Periodico di informazione religiosa

Al Fides et Ratio di L’Aquila, la prima Scuola di Alta Formazione in Etica dell’Emergenza

by | 15 Ott 2023 | Pastorale dell'emergenza

L’Aquila. Unica in Italia, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘Fides et Ratio’ di L’Aquila, collegato alla Pontificia Università Lateranense, verrà attivata da quest’anno accademico 2023-2024 – con la partecipazione in parte on-line e in parte in presenza –  la Scuola di Alta Formazione in etica dell’Emergenza, della durata di tre anni: Un nuovo percorso accademico di formazione per gli operatori delle calamità.

Oltre all’Alto Patrocinio del Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e della Caritas italiana, attivate ad opera della stessa Caritas dieci borse di studio a favore di studenti provenienti da tutta Italia per questa specifica Scuola di Alta Formazione, che è rivolta a tutti coloro che, agendo nell’ambito assistenziale, intendono formarsi alle questioni assiologiche e bioetiche che conferiscono competenze valoriali ed ermeneutiche nell’attività professionale normalmente svolta: medici e personale sanitario, insegnanti di religione, catechisti, operatori Caritas, sacerdoti, religiose e religiosi, studenti di discipline ecclesiastiche, volontari impegnati nell’assistenza alla popolazione nelle calamità naturali e sociali, con «il fine di acquisire abilità mentali, emotive e comportamentali per assistere le comunità nell’immediato, come anche per “intercettare” disagi e gestire “dissesti” spirituali e relazionali che i traumi possono lasciare anche a distanza di anni nelle vittime».

La Scuola di Alta Formazione in Etica dell’emergenza – intuizione del cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi, come l’Ufficio diocesano per la Pastorale dell’Emergenza, da Lui creato nel 2021 – è stata costituita con Atto Accademico del Consiglio d’Istituto, come previsto dagli Statuti dell’ISSR ‘Fides et Ratio’ di L’Aquila nel maggio del 2022 e prevede lo studio dell’etica intesa come scienza della vita che interroga l’esistenza umana nella sua globalità, con una particolare attenzione rivolta ai settori della sofferenza e della precarietà, come anche a dimensioni sociali e ambientali.

Tra le discipline insegnate hanno forte rilievo i fondamenti epistemologici, l’etica e psicologia della sofferenza così da affrontare meglio le relative sfide nell’ambito personologico, pedagogico, giuridico-normativo e culturale, in linea col Magistero della Chiesa. Tali approcci di ricerca, da una parte vanno a qualificare ulteriormente le professionalità già operanti a vario titolo nel settore della sofferenza umana, specie quella causata da traumi ambientali, sanitari e sociali, ma dall’altra preparano competenze specifiche di operatori della sofferenza e dell’emergenza, per dare risposte adeguate a quanti possono trovarsi in gravi difficoltà a causa di calamità o sciagure di ogni tipo.

E’ previsto, nel terzo anno del percorso di studi, un adeguato tirocinio formativo sul campo delle varie attività emergenziali, in affiancamento alle iniziative messe in cantiere da Caritas Italiana, dalle Caritas Diocesane, dalla Protezione Civile e dalle Associazioni del settore.

Per informazioni sulle modalità di iscrizione all’ISSR di L’Aquila e sull’accesso alle Borse di Studio di Caritas italiana per frequentare la Scuola di Alta Formazione in Beni Culturali Ecclesiastici, è possibile chiamare la Segreteria Accademica, (Lunedì-Venerdì) dalle 15:00 alle 17:00, ai numero 0862. 25104 – 366 9728763, oppure scrivere a issraqsegreteria@gmail.com o visitare il sito www.issraq.it

Questa Scuola di Alta Formazione in Etica dell’Emergenza, rientra tra le proposte di un percorso iniziato nella Chiesa aquilana – utili per la condivisione con le altre Chiese che vivono il dramma del sisma che le ha colpite non solo in Italia, ma anche per quelle in Siria, Turchia e Marocco – che partendo dalla  ‘pastorale dell’emergenza’, ha le sue basi nella prossimità samaritana.

