L’8 dicembre 2015 papa Francesco apriva l’anno giubilare della misericordia; tempo di grazia donato all’intera Chiesa, ricco di numerose iniziative per permettere a tutti di riflettere sull’amore con il quale siamo custoditi da Dio, fare sempre più propria la via della salvezza universale, e perseverare con audacia nella conversione. Due importanti scelte del Pontefice in questo anno – e che rimasero, per certi versi, anche nel tempo a venire – furono: le “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV Domenica di Quaresima, e l’invio nel mondo dei Missionari della misericordia, per permettere a tutti e soprattutto ai più scoraggiati nella fede un più facile ritorno al perdono del Padre e al sacramento della riconciliazione.
La misericordia è stata definita da papa Francesco come «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa» (Misericordiavultus 10); il balsamo, quale «segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi (Misericordia vultus 5).
L’11 aprile 2015 il Pontefice consegnava alla Chiesa universale la Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Misericordia vultus; un anno che veniva concluso il 20 novembre 2016.
«Questo è il tempo della misericordia», scrive il Papa (Misericordia et misera 21); dono divino che chiama la persona umana alla testimonianza e a portare a ognuno la carezza di Dio.
Soffermandoci solamente sui due documenti magisteriali su citati, vogliamo cogliere: la realtà della misericordia presente in Dio; il dono di cui viene resa partecipe la Chiesa, con la missione affidatale; la misericordia in rapporto all’uomo e alla donna contemporanei.
Il nostro Dio è misericordia. «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi» (Misericordia vultus 1). Francesco scrive come la misericordia sia la parola chiave per entrare nel mistero e nella vita di Dio: «È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato» (Misericordia vultus 2).
La misericordia rivela la sconfinata ed eterna bontà divina, che non si ferma di fronte al male e al peccato: a essi risponde con il perdono e la riconciliazione, la proposta della fraternità e della comunione universali. Essa si fa – a partire dalla Rivelazione – una realtà concreta, che esprime l’amore trinitario viscerale per ogni creatura: un sentimento profondo fatto di tenerezza, prossimità, compassione, vicinanza, indulgenza, perdono; «Come si nota, la misericordia nella Sacra Scrittura è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano. La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni. È sulla stessa lunghezza d’onda che si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri» (Misericordia vultus 9).
Il Papa la definisce – in linea con il Salmo 136 – «eterna», spiegando che essa non è solo un atteggiamento divino legato alla storia: «Per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre» (Misericordia vultus 7). La misericordia si è incarnata visibilmente e tangibilmente nella missione del Figlio di Dio; precipuamente nella croce, il grande mistero dell’amore divino.
La misericordia tutto vince, riempie il cuore di amore e consola con il perdono; «Siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia» (Misericordia vultus 9). Il Papa la consegna alla Chiesa come strada da percorrere con coraggio e perseveranza; particolarmente, rivolgendosi ai ministri di Dio, egli scrive: «Ogni sacerdote si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione» (Misericordia et misera 12). Poco prima, nello stesso documento, li esortava scrivendo: «Vi ringrazio sentitamente per il vostro servizio e vi chiedo di essere accoglienti con tutti; testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato; solleciti nell’aiutare a riflettere sul male commesso; chiari nel presentare i principi morali; disponibili ad accompagnare i fedeli nel percorso penitenziale, mantenendo il loro passo con pazienza; lungimiranti nel discernimento di ogni singolo caso; generosi nel dispensare il perdono di Dio. Come Gesù davanti alla donna adultera scelse di rimanere in silenzio per salvarla dalla condanna a morte, così anche il sacerdote nel confessionale sia magnanimo di cuore, sapendo che ogni penitente lo richiama alla sua stessa condizione personale: peccatore, ma ministro di misericordia» (Misericordia et misera 10). Il Papa legge la misericordia come quella grande missione che i sacerdoti hanno ricevuto, in quanto salvati e graziati dal preveniente amore divino; resi – dunque – testimoni dell’universalità del perdono.
La misericordia, in rapporto alla donna e all’uomo contemporanei, dice di tutti gli infiniti doni che dall’amore trinitario riceviamo e che infondono in ogni persona umana atteggiamenti nuovi e redenti, da custodire e far fruttificare. Essa elargisce consolazione e – nello stesso tempo – chiama alla prossimità, anche nel silenzio, affinché a tutti giungano l’affetto e la forza del sostegno. È una «autentica nuova creazione» (Misericordia et misera 16), che permette di affrontare anche il momento della morte con l’accompagnamento della fede. È una vocazione alla prossimità nel bene e alla solidarietà, all’inclusività e a un concreto impegno sociale (cfr. Misericordia et misera 19).
È già trascorso qualche tempo dall’anno giubilare, tuttavia la Rivelazione – che sempre ci raggiunge – ci chiama a riscoprire continuamente il dono grande della misericordia di Dio: benedizione per noi e testimonianza per il mondo, fonte di vita nuova e di redenzione universale.