Periodico di informazione religiosa

Giovedì della quarta settimana di Quaresima. La Quaresima con Gregorio Magno

by | 14 Mar 2024 | Monasteria

Giovedì della quarta settimana di Quaresima

Quattro sono le testimonianze portate da Gesù che dovrebbero portare gli uditori a riconoscere in lui “la gloria che viene da Dio solo”: le parole di Giovanni Battista, le opere che in vita Gesù stesso ha compiuto, la voce del Padre e le Scritture. Il brano si conclude con la domanda che richiede a ciascuno di esaminare la propria fede: “ma se non credete ai suoi (di Mosè) scritti, come potrete credere alle mie parole?”. Noi parliamo di Scritture o Bibbia, termine quest’ultimo che significa “libri”: tutte le pagine di questo insieme di libri parlano di Gesù e vogliono condurre a lui. Il libro che vale la pena di essere letto è proprio nostro Signore Gesù Cristo. Ma è necessario che avvenga un incontro tra Cristo e noi, quel libro che è il Cristo e il cuore umano. Gesù leggeva, conosceva e spiegava le Scritture. Allora anche noi siamo spinti a scrutare le Scritture, perché egli stesso lo faceva e solo in esse lo possiamo trovare. Dopo la sua glorificazione, ha donato questo carisma di lettura ai suoi discepoli, alla Chiesa e anche a noi, grazie allo Spirito. Una lettura cristiana delle Scritture non è un esercizio intellettuale, è sempre un’esperienza di Cristo, nello Spirito, in presenza del Padre, esattamente come Gesù gli è unito, faccia a faccia, sempre orientato verso di Lui. L’esperienza di Cristo è stata la coscienza di essere amato dal padre e di rispondere a quell’amore con il suo. Anche la nostra lettura deve essere così: attraverso la nostra personale esperienza, un vero scambio di amore.

Gregorio Magno, Lettere 5, 46

Che cos’è la sacra Scrittura se non una specie di lettera di Dio onnipotente alla sua creatura?
… Sii ben disposto, ti prego, a meditare ogni giorno le parole del tuo Creatore; impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio per desiderare ardentemente i beni eterni … Per far questo, Dio onnipotente ti infonda lo Spirito consolatore. Egli stesso riempia della sua presenza il tuo cuore, e riempiendolo lo ricrei.

Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe

La sacra Scrittura è come uno specchio che si pone di fronte agli occhi della mente, di modo che in essi possa riflettersi il nostro aspetto interiore. Lì ci accorgiamo di quanto ci siamo spinti innanzi e lì di quanto assai manca al nostro progresso. Essa narra le gesta dei santi e spinge gli animi dei deboli a imitarli. Mentre ne celebra le vittorie nelle battaglie con i vizi, rafforza la nostra debolezza. In base alle sue parole accade che la mente tanto meno stia in trepidazione nei conflitti, quanto più le si prospettano i trionfi di tanti uomini forti. Non solo, in verità, proclama le loro virtù, ma ce ne fa conoscere anche le disgrazie, in modo da cogliere ciò che di loro si deve imitare nella vittoria e ancora ciò che dobbiamo temere nelle cadute. Ecco infatti che Giobbe viene descritto come rafforzato dalla tentazione, mentre David ne è prostrato. In questo modo la virtù degli antichi rinsalda la nostra speranza e le loro disgrazie ci preparano alla cautela dell’umiltà.

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