Periodico di informazione religiosa

Il riscatto dei poveri

by | 6 Mag 2023 | Cronaca

Lo scudetto del Napoli è il riscatto dei poveri. Senza ferire l’orgoglio partenopeo, la vittoria del campionato di serie A vale come un riscatto di una città che fino a tre giorni fa primeggiava solo per povertà e disoccupazione, oltre che per la criminalità.

La festa è un modo per dimenticare, anche se per un momento, la realtà. Non è la Napoli-bene che festeggia, che, anzi, è un po’ infastidita, ma gente comune, la Napoli di Eduardo, la Napoli di Totó e De Filippo, del rione Sanità, dei quartieri Spagnoli. Il riscatto dei poveri, attraverso il pallone. Ma dopo i fuochi d’artificio, ognuno torna alla propria occupazione. Chi ce l’ha, naturalmente. La festa azzurra per il terzo scudetto della storia del club partenopeo, può mettere in secondo piano per un giorno i problemi di una città difficile.

Una città, Napoli, che, secondo un’analisi dei dati Istat del 2020, è la più povera d’Italia, seguita da Palermo e Catania. Nel 2020, il tasso di povertà assoluta dell’area metropolitana campana era del 26,4%, il che significa che più di un quarto della popolazione viveva in povertà. E le cose, purtroppo, non sono cambiate in questi ultimi due anni, anzi. Un’indagine del Sole 24 Ore di quest’anno, sui dati Istat sulla disoccupazione nel 2021, rivela che a Napoli il tasso di disoccupazione è del 31% totale, contro il 7% totale della media nazionale, che sale al 22% nella media giovanile.

A Napoli la disoccupazione giovanile (tra i 24 e 29 anni) sale addirittura al 69%. Nella stessa indagine, sempre sui dati Istat, il tasso di occupazione, cioè chi ha un posto di lavoro o svolge una professione, vede Napoli al quartultimo posto in Italia: su 107 comuni capoluogo, di regione o provincia, la città che festeggia lo scudetto è al 104esimo posto, con il 41,40% di occupati. In testa ci sono Bolzano, con il 77% di gente che lavora, seguita da Bologna, Trieste, Firenze, che si attestano attorno al 75%. Come si evince, un divario profondo, abissale, prova di un’Italia a due velocità. Era lo slogan di qualche partito politico 20-25 anni fa: è rimasto lo stesso, anche dopo un quarto di secolo, senza che nessuno sia riuscito a cambiare nulla. E, forse, qualche domanda bisogna farsela.

Eppure Napoli sta vivendo il suo momento magico, il suo riscatto, il riscatto dei poveri, in una polveriera sociale, appena ammantata dalle bellezze del posto, dalle tradizioni antiche, suggestive, che mischiano e confondono sacro profano, dalla forte caratterizzazione gastronomica, e dal romanticismo di spaghetti, pizza e mandolino. Viene spontaneo ricordare la citazione coniata dal poeta latino Giovenale, nell’antica Roma: “panem et circenses”, alimentato dal potere, fino a stordire i napoletani di felicità. Maradona eletto a dio, come il vitello d’oro di biblica memoria, tra una falsa religiosità e tradizione del malocchio.

È lo scudetto del riscatto dei poveri, la festa di chi vuole dimenticare, anche solo per poche ore, la realtà di tutti i giorni, i sacrifici per comprare un biglietto per lo stadio – che va dai 30 euro, per la tribuna family, ai 120 per la tribuna Posillipo, 40 in curva – per dire “quel giorno c’ero anch’io”, per dimenticare lo stato di abbandono da parte di chi, insieme a “panem et circenses”, dovrebbe dare lavoro, stabilità ed equilibrio sociale, un futuro ai giovani: a quel 69% di ragazzi tra i 24 e 29 anni senza un futuro. Ma intanto è giusto festeggiare quello che può essere definito, secondo i dati Istat, lo scudetto del riscatto dei poveri.

Print Friendly, PDF & Email

Ultimi articoli

Author Name