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I MIGRANTI E IL FALSO PROBLEMA DELLA “SOSTITUZIONE ETNICA”

by | 16 Mag 2023 | Editoriale

Migranti uguale problema. E ora ai migranti viene accostato il falso problema della “sostituzione etnica“. Per ora non ha funzionato molto, tranne qualche voce razzista, che spesso – anche se non sempre, e colpevolmente – viene zittita. E visto che questa strada non sta funzionando, se ne prova un’altra: al problema dei migranti viene aggiunto quello della “sostituzione etnica”.

Chissà se avranno pensato la stessa cosa, ovvero di essere sostituiti etnicamente, i pagani, in particolare i greci, quando Paolo è andato a evangelizzare quelle terre e molti pagani hanno abbracciato la fede cristiana. Non si sentivano più greci? E Paolo e i suoi discepoli – Timoteo, ad esempio – che erano migranti per la fede in Cristo, come sono stati accolti dalle varie comunità? Dalle testimonianze degli Atti degli Apostoli, sono stati accolti per la maggior parte molto bene.

Gettare oggi un macigno sui migranti, accusandoli di volerci sostituire, che tradotto significa che tra 50 anni saranno rimasti pochi italiani in Italia, perché saremo “sostituiti” dagli stranieri, è cercare di impressionare il popolo per fare breccia su questo fronte.

In Italia in particolare, abbiamo la memoria corta. Secondo fonti Focus, tra il 1861 e il 1985, cioè nel giro di oltre 120 anni, dall’Italia sono partiti quasi 30 milioni di emigranti. In particolare, l’emigrazione, secondo fonti ufficiali, dall’Italia ha interessato l’Europa, per quasi il 59%, mentre per l’America, Stati Uniti in particolare, ma non solo, è partito circa il 39% degli italiani. Poi ci sono altre destinazioni, come Oceania e Australia, che ha riguardato poco più del 3% degli emigranti italiani, mentre in Africa circa l’1%. Poi altri Paesi, ma in numero decisamente inferiore. Tra il 1800 e il 1900 siamo stati accolti da Francia, Germania, Svizzera, Belgio, e anche Regno Unito, Olanda e Paesi nordici, quale Svezia e Danimarca, anche se in numero minore.

Non sembra che in quei 120 anni di forte emigrazione italiana, qualcuno ci abbia accusati di voler attuare una “sostituzione etnica” addirittura preordinata. Gli anni di benessere e boom economico, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso, hanno abituato il nostro popolo a dimenticare i periodi bui, quando i nostri antenati sono stati costretti a emigrare, lasciando e disgregando intere famiglie, per uscire dalla fame e dal bisogno. Oggi in molti Paesi dell’Africa e dell’Oriente, accade la stessa cosa. E in più ci sono le guerre, non solo in Ucraina, ma anche in Siria, in Sudan, dove sono ripresi gli eccidi, ma quasi nessuno ne parla.

Papa Francesco non si risparmia e in occasione della 109esima Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato, ha dedicato il suo Messaggio “alla libertà che dovrebbe sempre contraddistinguere la scelta di lasciare la propria terra”. Il Pontefice ha ricordato il titolo di una iniziativa della Cei ‘Liberi di partire, liberi di restare’, “come risposta concreta alle sfide delle migrazioni contemporanee. E dal mio ascolto costante delle Chiese particolari”, ha aggiunto il Santo Padre, “ho potuto comprovare che la garanzia di tale libertà costituisce una preoccupazione pastorale diffusa e condivisa”.

Il Pontefice ricorda anche come il primo esempio di emigrante, costretto a fuggire dalla propria terra, lasciare casa e parenti, è stato proprio San Giuseppe: “Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode, infatti, vuole cercare il bambino per ucciderlo” (Mt, 2,13). E tutti sappiano, poi, come andò a finire, con Giuiseppe e la Sacra famiglia che fecero ritorno a Nazaret, a casa. Ma è tutta la storia del popolo di Israele che è segnata dalla migrazione. E dal ritorno. Già, perché siamo tutti convinti che i migranti, che oggi vengono considerati un problema, espatriano felici di andare verso l’eldorado? Oppure sarebbero felici di poter vivere una vita dignitosa nella loro terra d’origine? Papa Francesco nel suo messaggio ha ricordato anche come nel 2003 San Giovanni Paolo II affrontava questo tema senza mezzi termini: “migrare dovrebbe essere una scelta libera, ma di fatto, in moltissimi casi, anche oggi, non lo è. Conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine, costringono milioni di persone a partire”, ha sostenuto Papa Francesco.

Invece, migrante uguale problema. E’ una china molto pericolosa, quella lungo la quale si sta scivolando. Sul problema migranti non dovrebbe esserci ideologia: l’uomo è uomo, in quanto essere, di qualsiasi colore politico, di qualsiasi razza e colore, di qualsiasi cultura e religione. Non sono problemi che si sono posti gli Apostoli, inviati da Gesù a evengelizzare il mondo. Perché ce li dobbiamo porre noi oggi

La “sostituzione etnica” è una menzogna colossale: un altro allarme per creare una polemica inutile e distogliere dai problemi reali, che non vengono risolti. E un modo per attaccare la Chiesa, Madre che accoglie e che invita ad accogliere, senza paure. E che invita i potenti della terra a non alimentare guerre, ma a creare le condizioni, nei vari Paesi oggi punti di partenza di forti emigrazioni, affinché si possa vivere lì una vita dignitosa e, quindi, non costringere la popolazione, in particolare quella giovane, le giovani famiglie con figli anche di pochi mesi, all’emigrazione, come ha ricordato Papa Giovanni Paolo II, con parole riprese con maggiore vigore da Papa Bergoglio.

Creare il falso problema della “sostituzione etnica” e accostarlo al calo delle natalità, come se quest’ultimo fosse un problema degli ultimi anni legato all’immigrazione e non, invece, un allarme sollevato già dagli anni Settanta del secolo scorso, quello del calo delle nascite, è il monito che Papa Francesco ha lanciato nel suo intervento agli Stati Generali della Natalità. Intervento nel quale ha sostenuto che “La natalità e l’accoglienza non vanno contrapposte”, come, invece, si sta tentando di fare. E non solo, screditando anche la Chiesa e lo stesso Pontefice, ritenuti da qualcuno “complici” del piano di “sostituzione etnica”.

E’ vero che tutti possiamo dire tutto, in Italia, ma un limite dovrebbe esserci. Un limite stabilito non da una legge, che sarebbe antidemocratica e anticostituzionale, visto che ognuno deve avere il diritto e la libertà di esprimere il proprio pensiero, ma un limite stabilito dal buon senso di ognuno di noi, dalla riconquista di un un po’ di pudore e morale. Anche perché i giovani, i bambini ci ascoltano. E non diamo loro un grande esempio.

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