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Papa Celestino V e la misericordia. Il Convegno storico-pastorale “L’Aquila, capitale del perdono”

by | 26 Ago 2023 | Cronaca

L’intera giornata di venerdì 25 agosto ha visto coinvolta la comunità ecclesiale e quella cittadina nell’importante Convegno a carattere storico e pastorale – celebrato presso la Sala Ipogea, nell’aquilano Palazzo dell’Emiciclo – dedicato alla figura e all’opera del papa san Celestino V, Pietro Del Morrone. Profonde e curate relazioni e testimonianze sono state offerte all’assemblea riunita, sia al mattino che nel tempo pomeridiano.

I lavori sono stati introdotti dal saluto di Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi, il quale ha parlato di san Celestino come di un «leader, comunicativo, vero profeta»; l’Arcivescovo ci ricordava che sia l’attuale Convegno, come gli interi festeggiamenti, sono dei «fari su Celestino», per scrivere sui nostri cuori la portata del suo operato nella Chiesa e nella civitas medievale.

A moderare gli interventi della mattinata è stato il giornalista Angelo De Nicola, il quale, al termine del saluto di Sua Eminenza, ha passato la parola all’avvocato Fabrizio Marinelli, presidente della Deputazione di storia patria negli Abruzzi e Presidente dell’Assemblea dei soci della Fondazione Cassa di risparmio della provincia dell’Aquila.

La prima relazione è stata affidata a mons. Claudio Palumbo, Vescovo di Trivento e Storico; egli ha voluto rileggere papa Celestino – a partire dalle fonti, e non dai soli studi postumi – come un «pater misericordiarum», rispetto al «pastor angelicus» comunemente inteso. L’intervento di mons. Palumbo è partito dal contesto storico medievale, che vedeva la cristianità come espressione sia del sacerdozio che dell’Impero e ha sottolineato con forza il servizio reso da Celestino alla Chiesa, quale «annuncio di misericordia e di santità, proposta di vita spirituale e ascetica»; lo Storico della Chiesa ha ricordato a tutti come Celestino, con semplicità di linguaggio, ha testimoniato che «solo Dio è Padre misericordioso e pietoso». La vicenda celestiniana è densa di «segni profetici che aprivano al futuro», e di quel protagonismo «di perdono sul mondo, che nasce dal realismo dell’Incarnazione e rivela la Chiesa che media la salvezza nell’umano – e non nonostante l’umano – e annuncia che il cielo è aperto sulla Terra».

Al termine della relazione di Palumbo, l’assemblea ha accolto il saluto e i ringraziamenti da parte di Roberto Santangelo, Presidente del Consiglio Comunale di L’Aquila.

Il secondo intervento accademico della mattinata è stato quello di mons. Felice Accrocca, Arcivescovo di Benevento, il quale ha voluto presentare la figura del papa Celestino V come quella di un «monaco eremita». «Egli aveva – ha detto Accrocca – un modo dolcissimo di ammonire». La sua testimonianza che oggi ereditiamo è di una elargizione di misericordia verso i poveri, contro la sempre crescente avidità dei più ricchi.

Don Daniele Pinton, sacerdote dell’Arcidiocesi aquilana e Direttore dell’Istituto di Scienze Religiose Fides et Ratio di L’Aquila, ha curato la terza relazione della mattina, facendo ripercorrere all’assemblea la storia dei festeggiamenti della Perdonanza a partire dalla significativa data del 1983. La proiezione di un video e delle immagini di 40 anni fa ha stupito e commosso l’intera sala Ipogea. L’anno 1983, effettivamente, può essere riconosciuto come quello della celebrazione della prima Perdonanza della storia moderna. Gli anni precedenti al 1983 – ci ricordava Pinton – sono importanti per la promulgazione della Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae universae (1967), per il ministero episcopale di mons. Costantino Stella, per il ruolo del Capitolo Metropolitano dei Canonici nella storia dei festeggiamenti. Da mettere in evidenza, sottolineava don Daniele, è anche la croce di san Massimo, portata in processione insieme alla Bolla di Celestino.

