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‘Sul silenzio’. Il vescovo Pompili e la prima lettera pastorale alla Chiesa di Verona

da | 9 Set 2023 | Vita ecclesiale

Verona. ‘Sul silenzio’, è il titolo della prima lettera pastorale che ieri sera,  mons. Domenico Pompili, ha consegna al clero e ai fedeli della Chiesa di Verona, durante la celebrazione eucaristica da lui presieduta nella Cattedrale di S. Zeno, in occasione della Festa della Madonna del Popolo.

Il vescovo Pompili, ha condiviso con la popolazione aquilana il dramma del sisma del 2009, quando da Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana, in più occasioni ha fatto visita non solo all’Arcivescovo Giuseppe Molinari, ma anche alle popolazioni terremotate, portando il conforto e l’aiuto della Chiesa italiana e poi in seguito anch’egli ‘vescovo terremotato’ per il sisma che ha colpito la Chiesa di Rieti, portando morte e distruzione soprattutto ad Amatrice, dove la notte del 24 agosto del 2016 la terra tremò causando la morte di 299 persone: 237 ad Amatrice nella diocesi di Rieri, ma anche 62 morti in quella di Ascoli Piceno, di cui 51 ad Arquata (quasi tutte nella frazione di Pescara del Tronto) e 11 a Accumoli, oltre a 41mila sfollati, tra le due Chiese diventate sorelle in quella triste notte.

E dopo il silenzio della distruzione del sisma aquilano, anche nella Chiesa che da pochi mesi a lui era stata affidata da papa Francesco, anche Pompili ha sentito l’assordante silenzio seguito alla morte e alla distruzione.

Il vescovo Domenico, da poco meno di un anno a Verona, nell’apertura della sua prima lettera pastorale che può essere scaricato dal sito della diocesi di Verona, dà una lettura redentiva e pastorale del silenzio, quando afferma: ‘Vorrei soffermarmi a riflettere su quella realtà che è al fondo, al cuore, all’inizio di ogni avventura cristiana. Sto parlando del silenzio’.

Parlando del silenzio, in un tempo in cui siamo travolti dal ‘fare’, nell’introduzione al tema del silenzio, servendosi anche delle parole con cui Dietrich Bonhoeffer parlava del silenzio, mons. Pompili afferma che «in un contesto in cui il rumore sembra avere la meglio, in cui le parole perdono di significato, la nostalgia del silenzio e l’aspirazione a ritrovarlo si acuiscono. Il silenzio libera dal peso di dover stare sempre sul chi-va-là, restituendoci a una intensa percezione del mondo, lontano dal disincanto in cui si perde l’orizzonte. Lo scriveva anche Dietrich Bonhoeffer: “Nel silenzio è insito un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione, di concentrazione sulle cose essenziali”».

Il Vescovo Pompili, che conosce molto bene il linguaggio della comunicazione, anche grazie al suo impegno in CEI per molti anni, come direttore dell’ufficio comunicazioni sociali, esorta a reimmergersi nel silenzio, perché in questo modo sarà possibile «ascoltare la parte più vera di sé, in mezzo al frastuono frenetico di un mondo inquinato dal rumore: il rumore esterno e quello, ancor più pervasivo, dei vari dispositivi elettronici, che creano una “eco” assordante ed isolante. Ritrovare il silenzio interiore è indispensabile per evitare che tutto diventi opaco e confuso e per non chiudersi all’altro da sé. Senza il silenzio, infatti, è impossibile capire chi siamo e che cosa vogliamo di- ventare. Il silenzio è una sorta di bene comune da preservare nella propria esperienza, nella relazione interpersonale, nella vita sociale e politica».

