Proseguono le nostre riflessioni sulle “pro-vocazioni” che accogliamo dalla enciclica Laudato si’ di papa Francesco, a dieci anni dalla sua firma; ci lasciamo aiutare dall’esperienza di Oriana Leone, cofondatrice del circolo Laudato si’ di Tricase (LE) e operatrice Caritas nella diocese salentina di Ugento-Santa Maria di Leuca.
Oriana, la firma dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco ha indicato alla comunità ecclesiale nuovi orizzonti di impegno nella edificazione del regno di Dio e nell’annuncio del Vangelo; il defunto Vescovo di Roma – già nei primissimi numeri del Documento – scriveva, infatti, che «fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra» (2); parlava di un «deterioramento globale dell’ambiente» (3); aggiungeva: «la distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio» (5), e: «la creazione risulta compromessa» (6). In che modo sperimenti che l’Enciclica ha inciso – in maniera redentiva – sui nostri vissuti concreti e quotidiani?
La Laudato si’ è entrata nella mia vita come una luce gentile, ma decisa.
Già in Amoris Laetitia, Papa Francesco ci aveva indicato una strada: «siamo chiamati a formare coscienze, non a sostituirle» (AL 37). Con la Laudato si’ non solo ha dato voce a ciò che, nel profondo, già sentivo — il gemito della terra, il grido dei poveri, dei giovani, dei popoli indigeni — ma ha anche dato forma a una chiamata concreta: custodire. Custodire il creato, le relazioni, i luoghi, la speranza.
Ogni giorno, da quando ho cominciato a immergermi nel pensiero sociale della Chiesa, ho avvertito come questa Enciclica non parli solo di ambiente, ma di conversione. Una conversione che parte dallo sguardo: imparare a vedere, a riconoscere la bellezza che ci circonda, la fragilità che ci interpella, il legame profondo che ci unisce a ogni essere vivente. «Nell’incontro con Cristo la vita si complica meravigliosamente» (Evangelii Gaudium 270).
Ed è proprio alzando lo sguardo a Cristo, che possiamo vedere, nella fragilità e nella bellezza, l’Amore di un Dio che si è fatto uomo nella precarietà, che è nato da genitori in viaggio, in un giaciglio provvisorio, per donarci una storia di Amore e salvezza.
Nel mio cammino tra le organizzazioni del Terzo Settore, nei corsi frequentati, nei progetti a cui ho preso parte, la Laudato si’ si è tradotta in una nuova grammatica: quella della cura. Cura della trasparenza, dell’etica sociale, della sostenibilità, della giustizia per chi è ai margini. La “redenzione” che l’enciclica propone è lenta, umile, quotidiana: sta nel cambiare stile di vita, nello scegliere il meno comodo per il più giusto, nel preferire relazioni autentiche alla logica dell’efficienza a tutti i costi.
E quando anche solo una persona, ispirata da queste parole, cambia abitudini, si riavvicina alla comunità, riconosce nella natura un riflesso dell’amore di Dio, allora sì, qualcosa è davvero redento.
La Laudato si’ invita «a riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta» (15). Come il presente auspicio è stato declinato nelle nostre comunità ecclesiali? Per mezzo di quali scelte e progetti?
La sfida che papa Francesco definisce “grande, urgente e bella” è stata, per molte comunità ecclesiali, uno spartiacque. Alcune realtà hanno colto subito la portata profetica dell’invito, dando vita a cammini di ecologia integrale, gruppi di riflessione, progetti educativi, orti condivisi, percorsi di conversione comunitaria.
Molte parrocchie hanno trasformato il catechismo in un laboratorio per l’ambiente, giovani appassionati hanno organizzato “giornate del creato” per ripulire spazi pubblici e meditare insieme, sacerdoti predicano la spiritualità della fraternità cosmica, e famiglie che, grazie alla Laudato si’, hanno cambiato il modo di vivere la casa, gli acquisti, i viaggi.
In altri contesti si fa più fatica a vivere la spiritualità dell’ecologia integrale e a mettere in campo azioni concrete.
Anche in questo Papa Francesco ci ha indicato una via che è quella della gradualità: il limite di oggi è la possibilità di crescere domani.
Un passo alla volta è la risposta più generosa che Dio sta chiedendo alle persone e alle comunità che in questo momento hanno bisogno di un tempo che, per le ragioni più diverse, non può essere il qui e ora.
