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Un’altra ferita del sisma si rimargina: riaperta al culto la chiesa di S. Pietro di Coppito

da | 30 Giu 2024 | Pastorale dell'emergenza

L’AQUILA. Dopo quindici anni di chiusura causa sisma 2009, ha riaperto il 29 giugno 2024, nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la chiesa di San Pietro di Coppito in L’Aquila, durante una liturgia eucaristica presieduta dal Cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi e concelebrata da un gruppo di presbiteri della vicaria urbana dell’Aquila.

Questo momento, a lungo atteso dai fedeli di una comunità cristiana, che con il suo parroco Don Francesco Leone, in questi lunghi anni ha continuato a ritrovarsi in un luogo ‘provvisorio’, la chiesa del Crocifisso al Castello dell’Aquila, segna la ripresa del cammino di una comunità cristiana, spezzata dal sisma ma non cancellata.

Il Cardinale Petrocchi, durante la sua omelia, dopo avere ripercorso la storia della chiesa intra moenia di S. Pietro, in cui ha evidenziato come questa chiesa ‘bella’ e ‘solenne’, segni un valore identitario, aggregativo e rappresentativo, di una comunità che anche se povera, ha voluto che il progetto di questa  e gli ornamenti fossero maestosi. Lo stesso campanile della Chiesa di San Pietro, ha ricordato l’Arcivescovo, è stato pensato per essere visibile a distanza, come polo di riferimento e di orizzontamento di una comunità in cui le campane trasmettevano quotidianamente messaggi di festa, di lutto e anche di allerta dal pericolo.

Uno dei passaggi più salienti dell’omelia ha visto il Cardinale nel leggere la riapertura della chiesa capo quarto di S. Pietro, come una vittoria sul terremoto e una conquista di civiltà spirituale, estetica, culturale e sociale.

Il restauro di questa chiesa, come di molte opere storico artistiche della nostra Città, segnata della tragedia di tre terremoti in pochi anni di distanza l’uno d’altro, ha necessitato la messa in campo non solo di molte risorse economiche da parte dello stato, ma anche di molte competenze, che nell’analisi del restauro di S. Pietro intra moenia, sono state definite dal Cardinale Petrocchi come un ‘Noi-Gruppo integrato’, composto da funzionari, tecnici e maestranze, che hanno dimostrato come è possibile lavorare in un ‘insieme coordinato’, in cui l’impresa è stata quella di dover coordinare, e in questo caso con successo, molte competenze istituzionali, architettoniche, ingegneristiche, artistiche, storiche, culturali, ecclesiali e civili.

L’intervento di restauro di questa Chiesa Capo Quarto, ha visto lavori impegnativi, economicamente e materialmente, che hanno imposto scelte tecniche non facili, ma che hanno portato anche alla luce nuovi e interessanti lacerti di affresco. Nuove pitture sono state trovate sotto gli intonaci, ed è anche emersa – ancora intatta – un’edicola affrescata agli inizi del Cinquecento con la raffigurazione di una Pietà. I recenti restauri hanno visto il Segretariato Regionale Abruzzo del MiC (Ministero della Cultura) agire come stazione appaltante. Tra i professionisti che si sono succeduti nel tempo, vanno nominati almeno gli Architetti Antonello Garofalo e Antonio Di Stefano. Quest’ultimo è anche docente presso la Scuola di Alta Formazione in Beni Culturali Ecclesiastici (SAF BCE), attiva presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Fides et Ratio” dell’Aquila.

