Periodico di informazione religiosa

Giovedì Santo, Cena del Signore. La Settimana Santa con Gregorio Magno

by | 28 Mar 2024 | Monasteria

Giovedì Santo, Cena del Signore

Nel Cenacolo Gesù è giunto alla fase finale della sua esperienza terrena, è ormai tempo di passare da questo mondo al padre. Qui ha compiuto due azioni profetiche con l’obiettivo di porre i fondamenti della Chiesa: istituisce l’eucarestia e lava i piedi ai discepoli. Maestro e Signore, Gesù si china a lavare i piedi ai discepoli: questo gesto li sorprende, tanto che Pietro protesta con forza. Ma Gesù, onorando gli apostoli, li accoglie come membri della famiglia. Per questo lava loro i piedi, spezza il pane e offre il calice: nel pasto comune la famiglia si rafforza nelle relazioni tra i suoi membri, ma si apre anche a nuove relazioni con gli ospiti. La famiglia di Gesù, però, è nella vita divina, nella vita della Santissima Trinità. Nasce quindi un nuovo popolo di Dio, siamo trasferiti in un mondo nuovo.

Con l’atto di deporre e riprendere la veste, il Maestro allude al dono di sé che realizzerà nella croce, spogliandosi della sua vita per poi riprendere la di nuovo. Il paradosso non potrebbe essere più eloquente: la sublime altezza dell’amore di Dio e l’abbassamento umile e volontario che la manifesta. Canta la liturgia orientale: “Il Grande è divenuto piccolo innanzi ai suoi discepoli e con la sua umiliazione li ha elevati. Lui, che riveste la luce come un manto, si cinge di un asciugamano. Lui, che porta il mare sul palmo delle mani, si alza per lavare i piedi dei suoi servi. Lui, davanti al cui splendore tremano gli angeli, piega il capo davanti a Simone. Colui che sede sul suo carro, là in alto, come uno schiavo serve i suoi apostoli in basso”.

Il testamento del Signore è quello di rimanere nell’amore, attraverso l’esempio di un Dio che serve all’uomo. Tuttavia sarebbe rischioso assumere il comando dell’imitazione di Gesù in senso solo moralistico: il cristiano non mette in pratica una legge morale che gli è esterna, ma rivive l’esperienza di Gesù che ha visto e contemplato nella liturgia e che abita in lui come una rivelazione interiore ed un’energia ricevuta. Lasciato a se stesso, l’uomo da solo non potrà mai raggiungere la misura etica di Gesù; il suo unico potere è di attingere la grazia di Dio che è data in Cristo, per poter vivere come Cristo. Contemplando l’umiltà del Maestro nella liturgia, il discepolo apprende allora che il segreto della vita consiste nel prendere la forma del Figlio-servo, che ci ha mostrato il cammino che conduce alla somiglianza della sua umiltà salvifica.

Il segno della lavanda dei piedi, oltre il servizio storico, annuncia anche altro: il servizio escatologico che il Signore adempirà, quando verrà di nuovo e prenderà l’umanità con sé per condurla dove è Lui, nella casa del padre, in cui ciascuno sarà ospite e familiare di Dio, e riceverà il posto preparato per lui dal Figlio e il Figlio stesso passerà a servirlo.

Gregorio Magno, Commento al Primo libro dei Re 2, 102

Nella sacra Scrittura si trovano dei precetti dati, certo per disposizione di Dio, ma non per amore di Dio. Non erano forse stati dati per divina disposizione quei precetti di cui dice:
“Diedi loro precetti non buoni” (Ez 20,25)? E quando i farisei discutevano con la Verità a proposito dell’atto di ripudio, si sentirono rispondere: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha dato questa legge” (Mt 19,8). E poiché questi precetti erano secondo un piano permissivo di Dio, chi li osservava agiva secondo il cuore del Signore, ma non secondo la sua anima. In realtà è dal cuore e dall’anima che viene questo precetto, che così si esprime: “Questo è il mio comandamento, che vi amiate a vicenda come io ho amato voi” (Gv 15, 12).
Poiché ciò che prescrive secondo un disegno, lo abbraccia con un amplesso di carità, dice altresì: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano” (Lc 6,27). Così pure prescrive: “Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,72). Ora, questi e altri precetti sin questi sono ordinati da cuore e dall’anima di Dio, perché mediante la rivelazione del suo disegno segreto ci è mostrato ciò che è gradito ai suoi occhi secondo il giudizio della sua carità.

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