Periodico di informazione religiosa

Candor lucis aeternae. Lettera su Dante Alighieri

by | 12 Giu 2023 | Cultura

Nel VII centenario della morte di Dante Alighieri, papa Francesco scrive una Lettera Apostolica dedicata al Sommo Poeta, «profeta di speranza e testimone della sete di infinito insita nel cuore dell’uomo»; sulla scia dei suoi predecessori: Benedetto XV, Leone XIII, Pio X, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, i quali hanno sempre ricordato lo scrittore fiorentino in occasione dei centenari della nascita o della morte. Il desiderio di Francesco è che l’opera dantesca possa arricchire la mente e il cuore di tanti, giovani soprattutto. Egli scrive: «Con questa Lettera Apostolica desidero anch’io accostarmi alla vita e all’opera dell’illustre Poeta per percepire proprio tale risonanza, manifestandone sia l’attualità sia la perennità, e per cogliere quei moniti e quelle riflessioni che ancora oggi sono essenziali per tutta l’umanità, non solo per i credenti. L’opera di Dante, infatti, è parte integrante della nostra cultura, ci rimanda alle radici cristiane dell’Europa e dell’Occidente, rappresenta il patrimonio di ideali e di valori che anche oggi la Chiesa e la società civile propongono come base della convivenza umana, in cui possiamo e dobbiamo riconoscerci tutti fratelli» (Candor lucis aeternae, 2).

Francesco – fondando la propria riflessione sulle vicende esistenziali dantesche, generate dalle vicende storico-politiche a lui contemporanee: lo vedono in contrasto con la sua amata Firenze, fino all’esilio forzato – guarda al pellegrinaggio esistenziale del Sommo Poeta, quale paradigma della condizione esistenziale di ogni persona umana, pellegrina in questo mondo: «Dante, riflettendo profondamente sulla sua personale situazione di esilio, di incertezza radicale, di fragilità, di mobilità continua, la trasforma, sublimandola, in un paradigma della condizione umana, la quale si presenta come un cammino, interiore prima che esteriore, che mai si arresta finché non giunge alla meta» (Candor lucis aeternae, 2). Il Papa sottolinea due aspetti centrali dell’esperienza dantesca, narrata nel suo capolavoro la Commedia: l’incipit di ogni itinerario spirituale, il desiderio; e l’approdo di ogni pellegrinaggio esistenziale, la visione beatifica di Dio Amore. Il Papa sottolinea un aspetto importante di Dante, scrivendo: «Il Sommo Poeta, pur vivendo vicende drammatiche, tristi e angoscianti, non si rassegna mai, non soccombe, non accetta di sopprimere l’anelito di pienezza e di felicità che è nel suo cuore, né tanto meno si rassegna a cedere all’ingiustizia, all’ipocrisia, all’arroganza del potere, all’egoismo» (Candor lucis aeternae, 2).

Il paradosso della vita dantesca, messo in evidenza da Francesco, sta nel fatto che egli da uomo scoraggiato, umanamente sconfitto, peccatore e sfiduciato, divine un grande profeta di speranza. È la forza della fede! «Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta» (Lumen fidei 1). Il Poeta ci è di esempio nel senso di un cammino che, dal baratro del vuoto esistenziale, può risorgere verso la pienezza della gioia; nella incondizionata fiducia in Colui che ha promesso: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27).

Dante diviene, per grazia, anche difensore della giustizia e dell’equità: «Nella missione profetica di Dante si inseriscono, così, anche la denuncia e la critica nei confronti di quei credenti, sia Pontefici sia semplici fedeli, che tradiscono l’adesione a Cristo e trasformano la Chiesa in uno strumento per i propri interessi, dimenticando lo spirito delle Beatitudini e la carità verso i piccoli e i poveri e idolatrando il potere e la ricchezza» (Candor lucis aeternae, 3); lo riconosciamo – dunque – quale «messaggero di una nuova esistenza, profeta di una nuova umanità che anela alla pace e alla felicità»(Candor lucis aeternae, 3).

Oggi scorgiamo nel Sommo Poeta quel carisma di scrutare il cuore umano, poiché egli – lo leggiamo nella Commedia – si ferma a dialogare con tutti, per ascoltarne gli aneliti profondi; e testimonia come ogni persona incontrata aspiri alla gioia, alla pace, e alla pienezza di vita. «L’itinerario di Dante, particolarmente quello illustrato nella Divina Commedia, è davvero il cammino del desiderio, del bisogno profondo e interiore di cambiare la propria vita per poter raggiungere la felicità e così mostrarne la strada a chi si trova, come lui, in una “selva oscura” e ha smarrito “la diritta via”» (Candor lucis aeternae, 4). Il Papa aggiunge che il cammino dantesco è percorribile da ogni persona umana, poiché è la divina misericordia che desidera incontrare e rinnovare tutti; donare a ognuno quella libertà a cui i cuori anelano. «Dante si fa paladino della dignità di ogni essere umano e della libertà come condizione fondamentale sia delle scelte di vita sia della stessa fede. Il destino eterno dell’uomo – suggerisce Dante narrandoci le storie di tanti personaggi, illustri o poco conosciuti – dipende dalle sue scelte, dalla sua libertà: anche i gesti quotidiani e apparentemente insignificanti hanno una portata che va oltre il tempo, sono proiettati nella dimensione eterna» (Candor lucis aeternae, 5). La libertà da lui cantata è quella dimensione propria di chi si affida totalmente a Dio, nella preghiera.

Al centro del Poema troviamo l’Incarnazione, cardine della fede cristiana; come anche le importanti figure femminili: Maria, Beatrice, Lucia. Tra i Beati e i Santi che incontriamo nei versi poetici, papa Francesco si sofferma sul Santo di Assisi: «C’è una profonda sintonia tra San Francesco e Dante: il primo, insieme ai suoi, uscì dal chiostro, andò tra la gente, per le vie di borghi e città, predicando al popolo, fermandosi nelle case; il secondo fece la scelta, incomprensibile all’epoca, di usare per il grande poema dell’aldilà la lingua di tutti e popolando il suo racconto di personaggi noti e meno noti, ma del tutto uguali in dignità ai potenti della terra. Un altro tratto accomuna i due personaggi: l’apertura alla bellezza e al valore del mondo creaturale, specchio e “vestigio” del suo Creatore» (Candor lucis aeternae, 8).

Papa Francesco conclude la sua Lettera – firmata il 25 marzo 2021 – con l’auspicio che la vasta opera dantesca possa suscitare in ogni persona umana il desiderio del pellegrinaggio interiore per giungere a Dio e alla gioia, alla pace e alla conversione.

 

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