Periodico di informazione religiosa

L’Angelus di papa Francesco “Fedeli a Dio e cittadini responsabili”

da | 22 Ott 2023 | Teologia

Siamo giunti alla XXIX Domenica del Tempo Ordinario e la liturgia ci propone il brano evangelico di Matteo (22,15-21) noto come “Il tributo a Cesare”, meditandolo – a partire dalle riflessioni offerteci dall’Angelus di papa Francesco – ci viene ricordata, nuovamente, la nostra duplice dimensione esistenziale: quella che ci vede fedeli di Dio e, nello stesso tempo, cittadini pienamente responsabili.

Il Vangelo odierno – effettivamente – ci ha messi di fronte ai profondi significati della vita cristiana e alla sua vocazione-missione. Tutto nasce da un’insidia tesa al Signore Gesù, dalle classi religiose del suo tempo; lo sottolinea il Papa nella sua riflessione dell’Angelus: «Il Vangelo della Liturgia odierna ci racconta che alcuni farisei si uniscono agli erodiani per tendere una trappola a Gesù. Sempre cercavano di tendergli delle trappole». Meditando la pericope odierna, ci rendiamo anche conto del fatto che spesso, in passato, abbiamo interpretato – e rischiamo di farlo sempre – la fede cristiana come una realtà altra rispetto alla vita ordinaria: «Queste parole di Gesù sono diventate di uso comune, ma a volte sono state utilizzate in modo sbagliato – o almeno riduttivo – per parlare dei rapporti tra Chiesa e Stato, tra cristiani e politica; spesso vengono intese come se Gesù volesse separare “Cesare” e “Dio”, cioè la realtà terrena e quella spirituale. A volte anche noi pensiamo così: una cosa è la fede con le sue pratiche e un’altra cosa la vita di tutti i giorni. E questo non va. Questa è una “schizofrenia”, come se la fede non avesse nulla a che fare con la vita concreta, con le sfide della società, con la giustizia sociale, con la politica e così via».

In realtà, l’invito che Cristo ci offre nelle sue parole ci spinge a «collocare “Cesare” e “Dio” ciascuno nella sua importanza. A Cesare – cioè alla politica, alle istituzioni civili, ai processi sociali ed economici – appartiene la cura dell’ordine terreno; e noi, che in questa realtà siamo immersi, dobbiamo restituire alla società quanto ci offre attraverso il nostro contributo di cittadini responsabili, avendo attenzione a quanto ci viene affidato, promuovendo il diritto e la giustizia nel mondo del lavoro, pagando onestamente le tasse, impegnandoci per il bene comune, e così via. Allo stesso tempo, però, Gesù afferma la realtà fondamentale: che a Dio appartiene l’uomo, tutto l’uomo e ogni essere umano. E ciò significa che noi non apparteniamo a nessuna realtà terrena, a nessun “Cesare” di turno. Siamo del Signore e non dobbiamo essere schiavi di nessun potere mondano. Sulla moneta, dunque, c’è l’immagine dell’imperatore, ma Gesù ci ricorda che nella nostra vita è impressa l’immagine di Dio, che niente e nessuno può oscurare. A Cesare appartengono le cose di questo mondo, ma l’uomo e il mondo stesso appartengono a Dio: non dimentichiamolo!».

La Parola divina di questa domenica, approfondita da papa Francesco nell’Angelus, può risvegliare in noi tutti battezzati quella consapevolezza che ci fa vivere nella speranza della piena comunione con la Trinità, ma con i piedi saldamente radicati sulla terra e nella storia: nei travagli e nelle attese, nelle croci e nelle difficoltà, costruttori di giustizia e operatori di pace, misericordiosi e compassionevoli, empatici e prossimi a tutte le persone umane nel bene. In fondo, la chiamata alla responsabilità – nella grande famiglia dei figli di Dio – è una sana provocazione dell’attuale Sinodo, affinché ridestiamo il nostro senso di appartenenza all’unica Chiesa e lavoriamo, sempre più insieme, nella medesima vigna.

Auguriamoci che possano scavare in ognuno di noi le parole conclusive del Vescovo di Roma, nell’Angelus di questa domenica: «Gesù sta riportando ciascuno di noi alla propria identità: sulla moneta di questo mondo c’è l’immagine di Cesare, ma tu – io, ognuno di noi – quale immagine porti dentro di te? Facciamoci questa domanda: io, quale immagino porto dentro di me? Tu, di chi sei immagine nella tua vita? Ci ricordiamo di appartenere al Signore, oppure ci lasciamo plasmare dalle logiche del mondo e facciamo del lavoro, della politica, dei soldi i nostri idoli da adorare?».

Abbiamo urgente bisogno di battezzati impegnati cristianamente nella società, che siano testimoni della bellezza di Dio, balsamo del suo amore, farmaco per guarire, lievito che fa fermentare l’intera massa.

 

© photo Mazur/catholicnews.org.uk

Ultimi articoli

Author Name