Nelle realtà del Terzo Settore che frequento, la Laudato si’ ha ispirato nuove forme di impresa sociale, attente all’impatto ambientale e relazionale. I progetti non nascono solo per “fare bene il bene”, ma per costruire un’economia diversa, che non uccide, che non sfrutta, che non lascia indietro nessuno(cfr. EG 53).
Ogni piccolo passo — una campagna per ridurre la plastica, un’iniziativa per promuovere la mobilità dolce, un corso sulla sostenibilità nella gestione degli Enti del Terzo Settore — è una tessera di questo grande mosaico ecclesiale che si sta ricomponendo alla luce del Vangelo della Creazione. Il Bene attecchisce e si sviluppa solo comunicandolo.
Francesco scrive l’Enciclica con lo sguardo del cuore rivolto alle giovani generazioni: «I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi» (13). Vivendo e operando a contatto con i giovani, percepisci in essi una attenzione e una premurosa cura verso la nostra casa comune?
Sì, e lo dico con il cuore pieno di speranza. I giovani che incontro, anche quelli apparentemente più lontani dalla Chiesa, hanno nel cuore una sete di autenticità che sorprende. Quando parliamo loro della Laudato si’, non la sentono come una predica, ma come un’alleanza. Si sentono riconosciuti, ascoltati, coinvolti. Nella più grande semplicità, la sensazione che provo non è quella di sentirmi più importante di loro, ma onorata di stare accanto a loro.
«Todos! Todos! Todos!»: li ha esortati Bergoglio a Lisbona il 4 agosto 2023, ricordando che la Chiesa non è la comunità dei Migliori, ma una Madre che abbraccia tutti.
Nessuno ha un’assicurazione contro la sofferenza, ma dobbiamo impegnarci a diffondere la Speranza di un Bene che esiste, che si può costruire insieme e che ci mostra “la provvisorietà della Croce”, come diceva don Tonino Bello.
Molti giovani sono già in cammino: scelgono università coerenti con la cura del creato, si impegnano in battaglie ambientali, rifiutano il consumismo compulsivo, cercano stili di vita alternativi. Vogliono futuro, ma non a qualsiasi prezzo. Vogliono un futuro che abbia senso.
In diverse parti del mondo non è così: molti giovani vivono situazioni di conflitto, povertà, abbandono e noi possiamo porgere loro una rinnovata sensibilità che è racchiusa in una parola che loro conoscono molto bene: connessione.
Essere acoltati e visti, mentre scrivono i versi di questa poesia complessa che è la Vita, e soprattutto quando vivono, lavorano e si esprimono nelle nostre comunità, abbiamo il compito importante di valorizzare quello di cui sono più ricchi: il tempo.
Papa Francesco ha avuto il coraggio di dire a questi giovani: «Voi siete il presente, non solo il futuro» (Christus Vivit 64). E loro rispondono. Rispondono con la concretezza che manca agli adulti, con l’urgenza dei vent’anni, con l’inquietudine che diventa desiderio di giustizia.
Il 15 maggio 2025, a una settimana esatta dalla sua elezione, papa Leone XIV ha definito i giovani «vulcano di vita, di energie di sentimenti e di idee». Ci sono sfide impegnative che attendono noi adulti, per continuare a toccare il loro cuore, aiutandoli e spronandoli ad affrontare con coraggio ogni ostacolo per dare il meglio di sé”.
Noi, adulti nella fede, abbiamo il compito di ascoltarli, accompagnarli, lasciarci convertire da loro. Perché se è vero, come dice la Laudato si’, che tutto è connesso, allora anche le generazioni lo sono. E senza di loro, la cura della casa comune resta solo un sogno. Con loro, può diventare profezia.
Preghiera finale
Signore del cielo e della terra,
Tu che hai creato ogni cosa con amore,
donaci occhi nuovi per contemplare la bellezza della Tua opera,
mani attente per custodirla, e cuore ardente per servirla.
Insegnaci a vivere con sobrietà e gratitudine,
a scegliere il bene anche quando costa fatica,
a camminare con i piccoli, i poveri, gli esclusi.
Illumina i nostri passi nella notte del mondo,
affinché, guidati dalla luce del Vangelo,
possiamo diventare seminatori di speranza,
artigiani di pace, custodi della Tua casa comune.
Amen.