Periodico di informazione religiosa

La tregua del sangue

by | 26 Nov 2023 | Editoriale

Dopo accordi e trattative, il 24 novembre 2023 è iniziata una tregua di quattro giorni tra Israele, Hamas e anche Hezbollah, con il fine di liberare ostaggi da entrambe le parti e permettere l’accesso di aiuti umanitari per le popolazioni che da settimane vivono nella Striscia senza cibo, acqua ed elettricità.

Una tregua fatta di nomi, di volti, di storie, ma soprattutto di innocenti che come nelle guerre del secolo scorso diventano oggetto di scambio tra due fronti avversi, che hanno come fine quello di sconfiggere l’avversario, ma che di fatto disseminano morte e distruzione e soprattutto sangue innocente. Da una parte ostaggi che da ormai due mesi stanno nelle mani di Hamas e dall’altra parte Israele che ha liberato detenuti palestinesi, donne e bambini ma anche camion di aiuti che dall’Egitto entrano finalmente nella Striscia di Gaza.

Una guerra che da due mesi sta segnando il ritmo della morte con più di quindici mila vittime e con un’operazione di scambio di prigionieri che dovrebbe portare al rilascio di cinquanta ostaggi da parte di Hamas e di 150 carcerati da parte di Israele.

Nelle ultime settimane, Papa Francesco ha in più modi fatto sentire la sua voce, ponendosi prima di tutto in ascolto dei parenti delle vittime di questa terribile sciagura per due popoli che da più di settant’anni cercano forme di convivenza. Durante l’udienza generale del mercoledì, il 22 novembre, prima che iniziasse il cessate il fuoco, ha rivolto nuovamente il suo appella non solo per la tregua ma per un cessate il fuoco definitivo da parte sia di Israele come anche da parte di Hamas e ha informato i presenti di avere ricevuto una delegazione di israeliani che hanno parenti ostaggi in Gaza e una di palestinesi che hanno familiari prigionieri in Israele e ha affermato che ‘soffrono tanto e ha sentito come soffrono ambedue. Le guerre fanno questo ma qui siamo andati oltre alle guerre. Questa non è guerra, questo è terrorismo’.

Un terrorismo mascherato da guerra, che purtroppo come in ogni guerra e in ogni azione terroristica ha sempre come vittime bambini, donne e anziani e che non troverà una soluzione se gestito con la forza delle armi.

Anche la scelta da parte di Hamas dei soggetti del rilascio fa trasparire questo. Ostaggi rilasciati si, ma per la maggior parte, grazie a mediazioni internazionali che portano la speranza del riscatto di persone ma che non portano invece la speranza di una conclusione di sofferenza e di sangue. Tra i primi rilasciati, ostaggi con doppia cittadinanza, grazie al coinvolgimento nella trattativa di governi stranieri e probabilmente anche grazie a trattative gestite in rapporti con stati arabi terzi come il Qatar, che pongono domande sulla reale priorità dello stato di Israele: liberare tutti gli ostaggi, costi quel che costi o togliere definitivamente di mezzo Hamas da Gaza, senza risparmio di sacrifici umani? Dopo la tregua, avrà inizio l’offensiva di terra oppure si darà spazio al dialogo e alla mediazione diplomatica? Anche se la tregua dovesse continuare fino alla sua scadenza, c’è però da domandarsi cosa accadrà in seguito.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu assicurando l’impegno del Governo per il ritorno di tutti gli ostaggi, ha però affermato che il ritorno a casa degli israeliani rapiti da Hamas nell’attacco del 7 ottobre ‘è uno degli obiettivi della guerra’, ma Israele è impegnato a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra, ribadendo che i rilasci ‘non pongono fine alla guerra’ e che Israele proseguirà con ogni sforzo per ‘eliminare Hamas’.

A conclusione della recita dell’Angelus di oggi, Papa Francesco si è soffermato sul conflitto israelo-palestinese e sulla tregua in atto,  soffermandosi sia sulla liberazione di tutti gli ostaggi e sull’ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza, invitando i fedeli a continuare  dando come unica vera via di risoluzione del conflitto dialogo da lui definita come ‘l’unica via, l’unica via per avere pace. Chi non vuole dialogare non vuole la pace’.

Capiremo solo tra poco più di quarantotto ore se la volontà sarà quella del dialogo per raggiungere il traguardo della pace, oppure se per strategie di potere e di forza tra le parti, questa tregua, avrà come risvolto reale e concreto ancora una volta il sangue degli innocenti.

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