nel frattempo è si è separato da Barnaba, a causa di una divergenza riguardante la valutazione della persona di Giovanni Marco. Come nuovo compagno Paolo prende Timoteo, suo discepolo, che gli sarà sempre carissimo. Paolo con grande elasticità pastorale, specie in vista dell’azione presso i Giudei, lo fa circoncidere, sebbene non ne vedesse la necessità dottrinale. Paolo si fa davvero «tutto a tutti», per il vangelo. Lo Spirito soffia dove vuole e fa da guida, correggendo la rotta dei predicatori. Luca vuole sottolineare che il protagonista e il regista dell’evangelizzazione è lo Spirito Santo, che ha i suoi piani, spesso divergenti da quelli degli uomini e sarà il primo passaggio in Europa, in Macedonia, piuttosto che continuare a inoltrarsi nell’Asia minore.
C’è un mistero della chiamata dei popoli e delle nazioni che sfugge alla vista umana, pur piena di fede e di zelo. Paolo era molto organizzato, eppure aveva molta disponibilità e docilità all’azione dello Spirito. Ciò forse rende attuale e degno di attenzione il detto, che potrebbe sembrare soltanto uno slogan: meno organizzazione e più Spirito Santo. 

Charles de Foucauld diceva che una delle cose che dobbiamo assolutamente a nostro Signore è di non avere paura. Avere paura è fargli una doppia ingiuria: in primo luogo è dimenticare che egli è con noi, che ci ama e che è onnipotente; in secondo luogo è per il fatto che non ci conformeremmo alla sua volontà: se conformiamo la nostra volontà alla sua, tutto ciò che ci capita, essendo voluto e permesso da lui, ci lascerà lieti e non avremo inquietudini né timori. Camminiamo sicuri con questa onnipotente compagnia, come Paolo, e siamo sicuri che non ci succederà nulla da cui non potremmo trarre il maggior bene per la sua gloria, per la nostra santificazione e per quella degli altri. E che tutto quel che capiterà sarà voluto e permesso da lui e che, per conseguenza, lungi da ogni ombra di timore, noi abbiamo solo da dire: «Dio sia benedetto per tutto quello che ci capita», e abbiamo solo da pregarlo di ordinare tutte le cose non secondo le nostre idee, ma per la sua maggior gloria.

Gregorio Magno, Omelia per la festa di un santo evangelista

Ponderiamo dunque chi mai si è convertito per le nostre parole, chi si è corretto dalle sue azioni perverse per le nostre esortazioni, chi si è dato alla penitenza, chi ha abbandonato la lussuria per i nostri consigli, chi si è allontanato dall’avarizia o dalla superbia. Ponderiamo che guadagno abbiamo ottenuto per Dio noi che, ricevuto il talento, siamo stati da lui incaricati di trafficarlo. Egli dice infatti: “Impiegateli fino a quando tornerò” (Lc. 19, 13). Ecco che viene, ecco che chiede conto del nostro mercanteggiare. Quale guadagno di anime gli possiamo mostrare? Quanti manipoli di anime possiamo porre al suo cospetto, quale messe della nostra predicazione? Poniamo davanti ai nostri occhi quel giorno tremendo, quando il giudice verrà a chiedere il rendiconto ai suoi servi a cui affidò i suoi talenti.
Ecco: apparirà in maestà terribile, tra i cori degli angeli e degli arcangeli.
A quel grande esame si presenterà la folla degli eletti e dei reprobi tutti, e ciascuno mostrerà le sue opere. Ivi si presenterà Pietro, portando dietro a sé tutta la Giudea convertita. Ivi Paolo, recando, per cosi dire, tutto il mondo convertito. Andrea condurrà dietro a sé, al cospetto del suo re, l’Acaia da lui convertita; Giovanni, l’Asia; Tommaso, l’India. Ivi tutti i capi del gregge del Signore si presenteranno con le anime conquistate, che avranno tratto dietro a sé, con le loro sante prediche, quale gregge ubbidiente a Dio. E quando dunque tanti pastori si porranno, con i loro greggi, davanti agli occhi del pastore eterno, che cosa diremo noi, miseri, che torniamo al nostro Signore a mani vuote, che pur abbiam portato il nome di pastore e non abbiamo da mostrare pecore nutrite dalle nostre cure? […] Chi è già santo, ammoniamolo che cresca in santità; chi invece è ancora peccatore, ammoniamolo che si corregga, in modo che chiunque si avvicina al sacerdote se ne vada condito dal sale della sua parola. Tutto ciò, o fratelli, riflettete con cura tra voi stessi, e tutto ciò offrite al vostro prossimo e preparatevi a rendere a Dio onnipotente il frutto del ministero che avete ricevuto.

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