Periodico di informazione religiosa

Invito alla riflessione filosofica

by | 2 Mar 2023 | Filosofia

L’invito alla riflessione si apre con le domande che ripetutamente vengono poste a chi si occupa di filosofia, in cui figurano ai primi posti, sicuramente, quella su che cos’è la filosofia e poi, a seguire, a che cosa serva tale disciplina e in che modo sia possibile calarla nella realtà, qual è la sua utilità. Si tratta di questioni notoriamente impegnative alla base della riflessione filosofica e alle quali non è possibile rispondere in maniera univoca. Oltretutto “che cos’è?” rappresenta esso stesso un interrogativo impregnato di sapere filosofico. Non è affatto una domanda rivolta a dei principianti. È stata la domanda socratica per eccellenza (“Ti esti?”) che ha imposto una via (methodos) precisa, duratura e mai prima declinata nelle nostre forme di conoscenza. Chiedere che cos’è la filosofia, è già fare filosofia.

Tuttavia, si potrebbe, ad esempio, ritenere la filosofia come ciò che i filosofi fanno, identificando il tutto con i loro scritti, oppure, intendere la filosofia facendo riferimento all’etimologia della parola stessa che rimanda all’amore, all’attrazione per il sapere o, ancora, considerare la filosofia come una attività corrispondente al pensare alcune questioni con un certo metodo e con una certa logica, mettendo in campo le facoltà razionali propriamente umane per cercare di comprendere la realtà. Tutto corretto, seppur parziale sotto certi punti di vista. Ma c’è un’altra definizione che potrebbe essere data della filosofia e che, aggiungendosi alle precedenti, manifesterebbe al contempo una risposta anche alle altre questioni sollevate. La filosofia intesa come weltanschauung, cioè come concezione del mondo e della vita e della posizione in esso occupata dall’uomo, una visione del mondo aperta, disponibile al dialogo e al confronto, attenta alle domande degli uomini e delle donne di oggi. In tal caso, la filosofia rappresenta il tentativo di soddisfare una diffusa fame di senso, in quanto esigenza di situarsi e orientarsi nell’esistenza, in maniera più meditata e coerente, nell’orizzonte della complessità del mondo e del suo divenire.

Spesso, però, si sente dire che studiare e praticare la filosofia non è di nessuna utilità. In fondo, i filosofi stanno ancora discutendo degli stessi problemi che avevano interessato gli antichi greci. Sembra, dunque, che la filosofia non sia in grado di cambiare nulla, e che lasci tutto così com’è.

Eppure, a ben vedere, la filosofia permette di iniziare a porre in discussione le assunzioni fondamentali della nostra vita, permette di porsi domande di senso cercando contemporaneamente di abbozzare delle risposte, utilizzando la ragione e l’argomentazione logica del pensiero. La filosofia, dunque, costituisce un buon modo per imparare a pensare più chiaramente riguardo una vasta gamma di questioni. I metodi del pensiero filosofico possono essere utili in un’ampia varietà di situazioni, poiché analizzando gli argomenti a favore o contro certe posizioni si acquistano abilità che possono essere trasferite ad altre sfere della vita. Emerge, così, l’aspetto propedeutico dello studio della filosofia per affrontare al meglio anche lo studio degli altri ambiti del sapere.

La pratica della filosofia, inoltre, è come se andasse a costituire un antidoto contro la banalità che, sovente, caratterizza soprattutto l’atteggiamento dell’uomo di oggi che perlopiù, inserito in un contesto sociale sempre più caotico e frenetico, risulta essere a volte estremamente fragile e incerto, distratto e superficiale, maldestro nel districarsi nella ricerca del senso e nella comprensione della realtà complessa, in estrema difficoltà nell’affrontare i nodi antichi e nuovi che bloccano e frenano il pensiero e l’esistenza.

Platone definisce la filosofia come una scintilla di fuoco, come una “fiamma” che si accende “d’un tratto” e che va continuamente alimentata. Attraverso la proposta di pensieri sparsi e in movimento, confrontandosi con la riflessione filosofica e facendosi sollecitare da essa, ciascuno potrà essere nella condizione di assumere la propria umanità in pienezza, innescando in sé stesso quella sana inquietudine agostiniana alla quale fa eco l’immagine dell’homo viator coniata da Gabriel Marcel, l’uomo come essere in cammino e in ricerca, che desidera e spera e che si apre al futuro.

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