Il 1983 rimane una data centrale, poiché vede l’incontro tra la civitas e la Chiesa in festa. Tuttavia, non si possono non menzionare – nella storia e nello sviluppo della Perdonanza – i ruoli-chiave del sindaco Tullio de Rubeis, di Centofanti e del Frate Minore padre Quirino. L’anno successivo – 1985 – la Città vede l’introduzione dei costumi nel corteo e un cambiamento di rotta: compaiono, per la prima volta, la dama della Bolla e il giovin signore; a essi si aggiungerà, nel 2007, la dama della croce.

La prima celebrazione di apertura della Porta Santa di Collemaggio, con una ritualità incentrata sulla Porta Santa avviene con una liturgia preparata da Padre Quirino Salomene, Rettore della Basilica di S. Maria di Collemaggio, e presieduta da Dom  Giuseppe Nardin, Abate di S. Paolo Fuori le Mura dal 17 gennaio 1980 al 1986), con il quale si era iniziato a creare un percorso di collaborazione, in forza del fatto che i Celestino, in seguito alla soppressione, si erano riversati nella Congregazione Cassinese. Nel 1981, il 28 agosto il Rito della Porta santa viene presieduto dal Card. Corrado Bafile, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e nel 1982 da Mons. Carlo Martini, Arcivescovo Metropolita dell’Aquila.

Intanto, il 16 giugno 1982, con un atto bi-partisan tra la Curia Aquilana e il Comune dell’Aquila, sotto la regia del sindaco dell’epoca Tullio de Rubeis, presso lo studio del notaio Fanti, viene costituito “il Centro internazionale di Studi celestiniani”, con il fine di ‘promuove studi, conferenze, manifestazioni, in primis ‘La Perdonanza’, ed iniziative di varia natura per l’approfondimento del pensiero e della spiritualità di S. Pietro Celestino e per contribuire alla sua diffusione in Italia e all’estero’. Alla firma dell’atto, erano presenti tra gli altri, Il Sindaco dell’Aquila, Tullio de Rubeis, Il Presidente della Provincia dell’Aquila, Serafino Petricone, l’Arcivescovo Metropolita dell’Aquila mons. Carlo Martini, Mons. Demetrio Gianfrancesco (per il Capitolo dei Canonici), Mons. Virgilio Pastorelli (Vicario generale dell’Aquila), Walter Capezzali, Direttore della Biblioteca Provinciale e Salomone Carmine (Padre Quirino, Rettore dell Basilica di S. Maria di Collemaggio dal 1977). Presidente viene nominato Tullio De Rubeis, sindaco dell’Aquila.

Il 1983 segnerà invece l’inizio ufficiale della “Prima Perdonanza dell’era moderna” con il primo Corteo della Bolla, e l’apertura della Porta Santa da parte del Cardinale Carlo Confalonieri. In tutti questi lunghi anni, si è lavorato a questo Giubileo, patrimonio inestimabile della Città, con impegno, con carica umana, con ricerca storica, affinché la figura di S. Pietro Celestino e i valori Religiosi e Civili della Perdonanza, potessero essere sempre più degnamente onorati e celebrati.

Nel 1984, il 19 maggio, ad opera del sindaco dell’Aquila Tullio de Rubeis, con atto ufficiale il Sovrintendente dell’Aquila Renzo Mancini, riconsegna la Bollo del Perdono all’Amministrazione Comunale, che viene collocata nel deposito corazzato della Torre di Palazzo, alla presenza dell’Arcivescovo Metropolita mons. Mario Peressin. In occasione della riconsegna della Bolla del Perdono il prof. Tarcisio Riccardo Mannetti, tiene una relazione sulla Bolla della Perdonanza nei suoi aspetti storico-diplomativi.

Gli Aquilani hanno sempre custodito gelosamente la Bolla della Perdonanza, ma di fatto, quando il Museo Civico, luogo dove era custodito la Bolla del Perdono, per motivi vari, con una convenzione firmata il 6 novembre 1942, confluì nel Museo Diocesano Aquilano, anche la Bolla  del Perdono entrò ‘in custodia’ prima dell’Arcidiocesi dell’Aquila. In seguito, per motivi di sicurezza causa ‘pericoli bellici’, con tutto il patrimonio artistico del Museo Diocesano, fu ospitata in Città del Vaticano dal 23 aprile 1944 alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In seguito, riportata all’Aquila e sempre custodita nel Museo Diocesano Aquilano, confluì, con il patrimonio diocesano e quello civico, nel Museo Nazionale d’Abruzzo il 4 luglio1966, dove vi è rimasta fino al ritorno nella Torre Civica di Palazzo Margherita, il 19 maggio 1984.

