Periodico di informazione religiosa

IL LAVORO NOBILITA L’UOMO

by | 2 Mag 2023 | Editoriale

Abbiamo celebrato ieri primo maggio, la festa dei lavoratori, come sempre travolta da polemiche, contestazioni e manifestazioni ora più che mai sul tema del lavoro. Sorgono ora, a un giorno di distanza alcune osservazioni. Davvero al giorno d’oggi il lavoro nobilita l’uomo? Quale tipo di lavoro nobilita l’uomo esattamente? In Italia è ancora legale pagare i propri dipendenti 3 o 4 euro l’ora. Nessun governo finora è riuscito a concretizzare l’dea del salario minimo, che quello sì che darebbe dignità a chi lavora. In un paese in cui il costo del lavoratore per il datore di lavoro è esorbitante, ci si aspetta che quest’ultimo abbia delle agevolazioni tali, dallo Stato, per invogliarlo ad assumere personale. Invece i piccoli imprenditori vengono fagocitati dalle tasse.

Cosa significa esattamente per una persona che il lavoro lo nobilita? Poter comprare un gelato, permettersi una cena fuori ogni tanto, non fare il conto esatto del carrello mentre fa la spesa, pagare il corso di inglese ai figli, magari anche quello di violino, comprarsi una camicia per sentirsi a posto, potersi permettere una giornata fuori al mare o perché no una vacanza? Tutto questo sembra un’utopia invece, perché senza salario minimo, una famiglia di quattro persone mono reddito, a stento riesce a pagare il mutuo, le bollette e fare la spesa. Arrivare alla terza settimana del mese sembra una chimera, passare davanti al bar con i figli e pregare che non chiedano nulla, perché se compriamo quel gelato poi non abbiamo i soldi per la cena. Una vita a rincorrere il benessere che non arriverà mai, perché viviamo in un posto che agevola i ricchi, sulle spalle dei poveracci. Ai milionari è concesso di trasferire sedi all’estero, per non pagare le tasse, e ai poveri viene staccata la corrente se non pagano le bollette. Sarebbe bello festeggiare la festa dei lavoratori, ma non c’è molto da festeggiare.

I dati dell’Ocse sono sconcertanti: negli ultimi trent’anni l’Italia è l’unico paese in cui i salari annuali medi sono diminuiti, esattamente del 2,9%. In Germania gli stipendi sono cresciuti del 33%, in Francia del 31%, in Belgio e in Austria del 25%, in Portogallo del 14% e in Spagna del 6%. Gli stati scandinavi capolista con il +63% della Svezia, il +39 della Danimarca e il +32% della Finlandia. Perché gli altri possono e noi no? Perché l’Italia è sempre quel paese di tante chiacchiere e zero fatti? Ci offendiamo molto quando siamo al centro dell’ilarità e poi concretamente cosa facciamo per dare dignità alle famiglie? Niente, questa è la verità. Attendiamo immobili un miracolo, che anche se dovesse arrivare lo guarderemmo con circospezione, perché siamo anche quel paese descritto per bene da Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. E noi che facciamo? Aspettiamo questo finto cambiamento? O ce lo andiamo a prendere davvero il nostro futuro?

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