«L’armonia delle differenze!»: è quella che papa Francesco ha messo subito in evidenza nei suoi incontri in Papua Nuova Guinea, nella seconda tappa del suo Viaggio Apostolico in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste, Singapore. Nel Discorso che il Santo Padre ha rivolto alle Autorità e alla società civili, e al Corpo Diplomatico, egli ha messo in evidenza l’alto valore della pacifica convivenza tribale, come anche quello di una più equa distribuzione della ricchezza; e ha affermato: «L’essere umano ha bisogno, oltre che del necessario per vivere, di una grande speranza nel cuore, che lo faccia vivere bene, gli dia il gusto e il coraggio di intraprendere progetti di ampio respiro e gli consenta di elevare lo sguardo verso l’alto e verso vasti orizzonti». Il Vescovo di Roma ha sottolineato, ulteriormente: «L’abbondanza dei beni materiali, senza questo respiro dell’anima, non basta a dar vita a una società vitale e serena, laboriosa e gioiosa, anzi, la fa ripiegare su sé stessa. L’aridità del cuore le fa perdere l’orientamento e dimenticare la giusta scala dei valori; le toglie slancio e la blocca fino al punto – come accade in alcune società opulente – che essa smarrisce la speranza nell’avvenire e non trova più ragioni per trasmettere la vita. Per questo è necessario orientare lo spirito verso realtà più grandi; occorre che i comportamenti siano sostenuti da una forza interiore, che li metta al riparo dal rischio di corrompersi e di perdere lungo la strada la capacità di riconoscere il significato del proprio operare e di eseguirlo con dedizione e costanza.
I valori dello spirito influenzano in notevole misura la costruzione della città terrena e di tutte le
realtà temporali, infondono un’anima – per così dire –, ispirano e irrobustiscono ogni progetto».
Visitando i bambini di “Street ministrty” e “Callan services” nella “Caritas Techinal Secondary School”, il Pontefice ha detto loro: «È vero, tutti abbiamo dei limiti, delle cose che sappiamo fare meglio, e altre che invece facciamo fatica o non possiamo fare mai, ma non è questo che determina la nostra felicità: piuttosto è l’amore che mettiamo in qualsiasi cosa facciamo, doniamo e riceviamo. Donare amore, sempre, e accogliere a braccia aperte l’amore che riceviamo dalle persone che ci vogliono bene: è questa la cosa più bella e più importante della nostra vita, in qualsiasi condizione e per qualsiasi persona…anche per il Papa, sapete? La nostra gioia non dipende da altro: la nostra gioia dipende dall’amore!».
Ai vescovi della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, ai diaconi, ai sacerdoti, ai consacrati, alle consacrate, ai seminaristi e ai catechisti – nel Santuario di Maria Ausiliatrice Port Moresby – il Pontefice ha donato ai presenti tre concetti-chiave della vita di fede: “il coraggio di ricominciare, la bellezza di esserci, la speranza di crescere”, esortando tutti: «E per favore, non dimenticatevi: vicinanza, vicinanza! Voi sapete che i tre atteggiamenti più belli sono la vicinanza, la compassione e la tenerezza. Se una consacrata o un consacrato, un prete, un vescovo, i diaconi non sono vicini, non sono compassionevoli e non sono teneri, non hanno lo Spirito di Gesù. Non dimenticate questo: vicinanza, compassione, tenerezza»; aggiungendo, alla fine: «Perciò noi continuiamo ad evangelizzare, pazientemente, senza lasciarci scoraggiare da difficoltà e incomprensioni, nemmeno quando queste si presentano là dove meno vorremmo incontrarle: in famiglia, ad esempio, come abbiamo sentito».
Domenica scorsa, 8 settembre, il Santo Padre, durante la messa celebrata nello Stadio “Sir John Guise” a Port Moresby, ha parlato di due dinamiche presenti nella Parola: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Dio (cfr. Mc 7,31-37), affermando: «Possiamo leggere questa condizione di sordomuto anche in un altro senso, perché può accaderci di essere tagliati fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli quando, più che le orecchie e la lingua, ad essere bloccato è il cuore. Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipendono da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio, ci chiude agli altri: l’egoismo, l’indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l’odio, e l’elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ci allontana da Dio, ci allontana dai fratelli, e anche da noi stessi; e ci allontana dalla gioia di vivere.
A questa lontananza, fratelli e sorelle, Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù. Nel
suo Figlio, Dio vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, il Dio compassionevole,
che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze». Francesco ha aggiunto: «Con la sua vicinanza, Gesù guarisce, guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo. E il Signore dice ad ognuno di voi: “Apriti!”. Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita».
Ai fedeli – incontrati sulla spianata antistante la cattedrale della Santa Croce a Vanimo – Francesco ha detto: «Cari amici, molti turisti, dopo aver visitato il vostro Paese, tornano a casa dicendo di aver visto “il paradiso”. Si riferiscono, in genere, alle attrazioni paesaggistiche e ambientali di cui hanno goduto. Noi però sappiamo che, come abbiamo detto, il tesoro più grande non è quello. Ce n’è un altro, più bello e affascinante, che si trova nei vostri cuori e che si manifesta nella carità con cui vi
Amate. È questo il dono più prezioso che potete condividere e far conoscere a tutti, rendendo Papua
Nuova Guinea famosa non solo per la sua varietà di flora e di fauna, per le sue spiagge incantevoli e per il suo mare limpido, ma anche e soprattutto per le persone buone che vi si incontrano; e lo dico specialmente a voi, bambini, con i vostri sorrisi contagiosi e con la vostra gioia prorompente, che sprizza in ogni direzione. Siete l’immagine più bella che chi parte da qui può portare con sé e conservare nel cuore! Vi incoraggio, perciò, ad abbellire sempre più questa terra felice con la vostra presenza di Chiesa che ama».