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Solennità di San Giuseppe. La Quaresima con Gregorio Magno

by | 19 Mar 2024 | Monasteria

Solennità di San Giuseppe con Gregorio Magno

Nel Vangelo di Luca si trova l’annuncio dell’angelo a Maria, mentre quello di Matteo leggiamo l’annuncio a Giuseppe. In questo annuncio l’angelo manifesta Giuseppe la sua missione di padre di quel figlio, e concepito da Maria per opera dello spirito Santo, sarà il Messia di Israele, il salvatore. Ecco il significato del nome di Gesù. A Giuseppe risulta difficile accettare quella paternità non sua e poi l’enorme responsabilità di essere maestro e guida di colui che sarebbe stato un giorno il pastore di Israele, Sulla sua figura si stende un clima di silenzio, un silenzio, però che svela in modo speciale il profilo interiore di questa figura. I Vangeli parlano di quanto che Giuseppe ha fatto, ma consentono di scoprire nelle sue azioni, avvolte dal silenzio, un clima di profonda contemplazione. Giuseppe era in quotidiano contatto col mistero «nascosto da secoli», che «prese dimora» sotto il tetto di casa sua. Questo spiega, ad esempio, perché nella vita di preghiera di santa Teresa di Gesù, San Giuseppe è sempre rimasto presente. Come scriveva Giovanni Paolo II nella Redemptoris custos: “Il sacrificio totale, che Giuseppe fece di tutta la sua esistenza alle esigenze della venuta del Messia nella propria casa, trova la ragione adeguata nella “sua insondabile vita interiore, dalla quale vengono a lui ordini e conforti singolarissimi, e derivano a lui la logica e la forza, propria delle anime semplici e limpide, delle grandi decisioni, come quella di mettere subito a disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando della famiglia la condizione, la responsabilità ed il peso, e rinunciando per un incomparabile virgineo amore al naturale amore coniugale che la costituisce e la alimenta”.

Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, Pref. 13

È bello notare come Dio abbia disposto, tra le sue opere meravigliose, l’avvicendarsi delle stelle nella volta del cielo per illuminare la notte di questa vita, finché al termine della notte sorge, vera stella del mattino, il Redentore del genere umano. Il corso della notte, punteggiato dalle stelle che sorgono e tramontano, riceve dal cielo grande splendore di bellezza. La luce delle stelle, una dopo l’altra e ciascuna a suo tempo, era destinata a fugare le tenebre della nostra notte; perciò è comparso Abele a mostrarci l’innocenza; è venuto Enoc a insegnarci la purezza dei costumi; è venuto Noè a suggerirci la longanimità della speranza e dell’azione; è venuto Abramo a manifestare l’obbedienza; è venuto Isacco come esempio di castità coniugale; è venuto Giacobbe a mostrarci come si sopporta la fatica; è venuto Giuseppe a insegnarci come rendere bene per male; è venuto Mosè come esempio di mansuetudine; è venuto Giosuè a ispirarci fiducia nelle avversità; è venuto Giobbe a mostrarci la pazienza in mezzo alle prove. Ecco le fulgide stelle che scorgiamo nel cielo. Sono lì per aiutarci a percorrere con passo sicuro il nostro sentiero nella notte. La divina provvidenza ha messo sotto gli occhi degli uomini la vita dei giusti come altrettante stelle che brillano in cielo sulla vita dei peccatori, finché spunti la vera stella del mattino, la quale, annunziandoci l’aurora eterna, con la sua divinità splenderà più luminosa di tutte le altre stelle.

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