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Tutti pazzi per la guerra

da | 30 Apr 2025 | Cronaca

SIPRI, la corsa agli armamenti accelera: in Italia +45% in un decennio. E nel mondo la spesa militare tocca un nuovo record

Nel suo ultimo messaggio al mondo Papa Francesco implorava: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”.

Eppure sembrano tutti pazzi per la guerra e la corsa agli armamenti è ormai inarrestabile. Nel 2024 l’Italia ha speso 38 miliardi di dollari per la difesa, segnando un aumento del 45% rispetto al 2015. Una crescita silenziosa, ma costante, che colloca il nostro Paese al 14° posto nella classifica globale della spesa militare stilata dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). Mentre la percentuale del PIL italiano destinata alla difesa si attesta all’1,6%, in linea con gli impegni NATO ma ancora sotto la soglia simbolica del 2%, la spesa nazionale per le armi è entrata stabilmente tra le voci più rilevanti del bilancio statale.

Ma l’Italia non è sola in questa rincorsa armata. Il rapporto SIPRI appena pubblicato fotografa un mondo sempre più militarizzato: nel 2024 la spesa militare globale ha raggiunto il livello record di 2718 miliardi di dollari, con un balzo del 9,4% in un solo anno – il più marcato dal 1988 – e un incremento complessivo del 37% nell’ultimo decennio. È il decimo anno consecutivo di crescita: una tendenza ormai strutturale, spinta dai conflitti aperti e dalle nuove tensioni geopolitiche.

L’Europa riarma, l’Italia segue

Il Vecchio Continente è al centro di questa escalation. La spesa militare europea è aumentata del 17% nel 2024, arrivando a 693 miliardi di dollari. In Europa occidentale, tutti i Paesi – tranne Malta – hanno incrementato i fondi per la difesa. Tra questi, l’Italia ha contribuito in modo sostanziale, con un budget simile a quello della Polonia (anch’essa a quota 38 miliardi, ma con un peso del 4,2% sul PIL).

Nell’ambito NATO, 18 su 32 membri hanno superato nel 2024 la soglia del 2% del PIL, obiettivo fissato già nel 2014. L’Italia, pur essendo sotto tale livello, si muove nella stessa direzione. Gli investimenti riguardano nuovi sistemi d’arma, modernizzazione tecnologica e contributi alla difesa comune dell’Alleanza, in particolare sul fianco est.

Chi sta trascinando il mondo nel baratro?

A livello globale, il podio della spesa è dominato da Stati Uniti (997 miliardi di dollari), Cina (314 miliardi) e Russia (149 miliardi). Gli USA da soli rappresentano il 37% della spesa mondiale: una cifra tre volte superiore a quella cinese. Ma è la Russia, in piena guerra contro l’Ucraina, ad aver registrato l’aumento più vistoso: +38% in un anno, con il 7,1% del PIL dedicato alla macchina bellica.

E proprio l’Ucraina, sostenuta da massicci aiuti occidentali, è l’ottavo Paese per spesa militare nel 2024 (64,7 miliardi), pari al 34% del suo PIL: nessun altro Stato al mondo dedica una quota così ampia della sua ricchezza alla guerra.

Un mondo che spende di più per la guerra che per la pace

L’aumento generalizzato delle spese militari non si limita agli scenari di conflitto diretto. In Medio Oriente, Israele ha fatto registrare un incremento del 65%, mentre in Asia l’ascesa cinese spinge Corea del Sud, Giappone e Taiwan a investire miliardi in nuove tecnologie e armamenti. Nel frattempo, Paesi africani come Algeria e Chad indirizzano una quota crescente dei loro bilanci pubblici verso la difesa.

Ma questa corsa all’armamento ha un prezzo: molti governi stanno già dirottando fondi da istruzione, sanità e aiuti allo sviluppo verso le spese militari. Il Regno Unito, ad esempio, ha annunciato un taglio della cooperazione internazionale per finanziare l’aumento dei fondi alla difesa. La Germania ha attivato fondi extra-bilancio. La Francia esplora il coinvolgimento del risparmio privato per sostenere l’industria bellica.

Verso quale sicurezza?

Il nuovo record nella spesa militare mondiale non è solo un dato economico: è un sintomo di un ordine internazionale sempre più instabile. Alla fine del 2024, oltre 100 Paesi avevano aumentato i loro bilanci per la difesa. E l’Europa, Italia compresa, non fa eccezione.

Dietro l’apparente sicurezza di missili e carri armati, resta aperta una domanda cruciale: può una pace duratura essere costruita sulla forza militare? O stiamo invece sottraendo risorse vitali per affrontare le crisi ambientali, sociali e umanitarie del nostro tempo?

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