La “prossimità samaritana” come opportunità di condivisione di un cammino di Chiesa, diviene sempre più attuale di fronte alla catastrofe che il 6 febbraio 2023 ha colpito la regione a cavallo tra Turchia e Siria, con un sisma devastante che ancora prosegue nella sua forza distruttiva e che ha già determinato un bilancio delle vittime che supera i 50mila morti. Questa calamità accomuna nella sofferenza, il popolo siriano e turco, con quello aquilano, colpito dalla tragedia che il 6 aprile 2009 si è abbattuta sulla Città di L’Aquila.

«La “prossimità samaritana” va promossa in modo sistematico e permanente, guidata alla Luce della Parola, animata dalla grazia della Pasqua e spinta dall’impulso missionario della Pentecoste» come più volte affermato dal Cardinale Arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, nel suo ministero che lo ha portato a creare un apposito Ufficio diocesano della Pastorale dell’Emergenza, parte dalla «necessità di allertare la dimensione religiosa, culturale, sociale e politica di questa dinamica che per essere compresa, deve passare dall’incontro fraterno e la circolarità di pensieri, di attività collaudate e di risorse da trovare non soltanto all’interno del mondo Chiesa, ma anche e soprattutto con lo Stato, con il mondo del volontariato e con il mondo associativo».

In un suo intervento in occasione di un Convegno nazionale sulla Pastorale dell’Emergenza, promosso a L’Aquila nel 2019, Petrocchi ha affermato che  «in questa prospettiva diventa centrale la buona intesa e la collaborazione fattiva, attraverso un dialogo leale e costruttivo, con le strutture pubbliche e gli organismi sociali» aggiungendo che «risulta, pertanto, fondamentale che gli attori istituzionali (la Chiesa, gli enti pubblici, l’università, il mondo della sanità, quello militare e dei media) trovino forme di raccordo e di intesa, che consentano di scambiare strategie capaci di favorire dinamiche sananti e processi migliorativi per la vita delle persone e delle popolazioni».

In sintesi, occorre «allertare, in forme di buona sinergia, la dimensione religiosa, culturale, sociale e politica, sapendo che solo insieme si possono vincere le sfide che ogni calamità lancia, in modo imprevisto e disintegrante. Si tratta di un’opera da mettere in cantiere, nel segno della coesione e della lungimiranza».

Come affermato in più occasioni dal Cardinale Petrocchi, «c’è un terremoto geologico che investe le case e le cose e un altro che si abbatte sulla mente, sul cuore, sulle relazioni che le persone stabiliscono con gli altri. E’ il ‘terremoto dell’anima’. Il terremoto geologico è visibile negli effetti che produce, mentre quello dell’anima no, perché è nascosto nell’interiorità delle persone e di una comunità».

Di fronte ai drammi e alle calamità, l’esperienza aquilana, ci ha insegnato che è necessario “fare rete” per potere insieme cercare di comprendere sempre di più in profondità ciò che è avvenuto nella mente e nel cuore delle persone e cercare di dare risposte significative e portatrici davvero di novità rispetto a ciò che finora abbiamo constatato.

Questa necessità nasce dalla consapevolezza che di fronte a un ‘terremoto geologico’ ve ne è un altro che possiamo chiamare ‘terremoto dell’anima’. «Quello geologico, in genere, è più breve; potrebbe essere descritto come una curva a campana: c’è un momento di inizio, uno zenit e poi conosce un declino. Invece il terremoto dell’anima, che si attiva in genere quando quello geologico è nella sua fase conclusiva, può essere descritto come una linea in ascesa, cioè ha tempi molto prolungati»

Da quelle che sono le tragedie degli ultimi quindici anni, che possiamo riassumere, in calamità sismiche, ambientali e geologiche, ma anche in calamità pandemiche, dobbiamo sentirci chiamati a trarre una lezione di vita che parte dalle esperienze dolorose e devastanti che hanno colpito, non solo le popolazioni, ma anche coloro che sono stati chiamati a svolgere un servizio di assistenza e supporto a queste popolazioni.

