Periodico di informazione religiosa

L’Eucaristia, spinge a un amore fortemente impegnato per il prossimo

by | 20 Giu 2023 | Editoriale

L’incontro di papa Francesco con i membri del Comitato organizzatore del Congresso eucaristico degli Stati Uniti, è un’occasione preziose per cogliere dalle parole del Santo Padre, la dimensione etica dell’Eucaristia, che ci “spinge a un amore fortemente impegnato per il prossimo, perché non possiamo veramente comprenderne e viverne il significato, se teniamo chiusi i cuori ai fratelli e alle sorelle, specialmente a quanti sono poveri, sofferenti, sfiniti o smarriti nella vita”.

Le Comunità cristiane stanno perdendo sempre di più il senso del celebrare a causa di una ormai evidente scissione tra lex orandi, lex credendi e lex vivendi, dove ciò che viene pregato e professato, va necessariamente testimoniato nella vita.

Papa Francesco, affermando che “nell’Eucaristia incontriamo Colui che si è donato interamente a noi, che si è sacrificato per darci la vita, che ci ha amati fino alla fine”, ricorda anche che “diventiamo testimoni credibili della gioia e della bellezza trasformatrice del Vangelo solo riconoscendo che l’amore celebrato nel Sacramento non può essere tenuto per noi, ma esige di essere condiviso con tutti”. Il Papa, parla anche di evangelizzazione (lex vivendi), dopo avere celebrato e adorato l’Eucaristia (lex orandi, lex credendi), aprendo la strada a uno sguardo etico, dove pone l’attenzione sulle esigenze ‘quotidiane’ dell’uomo, contribuendo così a far sì che, com’è indicato dal Concilio Vaticano II, l’Eucaristia sia davvero compresa come il culmine e la fonte della vita della Chiesa, in modo che tutto da lì parta e lì converga.

L’Eucaristia, assume un’importante dimensione curativa e terapeutica, all’interno di una quotidianità lacerata e sconnessa, ma non per questo mai abbandonata o pericolosamente dimenticata dall’amore di Dio.

Il «modo di essere» di Gesù nell’Eucaristia è, concretamente, quello del dono; alla base della proposta etica bisogna mettere in primo piano la «categoria del dono», come pure quella della priorità della presenza. Il Cristo nell’Eucaristia dona se stesso: si fa presenza, comunione, condivisione.

Affermare che l’Eucaristia è culmen et fons dell’esistenza cristiana, offre al credente la comprensione della sua identità, i criteri del suo agire e il modo in cui sono fortemente e direttamente implicate la consapevolezza e la libera responsabilità personale, da ritenersi significative, tanto dal punto di vista della realizzazione di un progetto individuale che della correlata definizione di un disegno relativo alla comunità tutta dei credenti e dei salvati, a loro volta opportunamente inseriti in contesti eterogenei e soggetti a cambiamenti e a continui processi di maturazione e di evoluzione dei modelli di riferimento.

L’Eucaristia costituisce, senza dubbio, uno di tali aspetti specifici, se non il più intimo dell’esperienza cristiana. In essa la Chiesa riconosce e professa la «fonte» e il «culmine», la «sorgente» e il «fine», il punto di partenza e di pienezza del vissuto cristiano.

La teologia sacramentale insegna che la carità, cristologicamente determinata, è la categoria che racchiude l’intero contenuto della celebrazione eucaristica, e questo, ovviamente, anche da un punto di vista etico.

La centralità della carità nell’Eucaristia, assume una rilevanza di carattere eminentemente pratico e mistagogico.

Papa Francesco afferma che “l’Eucaristia è la risposta di Dio alla fame più profonda del cuore umano, alla fame di vita vera: in essa Cristo stesso è realmente in mezzo a noi per nutrirci, consolarci e sostenerci nel cammino. Purtroppo, al giorno d’oggi, a volte tra i nostri fedeli qualcuno crede che l’Eucaristia sia più un simbolo che la reale e amorevole presenza del Signore. È più di un simbolo, è la reale e amorevole presenza del Signore”.

Il nucleo portante dell’Eucaristia, è posto in continua e diretta relazione con la morte e la risurrezione di Gesù. Essa la ripresenta e attualizza non nel senso di un ritorno al passato o nel senso di un’ossessiva ripetizione di esso. L’Eucaristia rende presente in maniera efficace sul piano esistenziale e su quello storico la sua morte e risurrezione come evento che ha condensato la sua esistenza umana e ha trasfigurato la sua umanità, rendendola partecipe della gloria del Padre.

La qualità eucaristica dell’esistenza cristiana si mostra nella capacità di superare tutte le forme di spiritualismo disincarnato e di dissociazione tra privato e pubblico, tra coscienza e storia, per far crescere, invece, credenti responsabili, comunità vive, assidua formazione e cordiale collaborazione, spirito di dedizione e di sacrificio nella fraternità e nella solidarietà.

L’autentico impegno sociale del cristiano, nasce dalla maturazione di una comunità eucaristica, che ha assimilato il senso cristiano della vita affidato al sacramento e da esso trasmesso a coloro che si comunicano. Il primo apporto della comunità eucaristica alla vita sociale è l’esperienza di relazioni autentiche, modellate sull’esempio e sulla presenza del Signore.

Da questa dimensione strettamente ecclesiale, l’Eucaristia mostra tutta la sua efficacia sociale, non solo per l’incidenza che esercita nel tessuto delle relazioni sociali, ma anche per un obiettivo rilievo pubblico che assume almeno a due livelli.

Il rapporto strettissimo che vincola la Chiesa all’Eucaristia e viceversa, ha riflessi decisivi sulla dimensione etica della vocazione cristiana. Se la comunità cristiana è costituita dall’Eucaristia e vive di essa, il cuore del problema, morale ed ecclesiale, è di natura eucaristica. E’ necessario pensare l’etica dal punto di vista dell’Eucaristia, nell’economia trinitaria della salvezza, nelle missioni trinitarie, nel fine ultimo della creazione e dell’umanità.

Il perdono, contribuisce a svelare, per sua intrinseca natura oltre che per i benefici effetti apportati, tutta la sua forza nell’evento pasquale che l’Eucaristia ricorda e attua. La Chiesa svolge un ruolo pubblico insostituibile nelle società contemporanee, conflittuali e violente, con l’insegnare e praticare l’etica del perdono che non annulla, ma qualifica l’obbligo del «fare giustizia», ma – nel contempo – ecco che l’Eucaristia è anche «memoria» nelle sofferenze dei vinti della storia e delle vittime della violenza.

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