«Più preghiamo con fiducia il Padre dei Cieli, più ci scopriamo figli amati e più conosciamo la grandezza del suo amore». Papa Leone XIV ci ha offerto le sue meditazioni, a partire dal brando del Vangelo di Lc 11,1-13, in questa XVII Domenica del Tempo Ordinario; la sua attenzione è stata rivolta a ciò che il Signore Gesù ha insegnato ai propri discepoli, «la preghiera che unisce tutti i cristiani. In essa il Signore ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo “abbà”, “papà”, come bambini».
La riflessione del Pontefice è proseguita, con queste espressioni: «Il Vangelo odierno, poi, descrive i tratti della paternità di Dio attraverso alcune immagini suggestive: quella di un uomo che si alza, nel cuore della notte, per aiutare un amico ad accogliere un visitatore inaspettato; oppure quella di un genitore che si preoccupa di dare cose buone ai suoi figli. Esse ci ricordano che Dio non ci volta mai le spalle quando ci rivolgiamo a Lui, nemmeno se arriviamo tardi a bussare alla sua porta, magari dopo errori, occasioni mancate, fallimenti, nemmeno se, per accoglierci, deve “svegliare” i suoi figli che dormono in casa (cfr Lc 11,7). Anzi, nella grande famiglia della Chiesa, il Padre non esita a renderci tutti partecipi di ogni suo gesto d’amore. Il Signore ci ascolta sempre quando lo preghiamo, e se a volte ci risponde con tempi e in modi difficili da capire, è perché agisce con una sapienza e con una provvidenza più grandi, che vanno al di là della nostra comprensione. Perciò anche in questi momenti, non smettiamo di pregare e pregare con fiducia: in Lui troveremo sempre luce e forza».
Nello stesso tempo, il Vescovo di Roma invita ad assumere nuovi atteggiamenti di conversione, in risposta alla grazia divina: «Recitando il Padre nostro, però, oltre a celebrare la grazia della figliolanza divina, noi esprimiamo anche l’impegno a corrispondere a tale dono, amandoci come fratelli in Cristo. […] Non si può pregare Dio come “Padre” e poi essere duri e insensibili nei confronti degli altri. Piuttosto è importante lasciarsi trasformare dalla sua bontà, dalla sua pazienza, dalla sua misericordia, per riflettere come in uno specchio il suo volto nel nostro».
Prevost ha concluso le proprie meditazioni, esortando ciascuno a incarnare la via nuova suggerita dalla Parola gesuana di oggi: «Cari fratelli e sorelle, la liturgia oggi ci invita, nella preghiera e nella carità, a sentirci amati e ad amare come Dio ci ama: con disponibilità, discrezione, premura vicendevole, senza calcoli. Chiediamo a Maria di saper rispondere all’appello, per manifestare la dolcezza del volto del Padre».