«L’aiuto offerto nella sfera corporea e nell’ambito organizzativo è necessario, ma non sufficiente per attivare iniziative che rispondano integralmente ai bisogni e alle attese della gente. Occorre affiancare questi interventi con una “prossimità samaritana”, capace di condividere e offrire aiuto con stile evangelico e mobilitando l’attenzione sui valori umani, autentici ed universali». Quello dell’anima è, in genere, un «sisma sommerso» precisò Petrocchi, ribadendo che «I dissesti dell’anima, generati da fatti sconvolgenti sono fenomeni difficili da sondare: occorrono centri di osservazione spirituali, psicologici e sociali ben attrezzati; non bastano, infatti, sensori occasionali ma bisogna organizzare stazioni permanenti di rilevamento per seguire l’andamento della situazione».

«Chi vuole farsi prossimo di coloro che sono stati colpiti da un evento dirompente» sostiene il Card. Petrocchi «deve imparare ad ascoltare le voci di chi ha subito la calamità: sia quelle che parlano esplicitamente (attraverso il racconto), sia quelle che si esprimono con un apparente silenzio.  Per questo, i primi verbi da coniugare per la ricostruzione spirituale e civile non sono progettare e fare, ma ascoltare e incontrare: cioè, accogliere i bisogni profondi della gente, per disporli secondo il giusto ordine di priorità, e intensificare la tessitura delle relazioni convergenti, che potenziano la coscienza fattiva di essere un’unica famiglia». Dunque, conclude l’Arcivescovo «le operazioni necessarie sono: captare la sofferenza, comprenderla (utilizzando categorie interpretative adeguate) riconoscerle un significato, integrarla in un progetto esistenziale, renderla una opportunità di crescita globale. Impresa, questa, da condurre al plurale: si fa in comunione e genera comunione».«La  risposta a trauma sociale è creare un “noi”, una presenza che non abbandona ma che garantisce un affiancamento nella stagione della sofferenza».

Le proposte della Chiesa aquilana, attraverso il percorso di studio dell’Ufficio diocesano della Pastorale dell’Emergenza, possono diventare un prezioso supporto e concreto sostegno alle popolazioni della Siria e della Turchia, colpite dal sisma del febbraio 2023, attraverso alcune dinamiche da adottare da coloro che svolgono un servizio di sostegno di queste popolazioni. E’ importante «ascoltare, non limitarsi a sentire’: Dove compare il terremoto dell’anima si rafforzano certi processi che sono comuni, “diminuisce” in genere la capacità di ascoltare, che è impegnativa perché significa prendere sul serio ciò che l’altro ci ha donato, e quella di parlare».

Per quanto concerne «l’azione di sostegno, da parte della Chiese, urge fondare un “ministero della consolazione”, che “èteologale” e “non solo antropologico”». «Una Chiesa fraterna, amica, samaritana è capace di offrire il tesoro della Parola, della Pasqua e della Pentecoste». Dobbiamo essere capaci di essere una seconda Protezione civile, che poi è quello che la gente cerca, ciò di cui ha bisogno. «La Chiesa deve sapere con-dividere, con-soffrire, con-sperare credere che l’Amore vince, qualunque cosa accada”».

Il punto di partenza di questa dinamica, lo troviamo nel Vangelo di Luca al capitolo 4, 16-21. E’ proprio attraverso questa parabola del buon samaritano che noi possiamo trovare gli elementi per comprendere la Chiesa in uscita, di cui spesso ha parlato papa Francesco. Nella parabola del buon samaritano, il vedere e il passare oltre da parte del sacerdote e del levita, fa comprendere che nella vita, chiunque è impegnato ad alleviare le sofferenze della popolazione colpita da calamità naturali, sociali o di guerra, potrà imbattersi spesso in un fratello e anche in difficoltà o in sofferenza, e il suo comportamento dovrà assimilarsi a quello del samaritano, che prova compassione e agisce per il bene, mettendo in gioco tutto se stesso, prendendo a cuore coloro di cui si prende cura. In questo brano noi troviamo le caratteristiche della solidarietà evangelica. Il Vangelo chiama a una prossimità fattiva e competente, in cui non solo stare con la gente, ma anche, come detto da papa Francesco, di essere ‘capaci di scendere nella notte senza essere avvolti dalle tenebre’.

Per fare questo, dunque, è necessario formarsi e «captare la sofferenza» che scaturisce da eventi drammatici come il terremoto e la guerra, per «comprenderla e riconoscerle un significato, integrarla in un progetto esistenziale, renderla una opportunità di crescita globale».

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