Per lui è chiaro che questo è un tema che spinge ad andare controcorrente, e seguire quindi la via del Vangelo, perché «per essere generativi occorre essere accoglienti e non già saturi. Il silenzio è recettivo, non impositivo; è comprendere, non prendere; è contemplativo e proattivo insieme. Vivere concretamente il silenzio, farne l’esperienza, capovolge il nostro sguardo sulla realtà perché svela un’altra postura esistenziale e quindi un atteggiamento pratico diverso», che trae le sue basi non solo sulle ‘parole’ di Gesù, presenti nel vangelo, ma anche nei suoi ‘silenzi’ che possono essere definiti redentivi. I silenzi che Pompili riassume in due episodi specifici: l’incontro di Gesù con la donna adultera, tanto caro a Sant’Agostino e dal quale Papa Francesco trae spunto per la lettera apostolica del 2026 a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, ‘Misericordia et misera’, in cui come dice il vangelo di Giovanni 8,1-11, Gesù stando in silenzio, scrive sulla sabbia; il miracolo del sordomuto narrato nel vangelo di Matteo 7,31-37, in cui prima guarisce le orecchie e poi scioglie la lingua di quell’uomo. Pompili afferma che il silenzio è la chiave per recuperare il senso di profondità nelle nostre vite. In un mondo dominato dal rumore, dove la tranquillità sembra sempre più elusiva, il silenzio è la chiave di volta per agire e camminare.

E sul tema del camminare, risuonano concetti già rimarcati dal vescovo Domenico, quando all’indomani del sisma di Amatrice, fondando la sua azione pastorale sull’enciclica Laudato si, di Papa Francesco, agisce a favore delle Comunità Laudato si, per una nuova ecologia umana che ha bisogno di contemplazione e non solo di tecnologia.

Un tema molto forte, è quello che il vescovo Pompili sintetizza con il titolo “Urla dal silenzio” e che in modo iconico sintetizza con  “L’urlo” di Edvard Munch (1893), un dipinto nel quale, l’uomo trova lo specchio della sua sofferenza ma anche le “urla” nascoste nelle distanze tra le persone, dove il prestare attenzione al silenzio, può aiutarci a comprendere meglio le necessità degli altri.

Pompili, ha ancora impressa nel suo cuore, l’esperienza del sisma, da lui vissuta nel 2016, che può essere indicata con ‘l’urlo muto’ delle vittime travolte e soffocate dalle macerie, di cui abbiamo di nuovo terribili testimonianze nella forte scossa di terremoto di magnitudo 7.0 della scala Richter, che questa notte ha colpito la regione di Marrakech, in Marocco,provocando più di 632 morti e 322 feriti, di cui 51 in gravi condizioni.

E Pompili, attualizzando il silenzio nella quotidianità di un tempo frenetico, fatto di povertà, di incomprensioni, di differenze, ma anche di speranza e di amore, pone l’attenzione su alcune tipologie di ‘silenzio’: quello dei vecchi, degli adolescenti, dei migranti, delle donne, dei carcerati e dell’ecumenismo.

Un silenzio che è il linguaggio di Dio, ‘forma della rivelazione’ e ‘strumento più eloquente dell’adorazione’, per il quale il vescovo Domenico, focalizza tre strade da percorrere: la prima ha a che fare con il silenzio dell’ira e dello sdegno; la seconda è la via del silenzio come pedagogia e l’ultima strada per comprendere il silenzio di Dio, ‘che è possibile rinvenire nel silenzio della croce di Cristo’. Da qui l’affermazione con cui Pompili chiude la prima parte della sua lettera pastorale: “la chiesa ‘è’ se cammina nel silenzio”.

Nella seconda parte della lettera pastorale, vuole dare ‘indicazioni pastorali’ per la Chiesa di Verona, per l’Anno Liturgico 2023-2024, che introdurrà da vicino nel Giubileo del 2025, e lo fa partendo dall’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, dove papa Francesco ha indicato come maturare una corretta postura di fede e farne uno spazio di reale incontro con Dio (EG, 71).

Concludendo la sua prima lettera pastorale per la Chiesa di Verona, mons. Pompili, afferma che «il silenzio, dunque, è il primo impegno da mettere in campo, ben sapendo che il silenzio è creativo e farà scaturire molteplici attività che rinnoveranno il nostro modo di vivere e di credere insieme. Respiro profondo che placa la nostra inquietudine, il silenzio ci fa incontrare Dio e gli altri, in una società e in una chiesa che sembrano boccheggiare».

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