Periodico di informazione religiosa

Lo spirito del tempo

by | 26 Mag 2023 | Filosofia

Cos’è e qual è lo spirito del tempo che stiamo vivendo, ovvero, quella tendenza culturale, quel forte pregiudizio, che predomina e governa ogni epoca e dal quale è quasi impossibile prendere le distanze?

Tale pensiero dominante che genera e orienta concezioni, giudizi e azioni di natura collettiva, esercita una forte suggestione, tanto da far precisare a C.G. Jung che: “con lo spirito del tempo non è lecito scherzare: esso è una religione, o meglio ancora una confessione, un credo, a carattere completamente irrazionale, ma con l’ingrata proprietà di volersi affermare quale criterio assoluto di verità, e pretende di avere per sé tutta la razionalità” (E. Torre, Riflessioni sulla relazione di aiuto, in Quale uomo per quale cura? Argomenti per una clinica etica, a cura di A. Filiberti, Franco Angeli Editore, Milano, 2005, cit., p. 50).

Lo spirito del nostro tempo è rappresentato dall’età della tecnica, in cui il progresso rapido e incessante, al quale spesso neanche riusciamo a star dietro, ci fa credere di essere onnipotenti, illudendoci che con la tecnica tutto diventi misurabile, quantificabile, controllabile e, spesso, modificabile, a tal punto da ritenere, in un delirio prometeico, di poter manipolare a nostro piacere la natura.

Non si vogliono negare qui i meriti evidenti che il progresso scientifico porta con sé, solo si ritiene necessario guardare al tempo attuale con occhio critico, affrontando gli aspetti problematici che lo caratterizzano.

Dal punto di vista epistemologico, lo spirito del tempo contemporaneo, ritiene alla base di ogni fenomeno la legge causale – a partire da ogni effetto è possibile risalire alla causa che l’ha prodotto –, ma nella realtà non sempre questo principio è valido, piuttosto, rappresenta una sorta di ansiolitico per evitare di confrontarsi con l’indeterminatezza che invece, sovente, governa l’esistenza. La stessa fisica è pervenuta ormai alla constatazione che esiste uno spazio di indeterminazione, ed evidentemente questo è quanto più vero nel caso in cui vogliamo prendere in esame la psicologia delle persone.

A sostegno della convinzione della mancanza di certezza assoluta anche nel campo della scienza, possiamo allora affiancare al fondamentale pensiero di K. Popper quello di altri autori come, ad esempio, P. Feyerabend con il suo Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza, oppure M. Ceruti con La fine dell’onniscienza.

La verità è che la realtà è molto più complessa di quello che ci appare e, soprattutto, di quello che pensiamo e crediamo. Così, è fondamentale, riconoscere anche la complessità che caratterizza noi stessi in quanto esseri umani e, di conseguenza, tutte le nostre esperienze e nostri vissuti.

È quanto mai necessario prendere come riferimento il cosiddetto paradigma della complessità di cui parla tanto E. Morin; un approccio sistemico e olistico, che rifiuta l’idea semplicistica secondo la quale un sistema si spiega come semplice somma delle parti. Gli intrecci tra le parti del sistema, infatti, rendono il tutto superiore alla somma delle parti.

Ciò che va recuperato, forse più di tutto, è uno sguardo sulla realtà capace di cogliere la portata della totalità nella nostra epoca e nella nostra conoscenza drammaticamente frammentate; è importante tornare ad effettuare il legame tra le parti e la totalità, in modo tale da cogliere il significato più profondo e il senso pieno della realtà.

Immagine: Gerhard Richter, Fenster [204], olio su tela (1968)

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