Proprio questo Istituto ha dedicato il nuovo numero della sua rivista semestrale «Fedelmente» ai restauri appena conclusi, a cura dello storico dell’arte e docente presso la SAF BCE, dell’ISSR di L’Aquila, Gianluigi Simone. In quest’opera editoriale, alle complesse vicende costruttive dell’edificio è dedicato l’articolo di Stefano Brusaporci, Professore Ordinario di Disegno dell’Architettura presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi dell’Aquila. Ai preziosi lacerti di affresco – riferibili a fasi cronologiche e mani diverse – che abbelliscono le pareti della chiesa è dedicato l’articolo di Cristiana Pasqualetti, Professore Associato in Storia dell’Arte Medievale presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi dell’Aquila. Affronta, invece, il delicato tema del restauro delle pitture murali Maria Fernanda Falcon Martinez, Funzionario Restauratore della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di L’Aquila e Teramo. In fine, un articolo del curatore della pubblicazione, Gianluigi Simone, docente dell’Istituto “Fides et Ratio”, riassume le principali fonti archivistiche inerenti a questa Chiesa.
Il nuovo numero della rivista, da oggi disponibile presso la Segreteria dell’ISSR, si allarga – nella seconda parte – ad altri interessanti argomenti, sempre relativi all’arte aquilana, per un totale di 250 pagine, ricche di novità.

La chiesa di San Pietro di Coppito in L’Aquila, nel suo impianto, è coeva alla nascita stessa dell’Aquila, e fu voluta dagli abitanti di Coppito (l’antica «Poppletum»), uno dei castelli fondatori della città, che la leggenda vuole fossero 99.     Quando la neonata città fu divisa in quattro “quarti”, uno di essi prese il nome della chiesa, elevandola a “capoquarto”, e sancendo, dunque, la sua importanza su scala urbana, come riferimento per un’intera porzione di città.
Il terremoto del 1703 dovette abbattersi con forza su questo edificio sacro, perché, successivamente, esso subì ampi rimaneggiamenti, conclusisi solo nel XIX secolo, con la costruzione di una cupola e di una nuova facciata ‘a frontone’.

L’attuale conformazione dell’edificio, come noto, è esito dei restauri ‘di ripristino’ del Soprintendente Mario Moretti (1969-1971), che intese riportare la chiesa al suo presunto aspetto originario, eliminando ogni superfetazione, e dotandola di una nuova facciata “in stile”. Ma in questo edificio sacro – al contrario di quanto accadde, ad esempio, nella chiesa di San Silvestro – egli non poté rintracciare un limpido assetto medievale, ma si trovò di fronte ad un edificio-palinsesto, definitosi nel corso dei secoli, che aveva subito troppe trasformazioni per poter riconquistare una sua unità stilistica.

L’eliminazione degli intonaci, ad ogni modo, permise di far riemergere ampi lacerti d’affresco, e di leggere meglio le peculiarità architettoniche di alcune porzioni dell’edificio. La navatella di destra, ad esempio, non è un ampliamento successivo ma, per i suoi caratteri stilistici, è identificabile come una più antica preesistenza riutilizzata – inglobandola – nella costruzione della chiesa.
Il sisma del 6 aprile 2009 ha procurato gravi danni alla costruzione, con il crollo parziale della facciata, e quello totale della cella campanaria. Anche il resto dell’edificio è stato compromesso dalle scosse: l’imponente parete di sinistra – che mostra il tipico apparecchio murario aquilano duecentesco – ha riportato un evidente fuori-piombo, per bilanciare il quale è stata dotata di contrafforti esterni. La cella campanaria è stata interamente ricostruita: i crolli del 2009 avevano anche causato la lesione di due campane, e la rottura della terza, recuperata solo parzialmente, e in frammenti. Per questo motivo, ad opera di Don Francesco Leone, già da qualche anno, l’edificio è stato dotato di tre nuove campane, fuse ad Agnone.

Con la riapertura della Chiesa capo quarto di S. Pietro, una comunità cristiana insieme al suo parroco, ritrova un posto identitario in cui ritrovarsi e una ferità aperta dal sisma del 2009 può oggi iniziare a rimarginarsi, per dare spazio alla rinascita di un Città non solo fatta di chiese, piazze, case, strade e luoghi della cultura, ma anche di un ‘popolo’ assetato di normalità.

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