Periodico di informazione religiosa

Venerdì della quarta settimana di Quaresima. La Quaresima con Gregorio Magno.

by | 15 Mar 2024 | Monasteria

Venerdì della quarta settimana di Quaresima

Spicca sempre la situazione di pressione esercitata dall’ideologia ufficiale, dove la legge di Mosè viene alzata come scudo dai dirigenti come ultimo criterio di bene e di male. In mezzo a questa mancanza di libertà, si alza la voce di Gesù che insegna nel tempio, sfidando l’istituzione. Dinanzi al contrasto della sua dottrina con quella dei circoli religiosi ufficiali, che lo vogliono far fuori, Gesù enuncia davanti al popolo due criteri per distinguere chi parla a nome di Dio e chi invece si approfitta del Suo nome. Il primo è questo: solo chi è in sintonia con Dio, perché desidera collaborare nel suo lavoro a favore dell’uomo, può distinguere se una dottrina viene da Dio o no. Nessuna dottrina che in qualche modo impedisca la realizzazione dell’uomo può essere autorizzata in nome di Dio.

Il secondo criterio completa il primo: chi, in qualche modo, cerca con la sua dottrina di guadagnare prestigio o gloria, questi non parla a nome di Dio, perché di fatto non è a favore dell’uomo; al momento della prova, sacrificherà l’uomo ai suoi propri interessi. Merita fiducia soltanto chi, dimenticando il proprio interesse, pone il bene dell’uomo come valore supremo e agisce di conseguenza.

Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, 14,16.

Ai sapienti che perdevano la fede nella Verità si può aggiungere che erano stolti, poiché, quando i farisei e i dottori della Legge disprezzavano il Signore, anche la massa del popolo ha seguito la loro incredulità: vedendo in lui l’uomo, ha disprezzato gli insegnamenti del Redentore del mondo. Spesso, infatti, il termine stolti indica, nel popolo, i poveri. Ciò che fa dire anche a Geremia: “Io pensavo: Certo, sono di bassa condizione, agiscono da stolti, perché non conoscono la via del Signore e il giudizio del loro Dio”. Ora, lasciando da parte i sapienti e i ricchi, il nostro Redentore era venuto a cercare i poveri e gli stolti. Per cui ora, quasi ad accrescere il suo dolore, dice: “Anche gli stolti mi disprezzavano”. Come a dire chiaramente: Mi disprezzavano quelli stessi che volevo guarire assumendo la stoltezza della predicazione. Infatti sta scritto: “Poiché nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione”. Sì, il Verbo è la Sapienza di Dio, ma la carne del Verbo viene chiamata stoltezza di questa Sapienza. Ecco, essendo gli uomini carnali impotenti a raggiungere, mediante la prudenza della loro carne, la Sapienza di Dio, è piaciuto a Dio di guarirli mediante la stoltezza della predicazione, cioè mediante la carne del Verbo […]

Ora, gli scribi e i dottori della Legge, che erano soliti ammaestrare la gente in ordine alla vita, che altro erano se non i consiglieri del Redentore che doveva venire? Essi tuttavia, quando si trovarono di fronte al Signore incarnato, con i loro consigli allontanarono molti dalla fede in Lui, quantunque prima sembrava che insegnassero a molti con le parole dei Profeti a credere al mistero della sua incarnazione. E siccome è più vicino a Dio, nell’amore, colui che trascina i moltissimi all’amore di Lui, ancora a proposito della categoria dei dottori della Legge e dei farisei Giobbe soggiunge: “Chi amavo di più si è messo contro di me”. La stessa categoria, infatti, cedendo all’incredulità, si è allontanata dalla fede nella verità, essa che prima, impegnata nella fatica della predicazione, era amata di più. Ed è stata seguita dalla folla non solo nell’incredulità, ma anche nella persecuzione del Signore: è stata investita dall’impeto della violenza fino a infliggergli la Passsione, quella Passione che turbò il cuore dei discepoli.

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