«L’armonia nel rispetto delle diversità»: è ciò che papa Francesco ha colto in Indonesia, all’inizio del suo Viaggio Apostolico, che lo vedrà presente anche nei Paesi di Papa Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore.
Il Santo Padre ha lasciato Roma nel pomeriggio di lunedì scorso, per essere accolto a Giacarta la mattina di martedì 3 settembre; qui ha incontrato: il Presidente della repubblica e le Autorità Civili, il Corpo Diplomatico, privatamente i membri della Compagnia di Gesù, i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati, le Consacrate, i Seminaristi e i Catechisti, i giovani di Scholas Occurrentes, i rappresentanti delle altre Religioni, gli assistiti dalle realtà caritative, i fedeli nella celebrazione eucaristica.
Con il Corpo Diplomatico e le Autorità Civili, Francesco ha lodato la bellezza dello stare insieme nelle tante diversità: è questa la ricchezza che si coglie in terra indonesiana – cemento, questo, per una autentica fraternità: «La consapevolezza di partecipare a una storia condivisa, nella quale ciascuno porta il proprio contributo e dove è fondamentale la solidarietà di ogni parte verso il tutto, aiuta a individuare le giuste soluzioni, a evitare l’esasperazione dei contrasti e a trasformare la contrapposizione in fattiva collaborazione». Egli ha sottolineato la vocazione e la missione che la Chiesa ricopre in quei contesti: «Per favorire una pacifica e costruttiva armonia, che assicuri la pace e unisca le forze per sconfiggere gli squilibri e le sacche di miseria, che ancora persistono in alcune zone, la Chiesa desidera incrementare il dialogo interreligioso. Si potranno eliminare in questo modo i pregiudizi e far crescere un clima di rispetto e di fiducia reciproca, indispensabile per affrontare le sfide comuni, tra le quali quella di contrastare l’estremismo e l’intolleranza, i quali – distorcendo la religione – tentano di imporsi servendosi dell’inganno e della violenza. Invece la vicinanza, l’ascoltare l’opinione degli altri, questo crea la fratellanza di una Nazione. E questa è una cosa molto bella, molto bella. La Chiesa Cattolica si pone al servizio del bene comune e desidera rafforzare la collaborazione con le istituzioni pubbliche e altri soggetti della società civile, ma mai facendo proselitismo, mai; rispetta la fede di ogni persona. E con questo, incoraggia la formazione di un tessuto sociale più equilibrato e per assicurare una distribuzione più efficiente ed equa dell’assistenza sociale».
Nel suo Discorso nella Cattedrale di nostra Signora dell’Assunzione, il Vescovo di Roma si è soffermato sul motto del Viaggio: “Fede, fraternità, compassione”; ha ringraziato tutti per la infaticabile testimonianza e ha chiesto a ognuno santa perseveranza nell’opera missionaria, affermando: «Anch’io vi rinnovo questa esortazione, e vi incoraggio a continuare la vostra missione forti nella fede, aperti a tutti nella fraternità e vicini a ciascuno nella compassione. Forti, aperti e vicini, con la fortezza della fede. L’apertura per accogliere tutti, tutti! Mi colpisce tanto quella parabola del Vangelo, quando gli invitati a nozze non hanno voluto venire e non sono venuti. Che cosa fa il Signore? Si amareggia? No, ha capito qualcosa quell’uomo e manda i suoi servi: “Andate agli incroci delle strade e portate tutti, tutti, tutti dentro. Tutti dentro, con questo stile tanto bello che è andare avanti con la fratellanza, con la compassione, con l’unità… Tutti. E penso a tante isole, tante isole… E il Signore dice alla gente buona, a voi: “Tutti, tutti” – “Ma, Signore, quello…” – “Tutti, tutti”. Anzi, il Signore dice: “buoni e cattivi”, tutti! Anch’io vi rinnovo questa esortazione e vi incoraggio a continuare la vostra missione, forti nella fede, aperti a tutti nella fraternità e vicini a ciascuno nella compassione. Fede, fraternità e compassione. Tre parole che vi lascio, e voi dopo ci pensate. Fede, fraternità e compassione. Vi benedico, vi ringrazio per il tanto bene che fate ogni giorno in tutte queste belle isole! Prego per voi».
All’interno della Moschea “Istiqlal”, il Santo Padre ha sottolineato – con forza – l’alto valore della comunione, pronunciando queste parole: «Vi incoraggio a proseguire su questa strada: che tutti, tutti insieme, ciascuno coltivando la propria spiritualità e praticando la propria religione, possiamo camminare alla ricerca di Dio e contribuire a costruire società aperte, fondate sul rispetto reciproco e sull’amore vicendevole, capaci di isolare le rigidità, i fondamentalismi e gli estremismi, che sono
sempre pericolosi e mai giustificabili»; e ha indicato e tutti due piste esistenziali da seguire: “guardare in profondità” e “avere cura dei legami”.
Agli assistiti dalle realtà caritative, Francesco ha detto, presso la Sede della Conferenza Episcopale Indonesiana: «Carissimi, tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri, e questo non è un male. Ci aiuta, infatti, a capire sempre meglio che l’amore è la cosa più importante della nostra esistenza (cfr 1Cor 13,13), ad accorgerci di quante persone buone ci sono attorno a noi. Ci ricorda, poi, quanto il Signore ci vuole bene, a tutti, al di là di qualsiasi limite e difficoltà. Ciascuno di noi è unico ai suoi occhi, agli occhi del Signore, e Lui non si dimentica mai di noi, mai. Ricordiamolo, per tenere viva la nostra speranza e per impegnarci a nostra volta, senza mai stancarci, a fare della nostra vita un dono per gli altri (cfr Gv 15,12-13)».
Durante la celebrazione eucaristica pomeridiana, nello stadio cittadino, il Pontefice – nella sua omelia – ha affermato: «L’incontro con Gesù ci chiama a vivere due atteggiamenti fondamentali, che ci permettono di diventare suoi discepoli. Il primo atteggiamento: ascoltare la Parola; il secondo: vivere la Parola. Prima ascoltare, perché tutto nasce dall’ascolto, dall’aprirsi a Lui, dall’accogliere il dono prezioso della sua amicizia. Ma poi è importante vivere la Parola ricevuta, per non essere ascoltatori vani che illudono sé stessi (cfr Gc 1,22); per non rischiare di ascoltare soltanto con le orecchie senza che il seme della Parola scenda nel cuore e cambi il nostro modo di pensare, di sentire, di agire, e questo non è buono. La Parola che ci viene donata e che ascoltiamo chiede di diventare vita, di trasformare la vita, di incarnarsi nella nostra vita».