Periodico di informazione religiosa

Custodire la sapienza del cuore. Papa e la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

by | 1 Mar 2024 | Teologia

Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana. È questo il titolo che papa Francesco ha utilizzato per l’annuale Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Come per il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, il Pontefice ha dedicato le sue riflessioni all’attualissimo tema della intelligenza artificiale. Quest’ultima – ormai – ci riguarda; tocca la vita di ognuna e di ognuno; appartiene ai nostri vissuti quotidiani; chiama in causa le attuali e future scelte delle multinazionali e degli Stati; è entrata prepotentemente nei progressi della medicina, delle comunicazioni, dell’istruzione, degli armamenti. A ragione, quindi, il Vescovo di Roma si chiede, proprio nell’incipit del proprio Messaggio: «L’accelerata diffusione di meravigliose invenzioni, il cui funzionamento e le cui potenzialità sono indecifrabili per la maggior parte di noi, suscita uno stupore che oscilla tra entusiasmo e disorientamento e ci pone inevitabilmente davanti a domande di fondo: cosa è dunque l’uomo, qual è la sua specificità e quale sarà il futuro di questa nostra specie chiamata homo sapiens nell’era delle intelligenze artificiali? Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?»; e invita tutti i cristiani, inoltre, a «sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti». Il suo invito è profondo: «Solo dotandoci di uno sguardo spirituale, solo recuperando una sapienza del cuore, possiamo leggere e interpretare la novità del nostro tempo e riscoprire la via per una comunicazione pienamente umana»; egli, inoltre, ci ammonisce: «Non possiamo pretendere questa sapienza dalle macchine. Benché il termine intelligenza artificiale abbia ormai soppiantato quello più corretto, utilizzato nella letteratura scientifica, machine learning, l’utilizzo stesso della parola “intelligenza” è fuorviante». Aggiunge Francesco: «Spetta all’uomo e solo a lui decodificarne il senso. Non si tratta quindi di esigere dalle macchine che sembrino umane. Si tratta piuttosto di svegliare l’uomo dall’ipnosi in cui cade per il suo delirio di onnipotenza, credendosi soggetto totalmente autonomo e autoreferenziale, separato da ogni legame sociale e dimentico della sua creaturalità»; e ci mette in guardia dalla grande ed intramontabile tentazione genesiaca, quella di essere «come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gen 3,5), ma senza il Creatore, e sganciati da ogni legame sociale.

Gli scenari mondiali e antropologici attuali ci ricordano – insistentemente – che ci misuriamo sempre con la nostra personale libertà: «A seconda dell’orientamento del cuore, ogni cosa nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo. Il suo stesso corpo, creato per essere luogo di comunicazione e comunione, può diventare mezzo di aggressività. Allo stesso modo ogni prolungamento tecnico dell’uomo può essere strumento di servizio amorevole o di dominio ostile. I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono ad esempio rendere raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e condivise – come se fossero vere. Basti pensare al problema della disinformazione che stiamo affrontando da anni nella fattispecie delle fake news e che oggi si avvale del deep fake, cioè della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false (è capitato anche a me di esserne oggetto), o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto. La simulazione, che è alla base di questi programmi, può essere utile in alcuni campi specifici, ma diventa perversa là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà».

Con il pieno avvento della intelligenza artificiale ci troviamo di fronte a immense opportunità di sviluppo, ma anche a rischi alti; di questi ultimi sono emblematici: la polarizzazione dell’opinione pubblica e la costruzione di un pensiero unico. L’auspicio della Chiesa è che noi tutti cresciamo in umanità e fraternità, in relazioni corpo-a-corpo e viso-a-viso; la sfida che Francesco lancia all’umanità e alla storia dice: «Come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori nel campo della comunicazione e della informazione, insieme a quella degli utenti in tutto il mondo? Come garantire l’interoperabilità delle piattaforme? Come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto, analogamente a quanto avviene per gli editori dei media tradizionali? Come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture? Come garantire la trasparenza dei processi informativi? Come rendere evidente la paternità degli scritti e tracciabili le fonti, impedendo il paravento dell’anonimato? Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano? Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente? E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà? Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro? Come possiamo renderlo accessibile anche ai paesi in via di sviluppo?».

L’auspicio del Pontefice è che si rafforzino: una comunicazione trasparente, una partecipazione alla vita decisionale il più ampia possibile, l’uguaglianza di tutti di fronte al progresso; egli, perciò, augura a ognuna e a ognuno: «Solo insieme cresce la capacità di discernere, di vigilare, di vedere le cose a partire dal loro compimento. Per non smarrire la nostra umanità, ricerchiamo la Sapienza che è prima di ogni cosa (cfr Sir 1,4), che passando attraverso i cuori puri prepara amici di Dio e profeti (cfr Sap 7,27): ci aiuterà ad allineare anche i sistemi dell’intelligenza artificiale a una comunicazione pienamente umana».

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