Domenica di Pasqua, Risurrezione del Signore.
La veglia celebrata nella notte salvifica e luminosa, notte veramente beata che preannuncia il giorno benedetto della resurrezione, costituisce il culmine della liturgia che è al centro di tutta la vita della Chiesa. Nella notte pasquale all’uomo è dato di pregustare la vita del secolo futuro, di entrare nel regno della gloria, il regno di Dio. La sua caratteristica dominante è un’esplosione vigorosa di gioia, di commozione e di esultanza che vibra in mezzo all’assemblea e si esprime nella partecipazione intensa e spontanea di tutti all’azione liturgica. La Pasqua è redenzione anche dalla tristezza: l’allegria della Pasqua è assoluta, nessuna potenza avversa potrebbe minacciarla. La Chiesa è trasformata in una festa eterna e definitiva e le porte degli inferi non potranno più prevalere contro di essa. La lingua del nostro mondo non ha parole per esprimere la rivelazione della notte di Pasqua, per dure la gioia perfetta che questa notte procura ai fedeli. Solo il canto, solo la lode, solo l’alleluia che risuona finalmente, danzando come il re Davide attorno all’arca, solo questo giubilo può aiutarci ad esprimere la percezione del mondo spirituale che irrompe nello spazio liturgico come qualcosa di bello, radioso e puro, il respiro dell’aria del cielo. La Pasqua è il passaggio dei credenti, il passaggio alla vita nuova nella misura in cui sono introdotti dalla morte alla vita, dalla terra ai cieli. È l’opera della riunificazione del divino con l’umano, prima realizzatasi in maniera perfetta in Cristo e che ora si estende all’umanità, affinché sia transustanziata nell’immagine del Figlio. Soltanto l’onnipotenza dell’amore di Dio poteva operare la divinizzazione dell’umanità.
Nel fluire confuso degli eventi, nei quale ci troviamo immersi, esiste una sola verità: Cristo è risorto! Esiste una sola verità rivolta a tutti: Cristo risorto! I nemici di Dio si disperdono come fumo e l’alba di Pasqua prefigura il giorno del Signore, quel giorno in cui il male sarà eliminato per sempre, e Dio sarà tutto in tutto e rimarrà solo l’amore.
Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli XXI, 7 (omelia tenuta il giorno di Pasqua)
“Se è re d’Israele, discenda dalla croce e gli crederemo” (Mt 27,42). Se egli, cedendo a quegli insulti, fosse allora disceso dalla croce, non ci avrebbe dato esempio di pazienza. Ma attese ancora, sopportò gli insulti, accettò lo scherno, usò pazienza, differì il miracolo e, non essendo disceso dalla croce, risuscitò dal sepolcro. Fu certo un prodigio maggiore uscire dal sepolcro che discendere dalla croce, sconfiggere la notte con la risurrezione che conservare la vita discendendo dalla croce. Non vedendolo discendere dalla croce di fronte ai loro insulti, ma anzi, constatandone la morte, si ritennero vincitori ed esultarono pensando d’aver quasi estinto il suo nome. Dalla morte invece questo nome si diffuse nel mondo, mentre la turba malvagia pensava di averlo estinto, e un rammarico per questa morte entrò nei crocifissori che avevano esultato uccidendolo, quando compresero che attraverso la passione egli era giunto alla sua gloria.
La vicenda di Sansone narrata nel libro dei Giudici adombra questi fatti. Quando egli entrò in Gaza, città dei filistei questi, appena informati del suo arrivo, assediarono la città, posero delle guardie e si diedero alla gioia per aver fatto prigioniero il fortissimo Sansone. Ma sappiamo ciò che egli fece. A mezzanotte divelse le porte della città e salì in cima al monte. Di chi è figura, in questo fatto, Sansone, se non del Redentore? I giudei, vista la morte di Cristo e il suo corpo ormai nel sepolcro, si rallegrarono di aver rinchiuso negli inferi colui che era apparso come l’autore della vita, a somiglianza dei filistei quando assediarono Sansone in Gaza. Sansone invece a mezzanotte non solo uscì, ma sradicò le porte: il nostro Redentore, risorgendo all’alba, non solo fu liberato dagli inferi, ma ne distrusse le porte. Come Sansone che divelse le porte della sul monte, Egli, risorgendo, spezzò le barriere degli inferi e ci aprì le porte del cielo.