Il 10 febbraio ricorre la giornata mondiale dedicata alla lingua greca, un’occasione che ci ricorda il suo valore inestimabile come veicolo millenario di un patrimonio culturale e spirituale. Il greco antico, che oggi viene studiato nei licei classici e nelle facoltà umanistiche a livello universitario, continua ad essere la lingua viva del rito bizantino nella Chiesa Ortodossa e in quella greco-cattolica (Divina Liturgia, Sacri Misteri e preghiere), rimanendo viva e immacolata attraverso i secoli.
Il greco antico si è evoluto nella demotike (pron.dimotikì), attuale lingua della Grecia e di Cipro. Dopo l’esperienza bizantina e più tardi l’indipendenza dall’impero ottomano (1821-22), fu avvertita l’esigenza di restituire alla Grecia anche una lingua scritta a fianco di quella parlata, appunto la demotike, ‘lingua del popolo’; si sviluppò dunque la cosiddetta kathareuousa, una ‘lingua pura’ artificiosamente ricostruita sulla base dell’antica lingua dotta. Ma dal 1976 – anno della destituzione della giunta militare dei colonnelli – la demotike è definitivamente diventata la lingua ufficiale della nuova democrazia ellenica. Oggi la lingua neogreca è una lingua ufficiale dell’Unione Europea e ha la più lunga storia documentata, circa 4mila anni, di ogni altra lingua indoeuropea vivente; viene parlata da più di 15 milioni di persone nel mondo in Grecia, a Cipro e nelle grandi comunità greche all’estero (nel sud dell’Albania, negli Stati Uniti d’America e in Australia). In Italia ci sono ormai solo relitti di comunità greche e si distinguono in salentina, nella provincia di Lecce e calabrese, nella provincia di Reggio Calabria, note rispettivamente come Grecìa Salentina e Bovesìa. I dialetti greci parlati da queste comunità sono normalmente chiamati grecanici, anche se questo termine è più specificamente applicato all’area calabrese, mentre per l’area salentina ha guadagnato più consensi la designazione di griko. Nelle stime dell’Unesco, sono definite lingue seriamente minacciate di estinzione. Il numero dei parlanti, in base a diverse fonti, si è infatti ridotto complessivamente a circa 13.000, anche se considerando i parlanti attivi, si arriverebbe a cifre più basse.
Perche studiare il greco nel 2025? La lingua greca è la lingua dei grandi filosofi, dei poeti, degli oratori e dei tragediografi dell’antica Grecia, ma anche la lingua dei Padri della Chiesa, che se ne sono serviti per esprimere e trasmettere le verità della fede. Come è forse anche più dell’ebraico e del latino, la lingua greca ha una posizione unica nella vita spirituale, poiché è il mezzo attraverso il quale i dogmi di fede sono stati coniati e trasmessi senza interruzione di generazione in generazione. Pensiamo solo al Credo di Nicea del 325, di cui quest’anno ricorrono i 1700 anni. San Giovanni Crisostomo arrivava ad affermare che la lingua greca è un dono divino, consegnatoci per esprimere le verità celesti; attraverso questa lingua i Padri sono riusciti infatti a spiegare i misteri della fede e a formulare le verità di Cristo, interpretando la volontà di Dio per l’umanità.
Vale la pena spendere due parole anche sulla particolarità della letteratura greca. A differenza delle altre esperienze letterarie europee, è qualcosa di più di una letteratura nel senso ristretto del termine e richiede pertanto prospettive critiche particolari, che rendano ragione della sua unicità. Una letteratura che è nata dai concreti orizzonti di un pubblico e che è stata capace di inventare via via forme nuove, adeguate allo sviluppo di una società, passata in un breve arco di tempo, dalla stadio di cultura tribale e tradizionale al mondo straordinariamente evoluto e complesso della Polis. E se qualsiasi lingua postula l’incontro con i testi che formano la letteratura nel senso più vero e vitale del termine, questo vale ancor di più per i testi letterari greci che, per il loro straordinario valore, appaiono capaci di proporre un’esperienza fondamentale a questo mondo globale che sembra dominato dal caos. Oggi, con una quasi sacra responsabilità che abbiamo come continuatori di questa tradizione, siamo chiamati a mantenere viva questa lingua, ad amarla e a trasmetterla ai giovani, come un tesoro prezioso che collega indissolubilmente la Chiesa alla grandezza della cultura greca. La scommessa è forse di quelle che si possono perdere, ma anche di quelle che non si possono non accettare.
In questa giornata celebriamo la lingua greca, però, non solo come eredità del glorioso passato dell’antica Grecia, ma come fondamento della nostra fede, che continua a illuminare le vie della nostra Chiesa e ad unire la nostra anima a Dio. L’auspicio è che l’insegnamento del greco possa essere promosso ancor più diffusamente nelle scuole, nel tentativo di spiegare anche ai meno attrezzati la ricchezza di questa lingua che continua a nutrire di sé la nostra cultura.