Dal 1984 al 1994, il Centro Internazionale di Studi Celestiniani, afferma don Pinton, ha promosso nove convegni organizzati dalla sezione storica del Centro Studi, di cui il primo dallo storico Raul Manzelli, hanno gettato le basi di tutta l’operazione culturale della Perdonanza celestiniana, con un chiaro orientamento religioso. Infatti, questo centro, pensato e voluto sia dalla municipalità come anche dalla Chiesa aquilana, è stato il volano, per la riscoperta dei valori e significati più profondi della Perdonanza celestiniana e della riscoperta della figura di S. Pietro Celestino V.

L’ultimo intervento della mattinata è stato offerto dal Vescovo coadiutore di L’Aquila, mons. Antonio D’Angelo, il quale ha trattato il tema del pellegrinaggio e della misericordia, facendo riferimento al Magistero di papa Francesco. Egli ci ricordava che il pellegrinaggio presuppone un cammino di conversione, è «nostalgia di infinito e di trascendenza». Esso ci dice che «siamo fatti di cielo». Al centro di questo movimento vi è l’incontro tra il penitente e la misericordia divina; il Padre misericordioso aspetta pazientemente quel processo di corpo-spirito-anima che si lasciano incontrare dalla grazia, poiché occorre soprattutto un «cuore vulnerabile».

Gli elementi centrali messi in evidenza da mons. D’Angelo sono stati: la conoscenza di sé; le relazioni, il confronto con l’altro e con Dio; il distacco, per il raggiungimento della meta; la fatica dell’obbedienza, che traduce l’ascolto dello Spirito; la preghiera, circondata di silenzio e di solitudine, a discapito dello «sfilacciamento e della dissipazione interiore». Il modello che il Vescovo presenta è quello di Abramo, nostro padre nella fede; il motore del cammino rimane la grazia, per un percorso esistenziale nuovo. D’Angelo annuncia con forza la centralità della misericordia, quale «meta della nostra vita».

Il tempo pomeridiano, moderato dallo storico Walter Capezzali, ha visto gli interventi di: Monsignor Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano; Agostino Paravicini Bagliani, Presidente SISMEL; Alessandra Bartolomei Romagnoli, docente presso la Pontificia Università Gregoriana; Alfonso Marini, professore dell’Università La Sapienza; Ugo Paoli, Storico Silvestrino e Paola Poli, Responsabile dell’Archivio Diocesano di L’Aquila.

I relatori hanno evidenziato come san Celestino V non sia stato un Pontefice legato al potere; al contrario, egli ha vissuto e testimoniato una forte comunione con i vescovi e i pastori a lui contemporanei. Il suo governo ci interroga, fortemente, sulla «questione del potere e del modo di esercitarlo». I tratti che ne delineano il profilo rimangono: l’eremitismo, la vita penitente, l’assoluta povertà. Il Convegno – in fondo – desidera sussurrare a tutti, e alla Chiesa aquilana in particolare, che occorre «ritornare al cuore, custodendo il ricordo e la memoria».

Ciascuno dei partecipanti può fare tesoro della ricchezza ricevuta; in termini di storia, fede, ecclesialità, società medievale, attualità pastorale. Tutti i presenti sono stati omaggiati con il prezioso volume “Le bolle di Celestino V. Corpus Celestinianum 2”, edito dalle Edizioni del Galluzzo – presentato nel pomeriggio – e frutto di un certosino lavoro ventennale sul Magistero e i pronunciamenti di san Celestino V. I curatori si augurano che le ricerche continuino anche negli anni a venire, affinché nuove pagine di storia vengano portate alla luce e la grande comunità ecclesiale possa attingere dalla ricchezza umana e spirituale del Santo molisano.

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