Periodico di informazione religiosa

Un sisma nel sisma, tra traumi sommersi e tragedie sociali

by | 4 Apr 2023 | Editoriale

Ripensando al sisma, quando arriva il fatidico 6 aprile, da ormai quattordici anni, come se quel 2009 fosse l’anno zero di una nuova era, ci si volta indietro e si iniziano a fare analisi economiche, sociali, strutturali e soprattutto spirituali.

Certo, non sono mancati ‘scossoni’ anche in questo ultimo anno, soprattutto prodotti non da cause telluriche, ma da posizioni che sono state valutate da molti incomprensibili, come ad esempio la sentenza del 9 ottobre 2022, in cui ad alcune delle vittime del sisma fu attribuita «una condotta incauta il trattenersi a dormire», e a non uscire di casa dopo la seconda scossa in meno di due ore, quella di magnitudo 3,5 che precedette di qualche ora l’evento sismico disastroso delle 3.32 di magnitudo 6,3. La cosa triste di quella sentenza è il messaggio che è passato: quei ragazzi sono colpevoli di essere morti.

A questo, potremmo segnalare anche una serie di tragedie che hanno colpito intere famiglie, con inspiegabili atti efferati segnati dalla morte, che anche negli ultimi giorni hanno scosso l’intera comunità aquilani. Ancora oggi, dopo tutte questo tempo da quel lontano 2009, non si è colta l’urgenza di porre l’attenzione su altre dimensioni dello spettro sismico.

La città di L’Aquila, non si può nasconderlo, sta facendo ogni giorno ‘passi da gigante’ in una rinascita che vede, dopo la ricostruzione quasi ultimata dell’edilizia privata – di cui si calcola oggi circa un venti per cento di abitazioni ancora da ricostruire, soprattutto nelle frazioni aquilane – il rifacimento non solo delle strade e delle piazze, ma anche l’inizio di cantieri pubblici molto significativi per la vita amministrativa del Capoluogo abruzzese, in cui purtroppo, nota questa negativa, le antiche Chiese aquilane, sono ancora ‘al palo’ per una legge pensata male nel 2015 e che ha prodotto effetti disastrosi sul patrimonio non solo ecclesiastico, ma anche su quello pubblico.

Eppure, questa rinascita non è abbastanza esaustiva ed efficace. Ci sono effetti distruttivi che ancora segnano la dimensione comportamentale e relazionale della popolazione.

Nel 2019, il cardinale arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, dopo un periodo di riflessione e di studio svolto con gli organismi diocesani e la presenza di studiosi in ambito di traumi, ha promosso un convegno nazionale, sul tema del ‘terremoto dell’anima’, in cui ha ripreso una serie di riflessioni e di analisi fatte nel corso del suo ministero episcopale aquilano, mettendo in evidenza come un disastro o una catastrofe come quella che ha colpito la città di L’Aquila, possa trovare nel tempo soluzioni nell’ambito urbanistico, ma continui a segnare la popolazione che ha vissuto in modo diretto quel momento catastrofico, con ferite difficili da rimarginare, con crepe profonde nell’anima, che possono segnare con la sofferenza, la vita di coloro che hanno subito quell’evento. In sostanza traumi sommersi, per i quali ancora oggi la Chiesa aquilana si sta spendendo con una pastorale samaritana, dove lo stile deve essere quello del farsi carico delle sofferenze degli altri, ponendosi al loro fianco, in ascolto del loro cuore.

Un momento molto triste e doloroso, ogni anno è quello di sentire scandire per almeno due volte – la prima durante la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Giuseppe Petrocchi, nella Chiesa di S. Maria del Suffragio a Piazza Duomo, la notte del 5 aprile, dove sorge la Cappella della Memoria per le vittime del 2009 e la seconda volta, al termine della fiaccolata che sempre la sera del 5 aprile si snoda per le via della Città, al Parco della Memoria, inaugurato il 6 aprile 2022, a pochi passi da via campo di Fossa, dove sono state sterminate intere famiglie e anche molti studenti universitari – il nome delle 309 vittime del sisma del 2009, il tutto rafforzato dai 309 tocchi della campane della Chiesa del Suffragio alle 3:32 del 6 aprile.

E il motivo di questa tristezza è legato a un perché che non trova ancora oggi una risposta, ma che potrà realmente trovarla, quando si inizierà a comprendere che quelle ingiuste morti, ci chiamano a vivere una giusta vita, segnata da un amore non strappato, ma fecondo, che trova nella prossimità samaritana lo stile con il quale agire e spendere la nostra vita.

Mi approprio, per concludere, di alcune parole del cardinale Petrocchi, presenti nel suo messaggio alla comunità ecclesiale aquilana per la Pasqua 2023, che invitano a ripartire dall’esperienza del sisma del 2009, per passare   alla morte e risurrezione di Cristo: ‘permettetemi di sottolineare che Gesù oggi viene inchiodato non sul patibolo di legno, ma sulla “croce viva” dei Suoi fratelli scartati, offesi, maltrattati. È su questi volti che la luce della Pasqua ci permette di riconoscere l’immagine del Signore e ci spinge a spenderci generosamente, con sollecitudine samaritana’.

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