Bernardino Ciferri. Il disegno delle sculture classiche che componevano le collezioni archeologiche romane, rappresentò un veicolo straordinario di circolazione dei modelli antiquari, e dunque uno dei fattori di formazione del gusto neoclassico nell’arte del XVIII secolo.
La copia ‘dall’antico’ era una tappa ineludibile dell’educazione dei giovani artisti, ma alcuni di essi fecero di questa pratica un vero mestiere – allora non molto apprezzato – divenendo copisti di professione, e mettendosi a disposizione di antiquari, amatori d’arte, incisori, o semplici viaggiatori del Grand Tour in circa di souvenirs.
Una delle più significative collezioni di disegni tratti da sculture antiche che sia giunta integra sino a noi è la collezione di Richard Topham, conservata nella Biblioteca dell’Eton College, che documenta le sculture classiche presenti nelle collezioni romane anteriormente al 1730, ovvero prima della dispersione di molte di esse sul mercato antiquario europeo. I disegnatori che maggiormente parteciparono alla formazione di questo notevole corpus furono diversi, ma – più di tutti – vi contribuì Bernardino Ciferri, ampiamente attestato, negli anni successivi, a L’Aquila come pittore. Egli, ad esempio, dipinge il soffitto della chiesa di Santa Maria Assunta in Fossa (1739), una tela raffigurante Santa Cecilia (1741) nella cattedrale di San Massimo, il Martirio di Santa Lucia e la Pentecoste (1741) nel transetto della chiesa di Santa Maria del Suffragio, e altre pregevoli opere sparse nel nostro territorio.
I disegni ‘dall’antico’ di Bernardino Ciferri in collezione Topham si distinguono per il vivace uso della sanguigna, secondo la tecnica praticata nella bottega del Maratti.
Pur in assenza di dati biografici certi e tracce documentali più significative, la permanenza a Roma e l’ampia attività di disegnatore ‘dall’antico’ ci danno indizi importanti per inquadrare il nostro pittore all’interno della corrente classicista.Dell’attività di disegnatore, del resto, è testimone anche un’opera verosimilmente concepita a L’Aquila: la stampa raffigurante la Beata Cristina che orna il frontespizio della Vita della santa edita nel 1740 dall’Antinori.
Un recente volume curato dalla studiosa Marie-Lou Fabréga-Dubert (Una histoire en images de la collection Borghèse. Les antiques de Scipion dans les albums Topham, Mare&Martin – Musée du Louvre, Paris 2020), oltre ad approfondire il ruolo del Ciferri ‘disegnatore’, tenta – per la prima volta – di redigere un catalogo delle opere del Ciferri ‘pittore’. Per nostra fortuna, egli non disdegnò, talvolta, di apporre firma e data di esecuzione sulle sue opere, offrendoci dei riferimenti sicuri da cui partire per ricostruirne un corpus pittorico.
Per ulteriori approfondimenti su questa figura rimandiamo, pertanto, i lettori al prossimo numero di “Fedelmente” – per la precisione il n° 2 (luglio – dicembre) del 2022 – rivista cartacea supplemento di “Fideliter”. La presenza presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Fides et Ratio” dell’Aquila (ISSR AQ) di una Scuola di Alta Formazione in Beni Culturali Ecclesiastici (SAF BCE) ha spinto l’Istituto a dedicare ogni anno un numero della propria rivista (“Fedelmente”) alle chiese della nostra città. In particolare, vi sono protagonisti gli edifici sacri riconsegnati – ai fedeli e alla cittadinanza – al termine dei lavori di recupero resi necessari dopo i danni conseguenti il sisma del 6 aprile 2009.
La consapevolezza dell’importanza del nostro patrimonio artistico è cresciuta all’indomani di questo terremoto che ha duramente colpito e reso inagibili tante nostre emergenze monumentali: questo evento – pur se triste e rovinoso – è riuscito, in effetti, a catalizzare un lento lavoro di riscrittura della storia artistica cittadina, in considerazione dei tanti ritrovamenti e delle numerose scoperte rese possibili grazie ai restauri.