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Pasqua ortodossa, il Patriarca Bartolomeo invoca la pace

by | 5 Mag 2024 | Vita ecclesiale

Con più di un mese di scarto, quest’anno il divario tra le celebrazioni pasquali cattoliche e ortodosse è stato significativo. La Resurrezione del Signore è stata solennemente celebrata secondo la tradizione nel Fanar di Istanbul dal Patriarca ecumenico Bartolomeo che, nel suo discorso, ha espresso i suoi più sinceri auguri di pace, una pace che va fondata sulla giustizia, sulla riconciliazione e sulla solidarietà, nel Medio Oriente e nell’Ucraina devastati dalla guerra. Il Patriarca Bartolomeo ha sottolineato il fermo proposito della Chiesa ortodossa di collaborare alla trasformazione del mondo lavorando sui principi teologici ed esistenziali, ma senza compromettere la distinzione tra Chiesa e affari mondani. In particolare ha espresso il sostegno della Chiesa di Costantinopoli al futuro dei giovani e all’iniziativa “Nash Vychod – Il nostro esodo”, sottolineandone l’importanza dello scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina. Riportiamo il testo del discorso tenuto da Sua Beatitudine:

Popolo benedetto di Dio, Cristo è risorto!

Dal cuore radioso dell’Ortodossia, il Fanar, estendiamo a tutti coloro che sono qui riuniti e ai fedeli della Chiesa Madre di Costantinopoli in tutto il mondo, un messaggio pasquale pieno di amore, gioia e speranza.

La “Pasqua del Signore” è la vittoria orgogliosa della vita e dell’amore sulla morte. Cristo risorto incarna la verità dell’umanità e di tutta la creazione, rappresentando la bellezza che ha redento e continua a riscattare il mondo. Mentre cantiamo nei nostri santuari, Cristo risorto manifesta il “grande miracolo” che sana il “grande trauma” dell’umanità, rivelando lo scopo ultimo della nostra esistenza e della nostra missione nel mondo. È la certezza che il Dio dell’amore guida la storia, dove il male non può avere l’ultima parola. Ecco perché “Cristo è risorto” racchiude l’essenza del messaggio evangelico. Niente nel mondo e nella nostra vita è più come prima dopo la Risurrezione. Tutte le cose si rinnovano, colme di dinamismo, muovendo inevitabilmente verso la loro perfezione ultima in Cristo. Vivere “alla maniera della risurrezione” incarna il “buon cambiamento”, un cambiamento trasformativo che impregna le nostre vite di verità liberatrice e di un amore genuino e gratuito. La risurrezione di Cristo ci conferisce il dono più grande, liberandoci dai confini dell’egocentrismo e illuminando la verità che la vita è condivisione: riguarda “noi”, non l’ego; si tratta di abbracciare la “libertà comune”, la partecipazione, l’amore, la pace e la solidarietà. In ogni aspetto della vita, la verità trascende la possessività; non si tratta di avere ma di partecipare, promuovere la comunità e costruire la società. Questo dono della libertà come relazione consacra ciascuno di noi come persona unica e insostituibile davanti a Dio e all’umanità. Mentre gli individui possono incontrare numerose “piccole verità” nel corso della loro vita, la Chiesa, facendo eco alle parole dei suoi Padri, insegna che la vita autentica si trova nell’ ”unione con Dio” (N. Kavasilas, La vita in Cristo VII, 6). L’esperienza della libertà nella resurrezione non permette a nessuno di limitarsi agli assoluti del mondo. Il desiderio di eternità è profondamente radicato nella nostra anima e non può essere soddisfatto da beni terreni, semplici estensioni della vita o promesse di falsi paradisi. Tutto questo non ci salverà. La negazione del mistero non libera nessuno. Anzi, diminuisce la portata della nostra esistenza. La fede, invece, accresce il senso del mistero del mondo e apre a nuove possibilità esistenziali.La promessa e il dono di Cristo risorto sono l’esistenza completa, la pienezza e la perfezione, la vita eterna. In questo spirito la libertà si manifesta come concetto eminentemente cristiano. L’esperienza della fede ci insegna che ogni cosa nella vita dell’uomo e del mondo rivela la sua verità più profonda e il suo pieno significato quando è parte del nostro rapporto con Dio, quando è accostata nella prospettiva dell’eternità. 

Estendiamo questa benedizione ai nostri giovani, sia qui che ovunque, come eredi della nostra tradizione e dei suoi valori spirituali. Sono loro che porteranno avanti e salvaguarderanno la nostra civiltà resurrezionale. Le nuove generazioni, infatti, possiedono una profonda sensibilità nei confronti dell’esperienza della Risurrezione. Cari giovani, vivete la vostra vita senza compromessi con il male, contribuendo alla trasformazione del mondo in un regno di pace, giustizia e solidarietà. Con questi pensieri e sentimenti, siamo fiduciosi che la Pasqua ortodossa manterrà per sempre il suo carattere speciale, non toccato da “razionalizzazioni” e “modernizzazioni”. Lodiamo Cristo risorto per i suoi doni salvifici!

Preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sopportano difficoltà e dolore, desiderano la pace nel Medio Oriente devastato dalla guerra e nell’Ucraina da lungo tempo sofferente, alla ricerca della riconciliazione, la giustizia e la solidarietà come fondamento per una pace duratura. Con questo stesso spirito sosteniamo l’iniziativa “Nash Vyhod – Our Exodus”, sostenendo lo scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina, soprattutto nella sacra occasione della Pasqua, collegando il concetto di “pace dall’alto” con quello di “la pace dell’universo”. È un’occasione in cui si manifesta la potenza della Risurrezione.

Chiediamo al Signore della misericordia di illuminare le nostre menti e i nostri cuori, guidandoci sulla via della verità e della libertà autentica, permeati dallo spirito di risurrezione e di speranza, mentre proclamiamo con gioia: “Cristo è risorto!” con incrollabile convinzione sulle labbra, proclamiamo che se Cristo è con noi e noi siamo con Cristo, allora «nessuno può essere contro di noi».

©photoΥπουργείο Εξωτερικών https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bartholomew2019.jpg#/media/File:Bartholomew2019.jpg

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