Periodico di informazione religiosa

Invitati da un Padre generoso. L’Angelus di papa Francesco

da | 16 Ott 2023 | Teologia

Il gratuito amore divino e la libera scelta della persona umana, siamo invitati tutti da un Padre generoso. La meditazione dell’Angelus di papa Francesco in questa domenica ci mette davanti alla Parola del Signore Gesù, il quale ci ricorda che siamo invitati al banchetto di Dio Padre, e lo siamo tutti chiamati sinodalmente. Diceva il Pontefice – in questa XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – che Dio «prepara un banchetto, offrendo gratuitamente un’occasione di incontro, di festa. Questo è ciò che Dio prepara per noi: un banchetto, per essere in comunione con Lui e tra di noi. E noi, tutti noi, siamo dunque gli invitati di Dio. Ma un banchetto nuziale richiede da parte nostra tempo e coinvolgimento, richiede un “sì”: andare, andare all’invito del Signore, Lui invita ma ci lascia liberi. Ecco il tipo di relazione che il Padre ci offre: ci chiama a stare con Lui, lasciandoci la possibilità di accettare o non accettare. Non ci propone un rapporto di sudditanza, ma di paternità e di figliolanza, che necessariamente è condizionato dal nostro libero assenso. Dio è molto rispettoso della libertà, molto rispettoso».

La nostra vita quotidiana, se ci pensiamo bene, ci permette di fare esperienza della grazia trinitaria, ma anche delle tante insidie che è chiamata ad affrontare la nostra personale libertà. Siamo tutti: graziati e amati, ma anche fragili e poveri; possiamo accogliere l’amore divino, o rifiutarlo, abbracciarlo come nostra vita o voltargli le spalle nella indifferenza. Papa Francesco sottolinea, nella sua meditazione: «Fratelli e sorelle, quante volte non ci curiamo dell’invito di Dio perché intenti a pensare alle nostre cose! Spesso si lotta per avere il proprio tempo libero, ma oggi Gesù ci invita a trovare il tempo che libera: quello da dedicare a Dio, che ci alleggerisce e risana il cuore, che accresce in noi la pace, la fiducia e la gioia, che ci salva dal male, dalla solitudine e dalla perdita di senso. Ne vale la pena, perché è bello stare con il Signore, fargli spazio. Dove? Nella Messa, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e anche nella carità, perché aiutando chi è debole o povero, facendo compagnia a chi è solo, ascoltando chi chiede attenzione, consolando chi soffre, si sta con il Signore, che è presente in chi si trova nel bisogno. Tanti, però, pensano che queste cose siano “perdite di tempo”, e così si chiudono nel loro mondo privato; ed è triste. E questo genera tristezza. Quanti cuori tristi! Per questo, perché chiusi. Chiediamoci allora: io, come rispondo agli inviti di Dio? Che spazio gli do nelle mie giornate? La qualità della mia vita dipende dai miei affari e dal mio tempo libero o dall’amore per il Signore e per i fratelli, soprattutto per i più bisognosi?».

La Parola di Dio di questo giorno e le riflessioni del Vescovo di Roma ci aprono al dono e alla ricchezza di una sinodalità incarnata nella vita della Chiesa del nostro tempo. In tanti si stanno interrogando e confrontando nell’aula vaticana in queste settimane, tanti testimoni di fede e di speranza stanno facendo sentire la propria voce. Abbiamo bisogno di un cammino nuovo, che sappia intercettare le svariate attese della persona umana nel nostro tempo; che apra i cuori all’incontro e alla fraternità, visto quello che sta accadendo nelle relazioni tra i popoli. Facciamo esperienza della traboccante ricchezza di benedizione e di umanità di una strada condivisa da molti, del tenersi per mano, del sorreggersi nella fatica, del dono di un sorriso e di una pacca sulla spalla, del conforto di una presenza anche solo silenziosa.

La Chiesa del terzo millennio è chiamata ad abitare una umanità fragile e ferita, ma ricca di progettualità e di ingegno; a stare nella rete che raccoglie tutti i tipi di pesce (cfr. Mt 13,47-50), a vivere “in mezzo”, come lievito di fermento e di rinascita, di risurrezione e di trasfigurazione; ad ascoltare tutti e tutti rendere corresponsabili nella edificazione del regno divino e della civiltà dell’amore, ciascuno con i personali carismi e la propria specifica vocazione.

 

© photo Mazur/catholicnews.org.uk

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