Salvati da ciò che ci ammazza, sembra questa la facile deduzione che possiamo fare delle parole del Vangelo di Giovanni nella IV domenica di Quaresima: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Può sembrare un cortocircuito ma in realtà il Vangelo ci sta dicendo che Gesù ha nascosto la salvezza lì dove facciamo più l’esperienza del fallimento. Siamo convinti che il cielo sia in alto, ma Gesù indica un’altra strada: il cielo è lì dove tu tocchi il fondo della vita. In quel momento di debolezza estrema non hai più bisogno che qualcuno ti convinca che sei una creatura, è evidente ai tuoi occhi, avverti completamente il tuo limite; lì in quel momento puoi disperarti o affidarti completamente a Colui che ha deciso di venire lì in quel fondo, in quella situazione. Gesù sulla Croce non è lì per farci commuovere, ma per convincerci che Lui ha deciso di abitare lì dove tutto sembra ormai perduto. Si è lasciato inchiodare lì dove ognuno di noi incontra un muro che non lo fa più andare oltre. E proprio perché Lui è lì, inchiodato sulle nostre croci, sappiamo che siamo salvi. Gesù ha trasformato in Pasqua (passaggio) ciò che per noi era solo la fine di tutto. Si tratta però di stare su quelle Croci con una fiducia nuova, con un atteggiamento completamente diverso. La gioia di questa domenica che è detta appunto “domenica laetare” (domenica della gioia), non ci ricorda solo che ormai la Pasqua è più vicina di quando abbiamo iniziato il cammino quaresimale, ma che il motivo di questa gioia è avere la certa consapevolezza che “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.