Dal 17 luglio al 30 novembre 2025, le sale del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma ospitano “Giovanni Paolo II. L’uomo, il Papa, il Santo negli scatti di Gianni Giansanti”, una mostra fotografica che celebra, con uno sguardo intimo e potente, una delle figure più carismatiche e incisive della storia contemporanea.
Curata da Ilaria Schiaffini e Massimo Bray e promossa dal Ministero della Cultura, l’esposizione raccoglie circa 70 fotografie firmate da Gianni Giansanti, fotoreporter d’eccezione che ha accompagnato il Pontefice polacco nei suoi viaggi e nella vita quotidiana, documentandone con partecipazione e rispetto l’umanità, la forza spirituale e l’impegno globale.
Un ponte tra il visibile e l’invisibile
Il percorso espositivo ripercorre i momenti salienti del lungo pontificato di Karol Wojtyła – dall’elezione nel 1978 fino agli ultimi anni segnati dalla sofferenza – passando per eventi simbolici come l’attentato del 1981, il Giubileo del 2000, le celebrazioni liturgiche e i colloqui con i grandi della Terra. Le immagini, selezionate con cura, restituiscono un Papa ritratto non solo nel suo ruolo istituzionale, ma anche nella profondità della preghiera, nella riflessione silenziosa, nei gesti quotidiani.
Come ha ricordato il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (FdI), in occasione dell’inaugurazione istituzionale del 16 luglio:
“Le sue foto sono cronaca e poesia, sono memoria che resiste al tempo. Questa mostra vuole essere un omaggio anche e soprattutto a un Pontefice che ha saputo tramandare un’eredità non solo legata alla fede cattolica, ma un’eredità universale. Giovanni Paolo II non fu soltanto una guida spirituale: fu una coscienza lucida contro ogni forma di totalitarismo, una figura centrale nel crollo del Muro di Berlino, nella crisi del blocco sovietico, nella rinascita dei popoli dell’Est Europa. Fu un uomo del coraggio. Concludo con un sentimento di riconoscenza e responsabilità. La visione dell’Europa di Giovanni Paolo II era un richiamo forte alla verità”.
Il simbolo di un’Europa che non arretra
La mostra non è soltanto un omaggio visivo a una figura amata, ma anche una riflessione sul ruolo di Giovanni Paolo II come simbolo di un’Europa radicata nei valori della dignità umana, della libertà e della pace. Lo sottolinea ancora Mollicone:
“Giovanni Paolo II è il simbolo di un’Europa che non arretra, un’Europa che ha saputo guardare al futuro senza rinnegare le proprie radici. Questa esposizione è un ponte tra epoche, una narrazione visuale che unisce due destini e due missioni – quella del fotografo e quella del Pontefice – attraverso uno sguardo lucido, poetico e irripetibile. Per me, questa occasione non è solo istituzionale. È il filo che riannoda esperienze, incontri e testimonianze che hanno lasciato un segno”.
Tra arte e spiritualità: Castel Sant’Angelo come spazio ideale
Non è casuale la scelta di Castel Sant’Angelo come sede dell’evento: legato storicamente al Vaticano attraverso il Passetto di Borgo, il monumento romano si configura come spazio ideale per unire arte, memoria e spiritualità, offrendo un luogo carico di significato nel cammino verso il Giubileo del 2025.
Oltre alla forza narrativa delle immagini, la mostra propone anche oggetti personali appartenuti al Papa e materiali video forniti dalla RAI, contribuendo a restituire un quadro completo della sua personalità e del suo tempo.
Il racconto visivo si arricchisce di aneddoti e dettagli commoventi, come quello legato a uno degli scatti più noti di Giansanti, citato in un’intervista al TIME:
“Quel sorriso quasi da Monna Lisa, colto nel momento giusto”, durante un incontro informale, è diventato uno dei ritratti più iconici del Papa polacco.
Gianni Giansanti (Roma, 1956 – 18 marzo 2009) è stato uno dei più importanti fotoreporter italiani del secondo Novecento. Inizia la carriera da freelance nel 1977 e ottiene fama internazionale nel 1978 con la celebre foto del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, che gli vale una menzione speciale al World Press Photo di Amsterdam.
Dal 1981 lavora con l’agenzia Sygma a Parigi, coprendo eventi cruciali in varie aree di crisi come Turchia, Libano, El Salvador, Guatemala e Libia. Nel 1988 realizza un importante reportage sulla vita privata di Papa Giovanni Paolo II in Vaticano, vincendo il primo premio al World Press Photo.
La sua fotografia è caratterizzata da uno stile diretto, essenziale, mai estetizzante, sempre al servizio della storia. Giansanti non si è mai specializzato in un solo genere: ha spaziato con versatilità dal reportage al ritratto, dallo sport all’attualità. Celebri i suoi ritratti, tra cui l’ultimo di Italo Calvino, e il lavoro su papa Wojtyla, divenuto iconico.
Considerato un testimone attento e sensibile della contemporaneità, ha lavorato con l’Agenzia Grazia Neri e si è distinto per la capacità di raccontare storie con un linguaggio fotografico semplice, diretto e profondamente umano. È morto prematuramente a 52 anni.




