Oggi ricorre il decimo anniversario di pontificato di Papa Francesco, il primo Papa latinoamericano, il primo Papa gesuita, il primo Papa figlio del Concilio. Diverse personalità in questi giorni tentano di fare bilanci su questo tempo che ha segnato così radicalmente la vita della Chiesa e non solo, ma forse è bello potersi affidare alla riflessione di un teologo che non ha mai nascosto la totale sintonia con il pontificato di papa Francesco, e che a riguardo ha dedicato a questi dieci anni proprio la sua ultima pubblicazione.

Mi riferisco ad Armando Matteo, attuale Segretario del Dicastero della Fede, originale teologo e affermato scrittore di testi che il più delle volte sono diventati bestseller teologici in grado di animare il difficile dibattito proprio su i temi caldi che molto spesso vedono il cristianesimo incontrarsi e scontrarsi con la contemporaneità.

Il titolo di quest’ultima sua fatica è “L’opzione Francesco” (San Paolo, 2023), che già nel titolo rivela l’intento di mostrare quella che potremmo chiamare “la visione” della Chiesa e del mondo di Papa Francesco.

Ciò che Matteo fa è far parlare direttamente Papa Francesco attraverso i suoi discorsi, i documenti e i gesti che hanno caratterizzato questi dieci anni di pontificato. La cosa sorprendente che emerge delle pagine di questo testo non consiste nel rintracciare una ricetta vincente che tira fuori la Chiesa dal pantano della “denatalità cristiana”, così come elegantemente Matteo definisce il calo di adesione all’esperienza di fede della Chiesa e della proposta cristiana, ma la possibilità di poter immaginare un nuovo modo di essere Chiesa e di ridire il fatto cristiano. Papa Francesco in questi anni ha letteralmente riscritto un nuovo immaginario cristiano che Armando Matteo sintetizza nell’efficace frase “portare Gesù a tutti e tutti a Gesù”.

Questa modalità ha fatto si che il messaggio del Vangelo pronunciato da Papa Francesco arrivasse anche ai lontani, a coloro che pensavano di non avere nulla da condividere con la Chiesa o con il Vangelo stesso. È ritrovarsi nell’umano come il grande luogo in cui vicini e lontani sentono di avere a che fare con parole e proposte che toccano il cuore e il destino di tutti.

L’opzione Francesco non è un testo che elogia, ma è l’accorato appello a non sprecare la profezia di un pontificato che spalanca la Chiesa alla possibilità di non cadere nella trappola di rinchiudersi in un circolo elitario in attesa che passi la tempesta, ma nel coraggioso tentativo di tornare ad essere feconda per tutti.

Come sempre quando si legge Armando Matteo,  si ha l’impressione di trovarsi davanti a un realismo disarmante, ma allo stesso tempo egli dona sempre una speranza possibile. Questa volta realismo e speranza hanno un nome: Papa Francesco. È lui il realista non rassegnato che in questi dieci anni ci ha offerto un opzione possibile per non soccombere.